Il paracadute dello spread sui conti pubblici:risparmi di 4 mld riducono il calo delle entrate
 











Il calo dello spread registrato nella prima parte dell’anno, con i rendimenti dei titoli di Stato italiani a dieci anni che sono tornati a costare meno del 3%, dà una mano da quasi 4 miliardi ai conti dello Stato. Un paracadute che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha potuto mettere nero su bianco nell’assestamento del bilancio 2014, il "tagliando" di metà stagione che il Tesoro compie sulle previsioni di incassi e spese per l’esercizio in corso. Minori spese che, se confermate dai mercati nei prossimi mesi, daranno una mano per evitare o attenuare la possibile correzione dei conti (si stima di 23 miliardi) che il titolare delle Finanze per ora esclude fermamente.
Nel provvedimento di assestamento del bilancio 2014 si prende atto della congiuntura economica, si traggono le somme sul possibile impatto sulle entrate e si registrano anche le nuovi spese determinate dai provvedimenti adottati nel primo semestre dell’anno. Non solo, neltesto trovano spazio anche piccoli aggiustamenti che permettono di spostare le risorse a disposizione delle varie funzioni dello Stato. E’ il caso, ad esempio, dei 260 milioni per l’accoglienza di richiedenti asilo e le operazioni di Mare Nostrum, il piano di soccorso ai migranti nei mari a largo della Sicilia, che trovano spazio nelle nuove previsioni di spesa corrente.
Nel ddl di assestamento dei conti pubblici, depositato alla Camera dopo essere passato al Cdm dello scorso 30 giugno, il governo prende atto
del fatto che il "saldo netto da finanziare", cioè l’eccesso delle spese sulle entrate, è aumentato di 3,2 miliardi tra il 1° gennaio e il 31 maggio scorsi, arrivando a 41,6 miliardi, che diventano 113,8 miliardi in termini di cassa. Un peggioramento legato alle norme entrate in vigore nel periodo, che non tiene conto degli effetti finanziari del bonus Irpef da 80 euro, convertito troppo tardi per essere recepito, che costa circa 7 miliardi. Questo aumento, "in presenza diuna riduzione degli interessi passivi", si deve giustificare "sia con una riduzione delle entrate, in particolare di quelle tributarie, sia con un aumento delle uscite primarie, soprattutto di quelle in conto capitale".
Quanto alle nuove proposte di assegnazione delle risorse, gli effetti sono positivi per 605 milioni di euro: le spese (-2,6 miliardi) scendono più di quanto non rallentino le entrate (-2 miliardi). Queste ultime scontano un nuovo quadro macroeconomico, peggiorato con la stagnazione più lunga del previsto, che determina un minor gettito sul fronte delle entrate tributarie (4 miliardi in meno). Ma vanno decisamente meglio le entrate extra-tributarie, che "aumentano di 2.112 milioni di euro, per lo più in relazione alla partecipazione dello Stato agli utili di gestione della Banca d’Italia (con una variazione in aumento di 1.596 milioni di euro rispetto alla previsione iniziale)".
Sul versante delle spese, invece, si leggono i benefici della tregua sui mercati: conl’assestamento si riducono di 3.904 milioni le spese correnti per gli interessi, un risparmio determinato "per 2.500 milioni" dalla dinamica dei tassi di interesse, "che risultano inferiori, nella prima parte dell’anno, rispetto a quelli utilizzati per le previsioni iniziali effettuate in sede di presentazione del bilancio di previsione 2014, e per 1.400 milioni circa dalle minori esigenze per gli interessi sui conti correnti di tesoreria". Non è il solo beneficio che arriva dalle finanze del Tesoro, visto che si stimano anche 5 miliardi di risparmi dalle operazioni di concambio e acquisto titoli, che abbattano il rimborso delle passività finanziarie insieme ai minori prestiti con scadenza inferiore a un anno.
Il giovamento tratto dal calo delle spese per interessi, però, non si ribalta su un altro parametro importante per verificare la salute dei conti nazionali: l’avanzo primario, calcolato al netto degli interessi sul debito. Questo, rispetto alle previsioni, peggiora di 6,5miliardi, circa 0,4 punti di Pil a quota 48 miliardi. Pesa il fatto che aumenta la spesa corrente e in conto capitale, per le citate operazioni Mare Nostrum e per i finanziamenti legati alle scuole. Nel complesso, comunque, le integrazioni ai conti sono "coerenti con il rispetto dei saldi di finanza pubblica indicati nel Def", a impatto neutro sull’indebitamento pubblico. Raffaele Ricciarsi,repubblica

 









   
 



 
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