Crisi, Istat: nel 2009 disagio economico per il 15,2% delle famiglie
 











Nel 2009, il 15,2 per cento delle famiglie ha presentato tre o più sintomi di disagio economico tra quelli previsti dall’indicatore sintetico definito dall’Eurostat. Questo valore non presenta variazioni statisticamente significative rispetto all’anno precedente e si conferma molto più elevato tra le famiglie con cinque componenti o più (25,8 per cento), residenti nel Mezzogiorno (25,1 per cento) e tra le famiglie con tre o più minori (27,1 per cento). È quanto rende noto l’Istat nel report su Distribuzione del reddito e condizioni di vita in Italia (anni 2008-2009). Il quadro offerto dagli indicatori di deprivazione e di difficoltà economica si presenta sostanzialmente immutato rispetto all’anno precedente, quando era significativamente peggiorato rispetto al 2007 (anno in cui a soffrire di tre o più sintomi di disagio era stato il 14,8 per cento delle famiglie, contro il 15,8 per cento del 2008), anche se crescono le famiglie che non potrebberofar fronte a spese impreviste di 750 euro (dal 32 al 33,3 per cento in media), quelle che sono state in arretrato con debiti diversi dal mutuo (dal 10,5 al 14,0 per cento di quelle che hanno debiti) e quelle che si sono indebitate (dal 14,8 al 16,5 per cento).
“D’altro canto – spiega l’istituto di statistica – la crisi economica, che ha pesantemente caratterizzato il 2009, ha colpito in larga maggioranza le famiglie che si trovavano in condizioni di deprivazione materiale già nel 2008. Inoltre, la caduta dell’occupazione ha riguardato soprattutto i figli, celibi e nubili, che vivono nella famiglia di origine, mentre i genitori hanno potuto contare su un ricorso massiccio alla cassa integrazione, evitando che l’impatto della crisi sulla situazione economica delle famiglie fosse ancora più dirompente e determinasse un aumento dell’indicatore di deprivazione”. Nel 2008, le famiglie residenti in Italia hanno percepito un reddito netto, esclusi i fitti figurativi, pari in media a 29.606euro, circa 2.467 euro al mese, ma la metà delle famiglie ha percepito meno di 24.309 euro (circa 2.026 euro al mese). Tra il 2007 e il 2008 il valore medio del reddito netto familiare (esclusi i fitti figurativi) è aumentato, a prezzi correnti, dell’1,2 per cento su scala nazionale, ma tenuto conto della dinamica inflazionistica (+3,3 per cento nel 2008), tale variazione corrisponde a una riduzione del reddito familiare medio in termini reali pari al 2,1 per cento.
Le famiglie residenti nel Sud e nelle Isole hanno percepito un reddito mediano pari a poco più di tre quarti di quello delle famiglie del Centro-nord e risultano maggiormente rappresentate nel gruppo di famiglie con i redditi più bassi (37,7 per cento nel primo quinto, contro il 13,3 per cento di quelle che vivono nel Centro e all’11 per cento delle famiglie del Nord). Più di un terzo del reddito totale percepito nel 2008 (37,5 per cento) è andato al 20 per cento più ricco delle famiglie, mentre il 20 per cento dellefamiglie con i redditi più bassi ha potuto contare solamente sull’8,3 per cento del reddito totale. Il valore dell’indice di Gini (calcolato escludendo dal reddito i fitti imputati), pari a 0,314, continua a segnalare un livello di diseguaglianza piuttosto elevato che riflette le differenze di reddito tra ripartizioni geografiche, ma anche il livello particolarmente elevato delle disparità interne al Mezzogiorno (i valori più elevati si registrano in Sicilia, con 0,335, e Campania con 0,327).Il Velino-Francesco Cosentino









   
 



 
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