Un esercito di vittime strozzate dagli usurai e un giro di affari miliardario. Sono almeno 28mila i commercianti taglieggiati dai cravattari, pari al 35% delle attività economiche del Lazio, con Roma vero e proprio hub dell’usura, per un totale - secondo i dati di Sos Impresa - di almeno tre miliardi di euro l’anno. Un fenomeno, quello degli strozzini, articolato su più livelli, dal libero professionista ai clan locali (leggi: Casamonica), fino ad arrivare alle organizzazioni criminali come la Camorra e la Ndrangheta che nella Città eterna fanno affari da decenni, sempre pronte a "soccorrere" imprenditori in difficoltà, strozzati prima che dai cravattari, dalla stretta del credito da parte delle banche e dalla crisi. L’erosione della classe media Secondo i dati presentati dall’associazione Codici, inoltre, il 66% delle segnalazioni ricevute nel 2012 proviene da donne e il 30% da giovani al di sotto dei 45 anni. Mentre sono schizzatevertiginosamente verso l’alto le segnalazioni da parte di persone tra i 46 e i 65 anni, passate dal 24% del 2011 al 58% dell’anno appena trascorso. Ma il dato che dà la tara di una crisi che sta erodendo soprattutto la classe media, è quello che vede gli impiegati salire in un anno dal 36% al 57% nelle segnalazioni come vittime di usura. E il rischio principale che corrono le famiglie italiane è quello del sovraindebitamento, un limes pericoloso, vera e propria anticamera dell’usura. Tassi d’interesse alle stelle Secondo uno studio di Libera Roma presentato nel novembre scorso, inoltre, la Capitale detiene il record del tasso di interesse applicato dai clan: anche il 1.500 annuo. Ma - come si vedrà più avanti - ci sono stati casi in cui ci si è spinti fino a valori quattro volte superiori. Le operazioni antiusura Tra le più importanti operazioni antiusura, "Usurama", portata a termine dalla Guardia di Finanza di Roma nel 2011, con sei arresti e oltre 56 persone indagate,che ha coinvolto città come Pescara, Chieti, L’Aquila, Teramo, Latina, Rieti, Viterbo, Siena, Bologna, Piacenza. Con 66 conti correnti bancari sequestrati, 56 immobili e terreni, azioni e quote di almeno dieci società oltre a diverse automobili. Il giro d’affari dell’associazione coinvolta era di oltre 12 milioni di euro e con tassi d’interesse fino al 4.552% annuo, e coinvolgeva numerosi imprenditori e titolari attività economiche in tutta la regione. Tra le accuse, anche quella di riciclaggio, per una cifra pari a cinque milioni di euro, e l’istigazione al suicidio nei confronti di un usurato. Ed è del 30 novembre scorso l’operazione "Stop Usura" che ha visto coinvolti 13 usurai, comprese due donne, che agivano nel territorio viterbese e nel ternano, in Umbria. Nel marzo 2011, invece, un’altra operazione aveva coinvolto 13 presunti usurai tra Roma, Frosinone e Pescara. Da non dimenticare poi l’operazione "Il gioco è fatto" che nel settembre 2010 ha disarticolato un’organizzazioneche puntava addirittura a vendere il palazzo della Questura della Capitale in via di San Vitale, per cui aveva già intascato una caparra di 50mila euro. Truffe ai limiti del possibile con cui erano state vendute anche le abitazioni del presidente della Lazio, Sergio Cragnotti, e del giocatore Cafù. In questa operazione sono state arrestate 11 persone - tra professionisti insospettabili, camorristi e alcuni ex appartenenti alla Banda della Magliana - e indagate 23 persone. Tra le vittime anche esponenti delle forze dell’ordine o personaggi noti come l’attore scomparso, Pietro Taricone. L’indagine ha portato alla luce l’intreccio tra Casamonica - famiglia storica della Capitale, dedita all’usura - la Camorra ed esponenti della Banda della Magliana. Nomi e cognomi E i nomi storici degli usurai che quotidianamente strozzano la Capitale sono noti ma sempre sussurrati a mezzabocca: i Casamonica su tutti, gli Spada, i Di Consiglio, i Di Silvio. I Casamonica, di etnia rom ma ormaistanziali, sono egemoni - oltre che nella Capitale - anche nella zona dei Castelli romani e sul litorale ma avrebbero stretto accordi con diverse altre famiglie criminali, allargando così il "bacino" di utenza all’intera regione. I Di Silvio, invece, spesso in contatto con i Casamonica, operano nella periferia di Roma (Torre Angela, Tor Bella Monaca e la Rustica) e nella zona di Latina (nelle zone di Pantanaccio, Gionchetto e Campo Boario) e sono il braccio armato dei Ciarelli (vennero coinvolti a Latina in due omicidi e un agguato, all’inizio del 2010). Altri clan con cui sono imparentati a vario titolo i Casamonica sono i De Rosa, i Bevilacqua e gli Spinelli. La Camorra campana, inoltre, è molto attiva nel Sud Pontino e nella zona di Sabaudia, Formia e Gaeta. Quella dell’usura è una rete di amicizie e alleanze nell’ottica di una pax mafiosa ben strutturata. Ma l’usura a Roma è fatta anche di rapimenti lampo, come accadde nel 2010 nel quartiere Prati della Capitale, con un piccoloimprenditore sequestrato per ore fino al pagamento di 35mila euro da parte della famiglia. Ma altre operazioni hanno fatto emergere giri d’usura in diversi altri quartieri, come la Casilina e il Quarticciolo. L’infiltrazione nell’economia legale Ed è anche tramite l’usura che le organizzazioni criminali stanno permeando il centro politico dell’Italia. Quando l’imprenditore non è più in grado di pagare il debito, infatti, l’usuraio e l’organizzazione che lo copre subentrano con partecipazioni societarie all’interno dell’azienda, in molti casi senza neanche "sostituire" il legittimo proprietario, onde non insospettire le istituzioni. Il reato invisibile Nel 2012, ha sottolineato Lino Busà, presidente di Sos Impresa, in occasione del No Usura Day nel novembre scorso, sono state raccolte 3.500 richieste di aiuto, con un numero di denunce in progressiva diminuzione (solo 230 nel 2011, secondo i dati della DIA). Un segno che non deve trarre in inganno in quanto le difficoltà perun usurato di sporgere denuncia sono molte e spesso difficili da superare: l’usuraio viene a lungo considerato una sorta di padre, di salvatore che interviene a dare ossigeno e denaro quando le banche non fanno credito. Un illusorio serpente che alla fine strozza le proprie vittime e l’intero tessuto economico e sociale.Emilio Fabio Torsello,l’espresso
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