Difficoltà in vista per l’approvazione del budget Ue relativo al prossimo settennato (2014-2020). Nei giorni scorsi erano stati proprio i capi di governo di Francia e Germania, rispettivamente François Hollande e Angela Merkel, a sottolineare le difficoltà di un accordo rapido fra tutti gli Stati membri dell’Unione europea. “Faremo di tutto per trovare un accordo in occasione del prossimo vertice, ma le condizioni non ci sono ancora”, ha commentato il capo dell’Eliseo ai giornalisti accanto al presidente del Consiglio, Mario Monti. Il pessimismo di Hollande è arrivato dopo l’incontro con il cancelliere tedesco. La Merkel ha infatti messo in dubbio che il blocco dei Ventisette riesca a raggiungere un accordo di massima sul bilancio da un trilione di euro nei prossimi giorni. “Non possiamo dire ancora se i colloqui avranno successo, so solo che sarà molto difficile. Ma ne vale la pena”, ha ricordato la Merkel, per poi spiegare che il bilancio Ue èmolto importante per mettere a punto i bilanci nazionali e i programmi di sviluppo. Un primo tentativo di raggiungere un accordo intrapreso nel mese di novembre è fallito miseramente. A contrapporsi, ponendosi su posizioni assolutamente divergenti tra loro, sono stati soprattutto il gruppo di coloro che sostengono i tagli – tra cui naturalmente la Germania – e quelli che vogliono più danari, mantenendosi tutti su posizioni troppo inconciliabili. “Faremo di tutto per raggiungere un accordo. La Germania ha ovviamente i propri interessi, come il più grande contributore, vogliamo vedere i fondi utilizzati in modo tale da migliorare la competitività e le prestazioni dell’Ue. La misura per questa competitività dovrebbe essere i migliori, perché abbiamo bisogno di tenere il passo con gli altri nel mondo globale”, ha osservato la Merkel. “Molti pensano che l’Unione europea è una cosa costosa. Ma i fondi che vengono assegnati all’Unione europea sono solo un quinto di tutti i bilanci nazionalinel loro insieme”, ha aggiunto. Nonostante questa dichiarazioni del cancelliere però una posizione comune franco-tedesco in vista del vertice non è stata raggiunta. Il settore di maggior discordia tra i due Stati membri Ue è quello legato alla riforma della politica agricola, di cui la Francia beneficia in grande misura. Il commissario all’Agricoltura Ue, il romeno Dacian Ciolos, ha dichiarato al settimanale tedesco Der Spiegel di essere “sorpreso” per l’opposizione “quasi ideologica” del governo tedesco contro i piani per rendere le sovvenzioni più direttamente connesse alle misure ambientali. Ciolos ha proseguito sottolineando che nonostante le richieste di Berlino per una “spesa intelligente”, il governo tedesco vuole porre un limite alla quantità di grandi imprese in grado di ricevere aiuti dal bilancio Ue per il settore agricolo. L’Unione europea tenta così di dotarsi di un nuovo bilancio settennale dopo il vertice straordinario del Consiglio europeo di novembre che si èconcluso con un nulla di fatto, ma anche questa volta vi sono incognite provocate dal mancato accordo dei Paesi membri. Nonostante tutto però domani e dopodomani i capi di Stato e di governo tenteranno ancora una volta di raggiungere un accordo generale, cercando di siglare l’intesa necessaria per definire il programma di spesa per il periodo 2014-2020, in un percorso che - tra divisioni e strategie negoziali - non si annuncia dei più semplici. Il negoziato si snoda su più livelli: anche se i leader politici del blocco dei Ventisette dovessero trovare un accordo, questo potrebbe essere rimesso in discussione dall’Europarlamento, che su questioni di bilancio ha il potere di codecisione. Anche perché di recente gli eurodeputati hanno ribadito la necessità di rafforzare la spesa per la crescita e lo sviluppo allo scopo di incrementare l’occupazione in crollo in tutti gli Stati membri europei. Alla vigilia di un vertice cruciale per le sorti dell’Ue e il suo funzionamento, il presidentedell’Assemblea di Strasburgo, Martin Schulz, ha ribadito che più la posizione del Consiglio Ue si allontanerà dalla proposta di bilancio originaria della Commissione europea, più sarà difficile per l’Europarlamento approvare l’eventuale intesa che uscirà fuori dal Consiglio europeo. Dichiarazioni poco rassicuranti, considerato che si sta affacciando l’ipotesi di nuovi tagli oltre a quelli già proposti dal presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy (nella foto). Nel vertice del novembre scorso, Van Rompuy ha proposto una riduzione di spesa per 80 miliardi dalla bozza della Commissione europea che per il periodo 2014-2020 chiedeva una dotazione di 1.033 miliardi di euro. Una richiesta che ha scontentato gli Stati Ue che pretendono risparmio e rigore, ovvero Germania, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca, che vorrebbero riduzioni al tetto massimo di spesa per circa 100 miliardi. Van Rompuy starebbe pensando a riduzioni ulteriori per un importo complessivo fino a 30 miliardi di euroche, sommati ai circa 80 miliardi già pensati, porterebbero a tagli totali per circa 110 miliardi. Così facendo verrebbero meno le resistenze dei Paesi più intransigenti e della Gran Bretagna, che vorrebbe tagli anche più incisivi, fino a chiedere riduzioni del budget di 200 miliardi di euro. In cambio Germania, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca potrebbero cedere di fronte alla richiesta – sostenuta, tra gli altri, dall’Italia – di rivedere le modalità di pagamento del rimborso per lo squilibrio tra ciò che si mette sul piatto dell’Ue e ciò che dall’Unione si riceve in termini economici e di benefici. Per la Gran Bretagna è previsto nei Trattati, per gli altri quattro Paesi invece questo non avviene. Attualmente ne beneficiano, ma con la fine del 2013 il rimborso non vi sarà più. Per rinegoziarlo si chiede a tutti gli Stati membri di contribuire al pagamento: questo significa che anche i Paesi interessati metteranno risorse liquide per pagarsi il rimborso, che automaticamente saràridotto. Ma c’è un largo fronte di ben venti Paesi contrari alle politiche di tagli eccessivi. Consapevoli del fatto che per la prima volta nella storia l’Ue deve negoziare un quadro finanziario pluriennale in termini di riduzioni di spesa, i fautori della coesione europea, vale a dire Bulgaria, Cipro, Estonia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Ungheria e Croazia, che al contrario chiedono che i tagli, purtroppo inevitabili, non siano eccessivi e indiscriminati. A loro si uniscono Belgio, Francia e Italia, contrari come gli altri diciassette ai forti tagli alle politiche di coesione (29,5 miliardi di euro) e all’agricoltura (25,5 miliardi). Insostenibili e pericolose per il futuro dell’Europa che si fonda proprio su questo, tanto più che le politiche di austerità hanno già innescato il vortice della recessione in grado di soffocare il futuro economico dell’Unione provocando soltanto chiusure diaziende e disoccupazione, per un futuro sempre più incerto. Tuttavia, anche si dovesse raggiungere un accordo, nonostante le incognite ed anche i buoni propositi, non è detto però che l’intesa non sopraggiunga. A frenare però potrebbe essere l’Europarlamento, pronto a far saltare qualsiasi intesa che gli Stati membri vogliono portare a termine tra mille incognite e difficoltà. Gli eurodeputati infatti non possono condividere i continui tagli al bilancio, sottolineando che questi provocano soltanto austerità e recessione, distruggendo il futuro di milioni di europei, ridotti ormai alla fame e senza lavoro. Andrea Perrone
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