Le Borse accelerano con Draghi: "Possibile acquisto di titoli di Stato"
 











I listini europei si avviano a chiudere la giornata in netto recupero, dopo che gli ultimi due tentativi di rimbalzo nelle precedenti sedute si erano dispersi in un nulla di fatto. I mercati guardano sempre alla riunione della Bce del prossimo 22 gennaio, attendendo da Mario Draghi il lancio di un quantitative easing, l’acquisto di titoli anche di Stato, che pare sempre più imminente visto l’ingresso in deflazione dell’Eurozona. Lo stesso governatore, in una delle lettere di risposta alle interrogazioni dei parlamentari europei, ha fatto espressamente riferimento alla possibilità di acquistare bond governativi nel caso in cui la Bce decida di rivedere e ampliare il suo piano di acquisti, già lanciato con le obbligazioni garantite e con i prestiti cartolarizzati delle imprese (Abs). Nulla di particolarmente nuovo nelle sue parole, ma il richiamo diretto ai titoli di Stato ha comunque un effetto acceleratore sulle contrattazioni.
Contro ilgovernatore italiano gioca ancora la partita ateniese: le elezioni per il governo greco si terranno il 25 gennaio e per la finanza mondiale la vittoria di Syriza rappresenta un’incognita non da poco. Motivo che potrebbe spingere Draghi a un nuovo attendismo, almeno per vedere quali saranno gli interlocutori con i quali confrontarsi ad Atene sul possibile riscadenziamento del debito. La stessa Bce, per bocca di un portavoce, ha ammonito la Grecia ricordando che l’accesso ai finanziamenti internazionali è vincolato all’attuazione dei programmi definiti con la Troika.
In questo contesto Milano conferma il rialzo dell’apertura e si rafforza al +3,8%. Tra i singoli titoli di Piazza Affari si guarda a Campari, che incassa la promozione da parte degli analisti di Nomura con il consiglio di ’acquisto’ sull’azione. In movimento Finmeccanica con quattro nuovi ordini siglati, Unicredit si porta sopra la quota di 5 euro. Bene anche le altre Borse Ue: Parigi aggiunge il 3,5%, Londra il 2,2% eFrancoforte il 3%. A Madrid si guarda al Banco Santander, che dopo una giornata di attesa è uscito allo scoperto annunciando che valuta un aumento di capitale fino a 7,5 miliardi.
A New York, Wall Street conferma il rimbalzo della vigilia: alla chiusura dei mercati europei il Dow Jones sale dell’1,7%, in linea con il Nasdaq, mentre lo S&P500 recupera l’1,5%. I listini Usa provano così ad annullare le perdite fin qui registrate nel 2015. A sostenere le quotazioni ha contribuito anche la pubblicazioni dei verbali dell’ultima riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed: la Banca centrale americana ha ribadito che prima della primavera i tassi d’interesse rimarranno ai livelli attuali.
L’attesa per una Bce che stampa moneta fa ancora scendere la quotazione dell’euro nei confronti del dollaro in avvio di giornata sui mercati internazionali: per la prima volta dal 2005, la divisa unica infrange al ribasso la soglia di 1,18 dollari, portandosi fino a 1,1754. Ormaiè praticamente recuperato il livello di debutto, nel 1999, quando era stato fissato un cambio di 1,1747 verso il biglietto verde. Alla fine la chiusura dell’euro è a 1,1796 dollari e 141,13 yen. Sull’andamento della moneta unica, come nota Bloomberg, pesa anche il declino delle riserve detenute dalle banche centrali: nel terzo trimestre del 2014, dicono i dati più recenti, hanno subito una sforbiciata dell’8,1%, contro un deprezzamento dell’euro del 7,8% nello stesso periodo. L’altro tema forte del momento è il petrolio, il cui prezzo si stabilizza, dopo un inaspettato calo delle riserve settimanali Usa. Alla chiusura dei mercati Ue, i future sul Wti avanzano in area 49 dollari, dopo essere sceso ieri sotto quota 47. I future sul Brent oscillano invece sulla soglia di 51 dollari, dopo essere sceso ieri sotto quota 50 dollari.
Segnali di stabilizzazione anche per lo spread Btp-Bund: il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani e tedeschi torna in area 135punti base, con il rendimento del Btp decennale che riscende all’1,85%. L’agenda macro di giornata prevedeva importanti rilevazioni. Nell’Eurozona, l’indice che misura la fiducia nell’economia resta stabile per il secondo mese consecutivo a 100,7 punti; il dato ha registrato un recupero particolarmente significativo in Italia (+1,3%) e Spagna (+1,4%), mentre in Francia è sceso dell’1,6% e in Germania è rimasto fermo. Sempre nell’area con la moneta unica, il commercio al dettaglio è salito dello 0,6% mensile a novembre, che diventa +0,8% nella Ue. Una delusione è arrivata dagli ordini all’industria in Germania: sono calati del 2,4% in novembre su base mensile, molto peggio delle attese (-0,8% il consensus), soprattutto a causa della domanda interna in picchiata del 4,7%.
Nell’area Ocse si registra la frenata dell’inflazione: a novembre i prezzi al consumo hanno registrato un ritmo di crescita tendenziale dell’1,5% dall’1,7% annuo di ottobre. Significative anche le pubblicazioni negliUsa: le richieste di sussidi per la disoccupazione scendono di 4mila unità a quota 294mila, sotto le attese degli analisti. In arrivo anche l’andamento del credito al consumo.
In mattinata, la Borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo: l’indice Nikkei è salito dell’1,67% a 17.167,10 punti. In controtendenza i listini cinesi: Shanghai in chiusura cede oltre il 2% sul rischio default del gruppo Kaisa Holdings, il secondo caso simile nell’immobiliare del gigante asiatico negli ultimi mesi. Recupera, dopo i cali in Asia, l’oro: quello con la scadenza a febbraio tratta in area 1.215 dollari l’oncia alla chiusura delle Borse europee.Raffaele Ricciardi,repubblica










   
 



 
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