Essere normali è diventato difficile, soprattutto se ad essere cronicamente dipendenti dalle amfetamine sono undici milioni di bambini. A sollevare la questione in Italia è ‘Adhd Rush Hour’, il film-documentario di Stella Savino, distribuito da Microcinema Distribuzione e ora in programmazione nelle sale cinematografiche. Erano forse distratti? Facevano rumore mentre giocavano? Non rimanevano seduti in classe? Non ascoltavano o parlavano troppo? Bastano questi campanelli di allarme per etichettare i bambini come affetti da deficit di attenzione e iperattività (Adhd), somministrandogli una pasticca di metilfenidato o di atomoxetina? È questa la domanda di fondo del lungometraggio, che al pubblico pone la riflessione: “Milioni di bambini sono considerati malati. E se ci stessimo sbagliando?”. Il documentario “non ha alcuna pretesa di dimostrare qualcosa su cui la comunità scientifica è spaccata da 50 anni- afferma Savino- vuole solo affrontarel’Adhd da un punto di vista sociale e culturale, mettendo a confronto le voci degli addetti ai lavori con le storie di tre protagonisti: un bambino americano, una donna venticinquenne americana e un adolescente italiano”. UN VIAGGIO NELL’ADHD - Un viaggio tra gli Stati Uniti e l’Italia all’interno della sindrome da deficit di attenzione e iperattività (Adhd), tra laboratori di genetica e di Brain Imaging, aule universitarie e scuole elementari, in un confronto tra i due Paesi agli estremi della forbice d’incidenza del disturbo: negli Usa sono diagnosticati come Adhd l’11% dei bambini, in Italia la casistica è invece al di sotto dell’1%. Una disparità che ha attirato l’interesse della regista napoletana, “colpita dal variare dei criteri diagnostici a seconda dei paesi. Una diagnosi che dipenderà dunque esclusivamente dal medico che si incontra”. TUTTO PARTE NEL 2008 - “Nel 2008 il ministero della Salute reintegrò il principio attivo del Ritalin in Italia e in Campania si scatenòuna protesta- racconta la regista- un confronto dialettico guidata da Sergio Piro, un grande psichiatra napoletano scomparso, dall’Asl Napoli 1 e dal Centro Shen, associazione culturale che lavora sul territorio per il diritto alla libertà di cura. Ero una profana della materia, ma sono rimasta colpita da percentuali di incidenza della sindrome così diverse, a seconda del Paese in cui si andava ad indagare”. LE DIFFERENZE TRA I PAESI DIPENDONO ANCHE DAL SISTEMA SOCIALE - “Differenze si rintracciano anche nel sistema sociale nel quale si muove il bambino. Negli Usa è molto forte il potere dato alla scuola, che interferisce rispetto alla problematica finendo per imporre la cura farmacologica. Se la famiglia rifiuta- precisa Salvino- il piccolo può essere allontanato da scuola, come se fosse un problema di ordine pubblico essendo un disturbatore della classe e un cattivo soggetto”. Salvino è stata per le riprese a Miami, “in un campo estivo. Il centro ai nostri occhi sembrava un lager-ricorda- tutto il programma si basava sul punteggio, in un sottofondo di point-point-point ripetuto ossessivamente. Ho capito che questa logica della ricompensa la utilizzano come stimolo per invogliare il bambino a sviluppare la socialità e lo spirito di gruppo. Sempre meglio questa alternativa al farmaco”. LE BASSE PERCENTUALI IN ITALIA NASCONDONO UN FORTE SOMMERSO - “Certo, in Italia le percentuali sono basse perché esiste un forte sommerso- rivela- la gente va a comprare il farmaco in Svizzera perché le linee guida ministeriali impediscono l’uso di psicofarmaci ai minori al di sotto dei 6 anni, anche se molti piccoli danno segni di Adhd già in età prescolare. Inoltre, dopo i 6 anni è possibile assumere farmaci solo se si è dimostrato che le altre terapie hanno fallito”. IL PROBLEMA VERO È LA DIAGNOSI - “Il problema vero è la diagnosi- afferma- non ha dei criteri scientifici come molte malattie psichiatriche che soffrono di questa ambiguità. Ciò però che è grave è che l’Adhdriguarda i piccoli e la cura è molto pericolosa. Molti bambini cadono in questa valutazione quando magari hanno altro e se non sei stimolato a fare una ricerca profonda puoi catalogare come Adhd qualcosa che non lo è. Ad esempio- spiega la filmaker- se un bambino ha problemi epatici e si addormenta a scuola possono dirgli che ha deficit dell’attenzione, e crescerà pensando di avere un disturbo mentale quando invece ha un problema fisico che peggiorerà con i farmaci sbagliati”. GLI EFFETTI COLLATERALI DEI FARMACI - “Gli effetti collaterali dei farmaci sono scritti sui bugiardini e dichiarati nelle tabelle del ministero. Sul Registro nazionale Adhd- sottolinea Salvino- è anche possibile trovare dei documenti che testimoniano che non c’è nessun caso che non abbia manifestato almeno uno degli effetti collaterali del farmaco. L’atomexina produce allucinazioni, gravi danni epatici e tendenze suicide, e il metilfenidato è un’anfetamina che produce danni epatici, circolatori e l’alopecia.Il principio attivo del Ritalin è classificato dalla Dea (Drug enforcement administration) nello stesso gruppo dei narcotici, insieme con l’eroina, la morfina e la cocaina”. RUSH HOUR - Rush Hour vuol dire “ora di punta- spiega la regista- un’espressione che simboleggiala nostra società che non si ferma. Ho iniziato a scrivere la sceneggiatura tra il 2007 e il 2008, ho girato nel 2009 e ho terminato il documentario nel 2010. È rimasto fermo per 4 anni- fa sapere- non lo voleva nessuno e poi improvvisamente lo vogliono tutti”. La filmaker napoletana sta già lavorando al prossimo documentario, ‘Le Troiane’, con Chiara Tomarelli e prodotto da Luca Guadagnino. “È il frutto di un laboratorio di 6 mesi realizzato con le carcerate di Rebibbia sulla tragedia di Euripide”. Da domani la regista del film Adhd Rush Hour sarà a Napoli, al cinema Modernissimo, per salutare il pubblico in sala allo spettacolo delle 20.30. Sabato sarà a Roma, al cinema Barberini, con il produttore AndreaStucovitz allo spettacolo delle 21. Infine, domenica a Milano, saluterà al cinema Centrale il pubblico in sala alla proiezione delle 16.30.Rachele Bombace
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