-Dalla patrimoniale le risorse per rianimare la domanda interna-
 







Roberto Farneti




Per tornare a crescere l’Italia ha bisogno di rianimare la domanda interna, depressa dalla crisi. In questi anni il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati è diminuito. Per questo è necessario e urgente attuare una operazione di redistribuzione del reddito, anche tramite un prelievo straordinario sulle grandi ricchezze, allo scopo di recuperare risorse da destinare al rafforzamento della capacità di spesa dei ceti più deboli. Una ricetta di stampo keynesiano, sostenuta da politici ed economisti di sinistra, in contrapposizione ai vecchi e fallimentari dogmi neoliberisti.
Nella sua lettera di ieri al Corriere della Sera, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha tuttavia ribadito la propria contrarietà di principio nei confronti di qualsiasi tassa patrimoniale, definendola «una botta ingiusta» e mettendo sullo stesso piano le proposte lanciate nelle scorse settimane dall’ex premier Giuliano Amato (prelievo di 30mila euro a carico di unterzo degli italiani, quelli più ricchi, per ridurre di altrettanto il debito pubblico) e dal professor Pellegrino Capaldo, che invece ha suggerito un’imposta sulle plusvalenze immobiliari tra il 5% e il 20%.
Eppure il problema c’è. Basta osservare gli ultimi dati Istat sulle vendite al dettaglio (+0,1% da gennaio a novembre 2010) per capire quello che la Confcommercio ha ben compreso e cioè «che i consumi non hanno ancora intrapreso quel sentiero di sviluppo necessario a sostenere la ripresa dell’economia italiana».
L’obiezione avanzata sempre sul Corriere da Dario Di Vico, secondo cui l’eventuale ricorso a una tassa patrimoniale punirebbe solo il ceto medio, viene respinta con forza da Augusto Rocchi, responsabile economia del Prc. «Noi non pensiamo ci sia bisogno - spiega Rocchi - di penalizzare quel lavoratore che, ad esempio, ha deciso di investire la propria liquidazione in titoli di stato. Così come non vogliamo una patrimoniale che colpisca chi è diventato proprietariodi una casa che magari poi lascerà ai oropri figli. Pensiamo invece a una patrimoniale capace di incidere sulle vere ricchezze del paese».
L’idea di Rocchi e del Prc è quella di arrivare a costruire un indicatore in grado di dirci quando si raggiunge o si supera il livello di ricchezza tassabile, mettendo insieme diversi parametri: «Proprietà immobiliari plurime, rendite finanziarie al di sopra di una cifra significativa, proprietà di beni che configurano un certo status. Perchè due macchine in famiglia si possono anche possedere, un conto però - precisa Rocchi - è se si tratta di utilitarie, un altro è se sono auto di lusso».
Sì alla patrimoniale, dunque, ma per fare cosa? «Per finanziare - risponde il dirigente del Prc - una operazione di redistribuzione del reddito a favore di lavoratori e pensionati. O attraverso la restituzione del "fiscal drag", tasse in più che vengono pagate ma non restituite dallo Stato, o addirittura - propone ancora Rocchi - per arrivareall’abbassamento strutturale della prima aliquota di tassazione Irpef dal 23% al 20%».
Con Berlusconi si schiera Giovanni Battista Pittaluga, professore di economia politica all’università di Genova, a detta del quale l’introduzione di una tassa sui patrimoni finanziari rischia di avere «un effetto opposto» rispetto a quello auspicato da chi la propone, «generato dal fatto che i più ricchi porterebbero i capitali all’estero mentre i più poveri pagherebbero la patrimoniale». Problema che però, secondo l’economista Emiliano Brancaccio, non può essere preso a pretesto per non fare nulla, dal momento che l’Italia ha effettivamente bisogno di un intervento «sia sul patrimonio immobiliare che su quello finanziario» per recuperare risorse da redistribuire a lavoratori e pensionati con l’obiettivo di rilanciare la domanda interna. La possibile fuga di capitali all’estero, così come la grave questione dell’evasione fiscale («cento miliardi all’anno, pari alla spesa sanitaria nazionale») sonoproblemi che andrebbero semmai affrontati, obietta Brancaccio, affiancando -all’aumento della tassazione sulla ricchezza finanziaria, una serie di controlli sui movimenti di capitale e conducendo una seria lotta all’evasione fiscale, con particolare attenzione a quella dell’Iva-.

 


 









   
 



 
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