"Chi fa ricerca paga meno tasse": la guerra dei cervelli tra Italia e Francia
 











Roberto Barbieri ha imparato la meccanica alla scuola allievi Fiat di mezzo secolo fa e ancora oggi se la ricorda: «Sembrava il servizio militare». Non è però la nostalgia che lo ha spinto a investire in Francia, uno dei Paesi considerati più ostili al capitalismo, quando lo hanno invitato a sistemare i suoi uffici in una caserma dismessa di Briançon. «Per un modesto affitto mi hanno offerto tutto — dice — incluso del personale dedicato a tenere i rapporti con la burocrazia locale». L’azienda di Barbieri, la Emmegi, non supera i dieci addetti ma produce impianti innovativi di risalita sulla neve.
È una molecola in un’onda sempre più grossa che ogni mese parte dall’Italia e si rovescia sulla Francia. Sono imprese di ogni settore, dalla farmaceutica alla meccanica, dalla chimica al tessile, che si muovono dalla pianura padana per impiantarsi dall’altra parte delle Alpi occidentali. Sono attratte da incubatori creati dal governo, come a Briançon, opiù spesso da un magnete ancora più potente: sgravi sulle tasse dieci volte più incisivi che in Italia su ogni spesa catalogabile sotto la voce ricerca, sviluppo, innovazione. L’anno scorso i progetti di investimento del made in Italy in Francia sono stati 64, per 2.500 posti di lavoro, e solo Stati Uniti e Germania hanno fatto di più. Una stima dell’Agenzia di Parigi per gli investimenti internazionali indica che circa 150 aziende italiane potrebbero aver già spostato almeno parte della ricerca in Francia.
Lo hanno fatto marchi del gruppo Fiat come Magneti Marelli o Iveco, leader nella produzione di pace-maker come Sorin, gruppi farmaceutici dal profilo basso e dal fatturato miliardario come la Chiesi. C’è da capirli. Parigi concede uno sgravio fiscale di 323.500 euro in media per ogni impresa che sposti la ricerca in Francia. Per i grandi gruppi è molto di più. È la parte meno nota di un fenomeno che sia il presidente François Hollande che il suo «alleato» italiano Matteo Renzideprecano: la concorrenza fiscale, disegnata per aspirare investimenti da Paesi vicini o lontani. Nel caso del Lussemburgo, ha prodotto lo scandalo per il quale ora in molti in Europa chiedono le dimissioni dell’ex premier e neo-presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. Fra Francia e Italia invece non ci sono proteste, ma una sfida a colpi di crediti d’imposta sulla ricerca che, per ora, il governo di Roma sta perdendo. In questo, il lavoro dell’ambasciata di Parigi in Italia è trasparente. Sotto la sua ala, a Milano opera l’ufficio dell’Agenzia francese per gli investimenti italiani: quattro persone, oltre al direttore Hervé Pottier.
Ogni mattina l’ufficio setaccia una rassegna dei giornali locali di tutt’Italia, in cerca di notizie su imprenditori che dichiarino di voler crescere all’estero, o rafforzare gli investimenti in ricerca. «Non appena leggiamo qualcosa del genere, visitiamo le aziende per mostrare le opzioni di credito d’imposta — spiega Pottier —. Quil’interesse è enorme, molto evidente». Magneti Marelli ha un impianto di ricerca e sviluppo a Sophia Antipolis, il parco tecnologico tra Nizza e Cannes, non lontano da quelli del colosso cinese dell’elettronica Huawei e del concorrente sudcoreano Samsung: gli sgravi di Hollande stanno portando investimenti da tutto il mondo, inclusa l’americana Microsoft. La Francia è ormai il polo europeo della ricerca, come la Germania lo è per l’industria o Londra per la finanza. Quelli che vuole non sono posti di lavoro come gli altri. Sono ricercatori, scienziati, ingegneri, programmatori. Enrico Moretti, un’economista dell’Università della California a Berkeley, stima che per ogni posto di lavoro del genere se ne generino in media altri cinque in attività accessorie: ristoranti, hotel, palestre, scuole private per i figli. Ogni cervello attratto o attivato su un distretto sprigiona un effetto moltiplicatore. Hollande per questo non bada a spese e ha rafforzato l’iniziativa lanciata da NicolasSarkozy, il suo predecessore.
Nel 2013, i crediti d’imposta a ricerca e innovazione sono costati al bilancio di Parigi 5,8 miliardi di deficit in più. Da quest’anno il governo Renzi prova a reagire, per attirare anche in Italia cervelli dall’estero o almeno arrestare l’emorragia di quelli legati alle imprese che se ne vanno in Francia. In Legge di stabilità le risorse del credito d’imposta Ricerca e sviluppo, fortemente voluto dal ragioniere generale dello Stato Daniele Franco, crescono a 500 milioni di euro. È un passo avanti sul 2013, ma resta oltre dieci volte meno che in Francia. Questa ha tutta l’aria di una battaglia impari a colpi di concorrenza fiscale per i cervelli e c’è da chiedersi se sia leale: l’Italia rispetta i tetti del Patto di stabilità sul deficit, mentre la manovra di Parigi non è stata respinta da Bruxelles benché il disavanzo viaggi da anni ben oltre le soglie.
Hollande usa questo spazio di bilancio per sottrarre investimenti, posti di lavoro ad alto valoree gettito fiscale ai Paesi che affrontano sacrifici pur di evitare una procedura del Fiscal Compact. Ha senso? «Se la politica serve a qualcosa — replica Pottier dell’Agenzia francese per gli investimenti italiani — è proprio perché deve fare delle scelte e indicare priorità a costo di essere impopolare». Del resto non è tutta colpa di un credito d’imposta, se poi resta debole la base da cui partire. Secondo Eurostat, l’Italia ha circa 160mila studenti in matematica, scienze e informatica: metà che in Germania o Gran Bretagna, due terzi della Francia, meno che in Spagna. Più lealtà fiscale fa bene l’Europa, ma anche la vecchia scuola militaresca della Fiat di mezzo secolo fa potrebbe dare una mano.Federico Fubini,repubblica









   
 



 
27-02-2015 - Perché l’evasore la fa franca
12-02-2015 - Mutualismo vs austerità: il segreto del successo di Syriza
11-01-2015 - La vera storia della fuga di Edward Snowden
29-12-2014 - L’allarme: presto saremo 11 miliardi La chiave? L’istruzione delle donne
26-12-2014 - Maxxi, a Giovanna Melandri lo stipendio e il premio “non autorizzati”
22-12-2014 - Cuba cerca un’altra utopia senza Fidel
19-12-2014 - L’Ecuador di Correa: cambiamento reale o rivoluzione tradita?
18-12-2014 - Soffiate anonime contro i colleghi corrotti Negli Usa esiste già. Ecco come funziona
04-12-2014 - ’Mafia Capitale’ Ministro Poletti ci spieghi quella cena
03-12-2014 - Le spiagge italiane sono in svendita La lobby dei gestori può festeggiare
28-11-2014 - Roma, va in scena la Grande Tristezza, Viaggio nella capitale sfasciata dal degrado
26-11-2014 - Notti d’inferno al Policlinico, il padiglione delle emergenze diventa dormitorio per cento clochard
23-11-2014 - Il ministro Guidi valuta querela per questo articolo
20-11-2014 - Processo Eternit, sulle 2000 vittime la falce della prescrizione all’italiana
19-11-2014 - "Chi fa ricerca paga meno tasse": la guerra dei cervelli tra Italia e Francia

Privacy e Cookies