Le Borse Ue guardano alla Germania: spread sotto quota 100 punti
 











Lo spread fa cento. Anzi, meno. L’allentarsi delle tensioni sul futuro della Grecia con la Germania chiamata oggi a votare sul piano di estensione degli aiuti, agevola il cammino dell’Italia e prolunga la luna di miele con i grandi investitori. Il rendimento dei titoli di Stato è in continuo calo come confermano i risultati delle ultime aste condotte dal Tesoro e la distanza con la Germania si riduce. I Btp rendono l’1,31%, lo spread è a quota 98 punti, non succedeva dall’aprile 2010, eppure l’ex ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni lo aveva previsto nel 2013: "Cento punti è la quota giusta". E’ servito un po’ di tempo, ma la soglia psicologica è stata infranta. Per il mercato il rischio Italia è crollato: lo spread, infatti, misura il premio richiesto per investire in un paese piuttosto che in un altro.
 Gli addetti ai lavori sono convinti che - adesso - lo spread sia perfino troppo basso. Che, insomma, il calo sia dovuto all’eccessodi liquidità in circolazione - merito anche della mosse della Bce - e la scelta degli investitori verso l’Italia si dettata dal fatto che in un momento di deflazione un rendimento dell’1,3% sia comunque più interessante di molti altri. A rasserenare gli animi contribuisce anche la situazione in Grecia. Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble spinge per un voto favorevole all’estensione del piano ricordando ai parlamentari che "la Grecia ha accettato senza riserve di realizzare il programma".
A sollevare l’attenzione degli investitori, poi, ci sono i dati macroeconomici arrivati nella notte. A cominciare dal Giappone dove l’inflazione rallenta per il sesto mese consecutivo al 2,4% riflettendo la caduta dei prezzi del petrolio: un trend che aumenta la pressione nei confronti della Banca del Giappone, chiamata a combattere il rischio deflazione. Al netto dell’effetto dell’aumento dell’Iva, infatti, l’inflazione ’core’ si è attestata a gennaio allo 0,2%, dallo 0,5% del meseprecedente. La produzione industriale, invece, ha registrato una crescita a gennaio del 4% oltre le attese (+3%). Il tasso di disoccupazione è salito dal 3,4% al 3,6%.
In Francia continuano ad aumentare le spese per consumi registrando un progresso dello 0,6% dopo la crescita dell’1,6% di dicembre (rivista da +1,5%). Lo ha annunciato l’istituto di statistica Isee precisando che "la crescita deriva per lo più dal dinamismo negli acquisti di automobili e spese per gas ed elettricità". Il dato tendenziale mostra una crescita del 2,6%; tutti i dati sono sopra le attese.
In questo contesto a Milano Piazza Affari torna sulla parità dopo il rialzo dell’avvio. Poco mosse anche le altre Borse Ue: Londra è in rosso dello 0,1%, come Parigi e Francoforte. Gtech è in luce sul listino milanese: le autorità Usa hanno dato il via libera all’acquisto di Igt. L’euro è poco mosso: dopo un tuffo sotto quota 1,12 sul dollaro ieri sera al termine della seduta di Wall Street, la moneta unica risaleleggermente la china e viene scambiata in area 1,123 dollari.
In mattinata, la Borsa di Tokyo ha chiuso in lieve rialzo una seduta altalenante che ha visto gli investitori valutare i numerosi dati macro diffusi compreso il nuovo rallentamento dell’inflazione a gennaio che accentua le pressioni sulla Banca del Giappone. Al termine degli scambi l’indice Nikkei dei titoli guida ha guadagnato lo 0,06% a 18.797,94 punti con un bilancio settimanale (+2,54%) che vede l’indice ai massimi da aprile 2000.
Ieri sera a Wall Street gli indici americani hanno archiviato una nuova seduta contrastata dopo i record di inizio settimana: il Dow Jones e l’S&P 500 hanno registrato ribassi frazionali, il Nasdaq ha saputo mantenersi in rialzo avvicinandosi alla soglia psicologica dei 5.000 punti. Il record per l’indice tecnologico fu toccato 15 anni fa a quota 5.048,62. A pesare sull’umore degli investitori è stato il ritorno del greggio sotto i 50 dollari al barile così come dati macroeconomicimisti: gli ordini di beni durevoli a gennaio sono balzati oltre le stime, la componente core dell’indice dei prezzi al consumo ha accelerato più velocemente delle attese il mese scorso mentre le nuove richieste di sussidi di disoccupazione sono salite più di quanto previsto. Il Dow Jones ha ceduto lo 0,06%, a quota 18.214,42; l’S&P 500 ha perso lo 0,15%, a quota 2.110,74, mentre il Nasdaq ha aggiunto lo 0,42%, a quota 4.987,89.
Sul fronte delle materie prime i prezzi del petrolio sono in rialzo negli scambi elettronici sulla piazza di  New York. Il barile di Wti con consegna ad aprile ha guadagnato l’1,6% portandosi a 48,96 dollari. Le quotazioni salgono anche per il Brent: il greggio di riferimento europeo ha segnato sul mercato londinese un rialzo di oltre un dollaro, salendo a 61,14 dollari al barile. In recupero anche l’oro: la ripresa della normale attività lavorativa in Cina ha portato un nuovo flusso di acquisti che ha spinto le quotazioni dello 0,7%. Il metalloprezioso con consegna ad aprile è così stato valutato a 1.210,10 dollari l’oncia. Giuliano Balestreri,repubblica









   
 



 
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