I musicisti hanno fantasia?
 







Rosario Ruggiero




Se c’è una virtù che non dovrebbe difettare ad un artista, verrebbe facilmente da pensare che questa debba essere la fantasia.
Ma poi è proprio vero che non gli difetti?
Nel mondo della musica sembrerebbe esattamente l’opposto.
Certo un compositore crea in assoluta libertà, specialmente quando non è compositore di maniera. Ed un interprete indubbiamente ricrea i mondi emotivi dei compositori, ma informandoli inevitabilmente della propria individualità.
Eppure, quanti termini adoperati per descrivere un evento acustico sono squisitamente musicali e non presi in prestito da altre discipline? Un suono può essere acuto o grave, alto o basso (che sono termini geometrici), forte o piano (fisici), dolce o aspro (gastronomici), tondo, caldo, morbido, vellutato, metallico, legnoso, limpido, scuro, chiaro. Così una musica può essere allegra, triste, accorata, nobile, malinconica, che sono termini emotivi.
 Quando Bartolomeo Cristofori,come comunemente si ritiene, modificò la meccanica di un clavicembalo sortendo uno strumento nuovo che poteva produrre una varietà sensibilmente maggiore di intensità sonore, diede luogo a quello che, con fantasia veramente sorprendente, sarà chiamato fortepiano o pianoforte, oggi solo nella seconda maniera.
Quando i più antichi compositori cominciarono a congegnare le prime forme musicali e quindi le prime regole di composizione di una pagina musicale, una di quelle prime forme fu detta “canone”, che significa, appunto, regola. E similmente, secoli dopo, con l’avvento di una nuova modalità di comporre musica, che si  affrancava dalla precedente tecnica del contrappunto, una nuova forma fu detta “aria”, col significato di atteggiamento, modo di fare, come nella locuzione “darsi delle arie”.
Gli esempi sarebbero ancora tanti.
La stessa parola “contrappunto” per alcuni deriverebbe dal latino ponere punctum contra punctum, ossia mettere nota contro nota, giacché le notesi scrivono disegnando come dei punti, delle macchioline, sul foglio.
Ed una composizione contrappuntistica che prevede l’ingresso di varie, uguali melodie in successione, a sovrapporsi l’una all’altra con un certo senso di inseguimento, è chiamata fuga, prendendo in prestito un termine architettonico che significa “serie di elementi, uguali fra loro e disposti uno di seguito all’altro a distanza regolare, in modo da suggerire un effetto prospettico di movimento, di fuga”.
I musicisti hanno poi tanta fantasia?.
Non dimentichiamo che  “fantasia” è anche il nome dato (con molta fantasia!) ad una composizione costruita liberamente senza particolari riferimenti a modelli preesistenti, cioè congegnata in assoluta… fantasia.
Forse sin qui abbiamo solo scherzato. Forse tutto ciò profondamente non è vero.
Chissà!
Forse, è stato solo il parto della nostra…fantasia.









   
 



 
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