Draghi difende i prestiti alle banche
 











Mario Draghi

Il 2013 non ha dato ancora l’idea che ci sarà un cambio di marcia in positivo rispetto all’anno scorso. Ancora non c’è stato un miglioramento dell’economia reale, ma alcuni indicatori mostrano che ci sono piccoli segnali di stabilità. Mario Draghi, durante l’audizione in commissione Problemi economici del Parlamento europeo, contro ogni evidenza, ha cercato di spargere fiducia e difendere il suo operato che, più che assicurare la stabilità dei prezzi, il compito istituzionale della Banca centrale, europea, si è caratterizzato per i prestiti fatti alle banche. Ben mille miliardi di euro tra dicembre 2011 e marzo-aprile 2012 per tre anni al modico tasso di interesse dell’1%. La Bce, a suo dire,  ha fatto quello che doveva fare, rispondendo con misure senza precedenti (infatti!) alla congiuntura economica sfavorevole. Ora i governi europei devono sforzarsi e fare di più per riemergere dalla crisi e favorire il riavvio della crescita edell’occupazione
Il consolidamento fiscale (ossia l’equilibrio tra entrate ed uscite) è inevitabile e necessario soprattutto per i Paesi con debiti alti. Il problema è capire come attenuarne gli effetti. Effetti ch finora sono stati recessivi. Né si può pensare di alzare ancora le tasse il cui livello in molti Paesi è già troppo alto. E allora, ha insistito, si deve
continuare con le riforme strutturali (il lavoro reso più precario) e allo stesso tempo varare un piano fiscale a medio termine, dettagliato e credibile. E poi si deve continuare nel processo per creare un meccanismo di vigilanza bancaria unico per i Paesi dell’Euro, una tappa fondamentale per arrivare ad una unione finanziaria. Un meccanismo che, ovviamente, dovrà cadere sotto la supervisione di Draghi e della Bce che, in tal modo, si troverà investita di un potere enorme, molto superiore a quello degli Stati la cui sovranità dovrà essere progressivamente svuotata.Andrea Angelini









   
 



 
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