Eutanasia di popolo
 











Apprendiamo una notizia riguardante la London School of Economics: il prestigioso istituto inglese ha affermato, senza dubbi di sorta, che il tessuto politico, sociale ed economico della penisola italiana finirà nel macero tra circa una decina d’ anni. Fermo restando che questo genere di informazioni possono risultare suscettibili di rettificazioni nel corso di un più o meno lungo periodo di tempo, la notizia non potrebbe che lasciarci completamente indifferenti, anzi, forse anche un poco soddisfatti. Pazzia? Delirio? Assolutamente no. Siamo ormai consapevoli da anni che una simile situazione si sarebbe prima o poi presentata a chiedere il conto per anni di menefreghismo, lassismo e accondiscendenze tanto silenziose quanto “etnicamente” suicide. È già, ogni tanto risbuca fuori quella parolina magica che pare terrorizzare oggigiorno i politically correct ed i mefitici faccendieri della globalizzazione, la quale pare momentaneamente destinata a subireun “backup” etimologicamente strutturale e del tutto deleterio: la parola “Popolo”. Ma che diavolo significa, in definitiva, questo tanto vituperato termine? Vorrei, in questa sede, prendere in prestito dal compianto Professor Alberto Mariantoni la miglior definizione mai data ad un simile concetto: “Dal latino populus, i, un Popolo è una Società umana che possiede origini, lingua, tradizioni, storia e ordinamenti comuni. Questo, sia che si tratti di un Popolo sedentario (un Popolo, cioè, che è stabilmente e/o tradizionalmente stanziato su un determinato territorio), sia che ci si riferisca ad un Popolo nomade (un Popolo, cioè, che ha scelto di fissare saltuariamente la sua dimora in luoghi diversi, spostandosi ciclicamente all’interno di una certa area geografica). “
Questo breve stralcio estratto dall’articolo “L’Identità” ci concede una perfetta consapevolezza circa il pieno significato del termine “Popolo”, collegato, in questa sede, ad un’ altra parolina speciale:Società.
Ecco anche qui una definizione degna di nota, espuntata sempre dal “verbo” mariantoniano: “Dal latino societas, -atis (deriv. di socius, ii, cioè, socio, compagno, camerata, confederato), una Società umana è un’associazione di esseri unici, originali, irripetibili e complementari, gli uni, in generale, utili agli altri e viceversa, nonché cosmicamente ordinati (o almeno, così era nelle prime manifestazioni della Polis greca e/o della Civitas romana), all’interno di una spontanea e naturale scala gerarchica di valori, di attitudini, di competenze e di responsabilità.”
Da togliere il fiato.
Inoppugnabile, lapalissiana, perfetta “verità”. Ma quanto verificabile e riscontrabile nel contesto nazionale nella quale molti di noi hanno la fortuna o, per meglio dire, la sfortuna di radicare?
Personalmente non mi sento in grado di applicare nessuna sorta di giustificazione “ontologica” al degrado etico, morale, spirituale nel quale si dimena e si dibatte il popolino vittimadi sé stesso e dei suoi errori. Troppo lontani ormai gli anni della massificazione culturale post bellica finalizzata ad un vero, quello si, irrigidimento dottrinario in favore dei nuovi modelli antropologici esportati dai “conquistadores” d’ oltre oceano; troppi i mezzi d’ informazione liberi presenti in rete e a completa disposizione (per il momento) delle menti più vive e curiose propense ad un accertamento oggettivo di alcune verità storicamente, politicalmente, ideologicalmente” insindacabili”.
La triste realtà è che dietro a tutto lo squallore a cui siamo ormai decisamente abituati, oltre alla miseria di menti inconsapevoli ma felici della loro beata “transumanza”neurologica tra un film di Checco Zalone e l’ insulto gutturale al Balotelli di turno, vi è anche una certa dose di serena consapevolezza.
Impossibile credere all’incapacità analitica e comprensiva di milioni di persone di fronte al vilipendio totale e sclerotizzato di una Nazione che ha dato i natali all’ UrbeEterna e a i suoi vessilli di PRIMATO e MISSIONE nel mondo; dinanzi alla disgregazione ed alla mercificazione anonima, da parte dei vari potentati plenipotenziari apolidi, del proprio apparato produttivo (strategico e non); di fronte ad un tanto conclamato quanto palese tentativo di “sostituzione” etnica fomentato da una ministra congolese che vorrebbe abbattere il Colosseo in quanto luogo di “violenza ed inciviltà); dinanzi alle mostruose esternazioni di un presidente della camera che vorrebbe completamente inquinare il pilastro familiare sul quale si fonda il concetto stesso della nostra più intima percezione dell’ esistenza. Impossibile senza credere che non vi sia della, seppur moralmente “riottosa”, complicità.
Un macchietta di popolino che ringhia, ruggisce e ritrova il coraggio solo di fronte al carro funebre di un ufficiale vittima di una sconfitta “ideologica”, ancor prima che militare; che rifiuta di portare le proprie armi e le propri croci volute dal Destino perscondinzolare entusiasta nel momento in cui, senza gloria ed onori ma al contrario deriso e sbeffeggiato, si assume il peso di quelle altrui; che freme e si divora nell’ attesa spasmodica della nuova stagione calcistica o dell’ apparizione “lourdiana” di una qualche farfallina inguinale argentina, non è un Popolo destinato a dominare gli eventi e a concedere il sacro e “divino” tributo sulle tombe dei propri Padri, ma un ammasso di sangue e sperma destinato ad essere spazzato via dalla Storia.
E laddove la voce di Dio continua confondersi con il latrato dei “più”, dei “troppi”, noi suoniamo fieramente i nostri corni quali virili richiami per gli ultimi Uomini e Donne Assoluti, per tutti coloro che decideranno di svincolarsi definitivamente dal giogo della mediocrità impastata di perbenismo ipocrita ed arrendevole, di turpi inanità volte al compromesso vile, di mesta rassegnazione, per strappare a denti stretti e pugni chiusi un angolo di terra e sogno da poter concretamente definirecon orgoglio “Patria” sulla quale poter finalmente esercitare la seduzione della purezza ed imprimere un sigillo tangibile di quell “umano, troppo umano” destinato a dare un nuovo corso alla Storia.
Questo ci rende “aristocratici” ? Ebbene si, lo confessiamo, il mondo è dei migliori, e ai migliori il compito di ricostruirlo.
“Sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani, credendo di aver raggiunto la vittoria, ma i leoni rimangono leoni ed i cani rimangono cani.” i.f.









   
 



 
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