WikiLeaks svela l’assalto del Tpp alla salute e alla libertà della rete
 











E’ un accordo commerciale monstre che riguarda il 40 percento dell’economia mondiale. Si chiama “Trans-Pacific Partnership” (Tpp). Per cinque anni, a partire dal 2010, lo hanno negoziato in segreto dodici potenze, che vanno dagli Stati Uniti al Giappone, e le trattative si sono chiuse solo questa settimana, con l’approvazione finale di un testo che si preannuncia di circa mille e cinquecento pagine, ma che ad oggi nessuno conosce con esattezza, perché è un documento riservato.
Oggi, però, l’organizzazione di Julian Assange mette a segno un colpaccio, pubblicando in esclusiva con “l’Espresso” e con un team di giornali internazionali, tra cui il quotidiano tedesco “Sueddeutsche Zeitung”, il capitolo del Tpp più controverso in assoluto (disponibile qui ): quello sulla proprietà intellettuale, che ridisegna l’accesso ai farmaci, alla ricerca scientifica, ai brevetti, al software, alla musica e ai libri. Il file riservato pubblicato oggi da WikiLeaksè di sessanta pagine, porta la data del 5 ottobre 2015 e contiene quindi il testo finale, frutto di cinque anni di trattative, perché ormai le negoziazioni sono chiuse e l’accordo tra le parti è raggiunto.
L’Italia e l’Unione Europea non sono parte del Tpp: l’accordo commerciale è tra Stati Uniti, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Singapore, Brunei, Messico, Cile, Perù, Malesia e Vietnam. Ma gli esperti considerano il Tpp come precursore del “Ttip”: il cosiddetto trattato di libero scambio Europa-Usa, di cui l’Italia è parte e che è in corso di negoziazione. Non è difficile immaginare che le regole che ispirano il capitolo del Tpp sulla proprietà intellettuale saranno praticamente le stesse che toccheranno anche all’Italia e ai paesi europei che stanno trattando il Ttip.
Sovranità limitata. Uno dei passaggi che chiarisce quanto il Tpp influenzerà le vite dei cittadini dei paesi che lo hanno firmato è l’articolo iniziale in cui si precisa che, in materiadi protezione della proprietà intellettuale, le nazioni firmatarie dell’accordo potranno sì «adottare le misure necessarie a proteggere la salute pubblica e l’accesso al cibo, promuovere il pubblico interesse in settori di vitale importanza per il loro sviluppo socio-economico e tecnologico», ma potranno farlo solo nel quadro delle regole fissate dal Tpp. In altre parole, la libertà di legiferare e difendere beni assoluti come la salute pubblica, l’accesso a cure e farmaci- che tanto dipendono dalle regole sui brevetti e sulla proprietà intellettuale - potranno essere esercitati dagli stati membri del trattato Tpp solo nell’ambito del “recinto” fissato dall’accordo.
I settori investiti dalle regole del Tpp sulla proprietà intellettuale sono vastissimi: dalla ricerca scientifica e farmaceutica, agli internet service provider, fino al software usato dai governi nei computer delle agenzie di stato.
Sui brevetti, l’accordo prevede che un paese possa escludere dalla brevettabilità ciòche è «necessario per proteggere l’ordine pubblico o la moralità, inclusa la protezione della vita umana, animale e vegetale e della salute», ma questa esclusione non deve essere solo basata sul fatto che lo sfruttamento commerciale di quel bene escluso dalla brevettabilità è proibito dalle leggi del paese in questione.
L’accesso ai farmaci. I contenuti più controversi sono, prevedibilmente, quelli che riguardano i farmaci, che hanno immediatamente fatto insorgere organizzazioni internazionali come “Medici Senza Frontiere” (Msf), che ha denunciato come le regole sui brevetti e sui dati della ricerca delle aziende farmaceutiche renderanno il Tpp «il trattato più dannoso mai stipulato per l’accesso alle medicine nei paesi in via di sviluppo», perché aumenteranno il costo dei farmaci, limitando la competizione. L’impatto, secondo Msf, non sarà solo sui paesi firmatari dell’accordo: sarà globale.
Rete e software? Non liberi. Ma subito dopo lepreoccupazione per i farmaci vengono quelle per la libertà di espressione e della rete. A preoccupare intellettuali e attivisti è il rafforzamento del copyright, con una durata del diritto di autore che va oltre i termini attualmente previsti da molti stati, e l’arruolamento degli internet service provider nella battaglia contro la diffusione di contenuti “pirata” con l’uso anche di “incentivi legali” per ottenere la collaborazione dei provider. Non a caso a schierarsi immediatamente contro il Tpp è stata l’organizzazione americana “Electronic Frontier Foundation”, con sede a San Francisco, un baluardo per la difesa della libertà della Rete e dei diritti digitali.
Capitolo anti-WikiLeaks e anti-whistleblower. Un altro degli aspetti che farà sicuramente discutere è l’articolo che prevede dure misure per chi accede «illegalmente e volontariamente ai segreti commerciali custoditi nei sistemi informatici». In un’era in cui i crimini e le malefatte di governi e aziendeemergono solo grazie al coraggio di whistleblower che sottraggono documenti di aziende ed eserciti che permettono di provare corruzioni e illegalità, non rassicura il linguaggio del Tpp, che non sembra proporre alcuna protezione per chi sottrae segreti commerciali non per ricavarne un vantaggio economico o personale, ma per denunciare pubblicamente un abuso.
Il capitolo del Tpp sulla proprietà intellettuale conferma dunque tutte le riserve espresse dai movimenti per la difesa dell’accesso ai farmaci, per la libertà della Rete e d’espressione. «Se tu leggi, scrivi, pubblichi, pensi, ascolti, balli, canti o inventi, se tu coltivi la terra o consumi cibo, se oggi sei malato o se un giorno lo sarai, il Tpp ha te nel mirino», ha dichiarato Julian Assange.
Paradossalmente e per una delle grandi giravolte della politica americana, questa settimana le opinioni di Assange si sono ritrovate allineate con quelle del più improbabile dei suoi alleati: Hillary Clinton. La candidata allapresidenza Usa si è improvvisamente detta contraria al Tpp, dopo aver appoggiato questo trattato che l’amministrazione Obama vede come uno strumento fondamentale per contrastare la forza della Cina in Asia. Per Hillary Clinton il Tpp è troppo favorevole ai giganti dell’industria farmaceutica. E se lo dice lei...Stefania Maurizi,l’espresso









   
 



 
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