I Paesi membri dell’euro devono essere in grado di dimostrare la chiara volontà di affrontare la crisi con determinazione e allo stesso tempo con una unità di intenti. Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ascoltato in commissione Finanze alla Camera sul Patto di Bilancio europeo, ha sostenuto che di fronte a circostanze straordinarie come quelle che stiamo vivendo sono necessarie risposte straordinarie e che vanno attivate politiche mirate in difesa del sistema di moneta unica. A giudizio di Grilli, l’Europa non sta facendo ancora abbastanza. E lo dimostrerebbe la perdurante instabilità dei mercati finanziari sia le incertezze dimostrate dai vari governi nell’accordarsi sulle cose da fare. Dove quella “instabilità”, ma nemmeno Grilli sembra volerlo ricordare, è frutto delle speculazione delle banche anglofone che si muovono contro i nostri Btp e gli spagnoli Bonos a prescindere dallo stato dei rispettivi conti pubblici masoltanto con l’obiettivo di far crollare l’edificio dell’euro. Una strategia che, nel caso dell’Italia, implica anche la volontà di Wall Street e della City di spingere il governo in carica a svendere le aziende pubbliche (Eni, Enel e Finmeccanica) con la scusa della necessità di fare cassa ma in realtà con la volontà di cancellare ogni possibilità per l’Italia di avere una propria politica estera autonoma. Così anche Grilli si aggrappa all’ovvio o all’ufficioso e afferma che i trattati europei sui quali oggi si discute costituiscono tappe cruciali del cammino verso una maggiore integrazione europea. Un percorso che da sempre è stato caratterizzato da momenti di stasi seguiti da fortissime accelerazioni. Sotto la spinta dell’emergenza, ha ricordato, sono stati compiuti passi impensabili fino a pochi anni fa. L’Europa si è mossa quindi lungo due direttrici. Da un lato, misure di breve e misure di lungo periodo. Dall’altro ricercando un bilanciamento tra una maggioreintegrazione delle politiche di bilancio e una più stretta cooperazione tra Stati attraverso strumenti comuni di intervento. Ma molto, ha insistito, deve ancora essere fatto. Più potere quindi alla Commissione europea. Il governo italiano, ha assicurato Grilli, intende lavorare per rendere pienamente operativo l’Esm, il meccanismo europeo di stabilità, cioè il nuovo fondo europeo permanente salva Stati, e per fare rispettare il Patto di Bilancio. Due strumenti sui quali la stessa Germania è stata costretta a frenare dopo i ricorsi alla Corte Costituzionale presentati dalla Linke in quanto sarebbero lesivi della sovranità tedesca. Ricorsi sui quali la Corte deciderà entro settembre e che il Bundestag potrà approvare soltanto dopo la relativa sentenza. Per Grilli, il fatto che l’Esm non sia già operativo dal 1 luglio, come era stato inizialmente previsto, non deve preoccupare perché nel frattempo funziona l’Efsf, il fondo provvisorio,che continuerà a sostenere i programmi in corso.Non ci sono comunque dimensioni ottimali dell’Efsf e dell’Esm ma è importante l’utilizzo che verrà fatto delle risorse messe a disposizione. Grilli si è detto ottimista perché tutti i governi si sono mostrati convinti sulla necessità di approvare velocemente i trattati. Quanto all’impegno finanziario italiano per l’Esm, Grilli lo ha quantificato in 14,33 miliardi di euro (il 17,9% del totale) da versare entro il 2014 su un totale di 80 miliardi. Gli altri 620 miliardi sono capitale a chiamata o di garanzia per una quota italiana di 111,07 miliardi. Non poco per un Paese in crisi come il nostro. L’obiettivo da raggiungere nel lungo termine resta sempre quello di favorire le condizioni per una crescita duratura dell’economia e dell’occupazione in tutta l’Unione europea. Dovranno essere quindi realizzate e attuate tutte quelle riforme strutturali. Come quella del mercato del lavoro che in Italia permetterà alle imprese la necessaria flessibilità per abbattere i costi ed essere piùconcorrenziali sui mercati internazionali, a scapito dei dipendenti.Andrea Angelini
|