ROMA CRIMINALE
 











Così i nuovi barbari saccheggiano Roma
"Capitale corrotta, nazione infetta", titolava l’Espresso l’11 dicembre del 1955 sul sacco della citta. Un’equazione che avrebbe consegnato Roma al destino di eterno termometro della febbre del Paese. Sono passati 58 anni e Repubblica, con questa inchiesta, documenta quale grado di infezione profonda continui ad avvelenare oggi il tessuto della citta. Di fronte ai signori del "mattone" e a quelli del "ferro", ai grandi costruttori e alla criminalita con o senza il colletto bianco, la politica ha cercato un appeasement che l’ha progressivamente espropriata delle sue funzioni. L’oro di Roma - la sua crescita, le sue opere infrastrutturali come la terza linea della metropolitana - e stato consegnato a un nuovo silenzioso sacco.
La "Grande area metropolitana" e - come leggerete - un progetto ridotto a simulacro. Perche la citta "policentrica" ha, nei fatti, consegnato un cittadino su tre alla marginalita di quartieri che sonoisole dormitorio escluse da ogni forma di partecipazione. Rovine del presente, prima ancora che indizi di futuro. In questo spazio, interi pezzi di territorio sono diventati terre di mafia. Come il litorale di Ostia o i quadranti sud-est della citta, dove chi comanda porta il nome di famiglie che governano con la legge dell’intimidazione e dell’omerta, dove un’arma da guerra si compra con duecento euro, dove a chi prova ad alzare la cresta si spaccano le ossa e dove gli unici mercati che tirano sono quello degli stupefacenti e del denaro a strozzo. Luoghi, insomma, in cui lo Stato sembra aver rinunciato a esercitare una sovranita piena.
E se e vero che le citta vivono anche di simboli, quello che meglio racconta oggi Roma e il cantiere della linea C della metropolitana, la piu grande opera infrastrutturale del dopoguerra. Un progetto i cui costi hanno gia raggiunto i 3 miliardi e 400 milioni di euro, di cui non e dato vedere la fine e che, negli ultimi dieci anni, e stato l’Eldoradopromesso dalle giunte di centro-destra e centro-sinistra che si sono alternate in Campidoglio. Intorno alla terza linea della metro era stato concepito il progetto di una "nuova citta" che le avrebbe dato tempi e bioritmi da grande capitale europea. Una promessa diventata inganno, perche regolarmente disattesa, e che oggi costringe chi abita a Roma a trascorrere in macchina una media di 227 ore l’anno. Undici giorni di vita ogni 365.
Uscita da una stagione politica di cui resteranno per sempre effigie le immagini dei Proci dalla testa di maiale nelle feste in costume ai tempi della Regione governata dalla Polverini e quelle del saluto dei vecchi camerati nel giorno della "presa del Campidoglio", Roma continua a raccontare la storia di una malattia piu che la vigilia di una convalescenza. Carlo Bonini(...)
Il sogno di una Roma policentrica spezzato dagli appetiti dei costruttori
Dov’e la ricchezza di Roma? Dove e sempre stata almeno per tutto il Novecento: nel mattone. Ma riccae la citta nel suo complesso o e ricco soltanto chi e stato in grado di estrarla quella ricchezza e di farla propria? Ora che la ricchezza si e ridotta di molto, il paradosso appare piu evidente. Le politiche urbanistiche praticate a Roma negli ultimi decenni hanno lasciato ben poco alla citta e molto invece ai costruttori, ai proprietari delle aree, alla rendita fondiaria e immobiliare. Questa e la convinzione piu volte espressa da Giovanni Caudo, professore a Roma Tre, ora diventato assessore all’Urbanistica della giunta capitolina di Ignazio Marino. Compito impegnativo, il suo: provare a raddrizzare la barra di una citta che dal dopoguerra ha visto crescere ininterrottamente il suo edificato nonostante la popolazione del 2011 sia quasi uguale a quella del 1971.
La corsa a costruire. A Roma si e prodotto tantissimo in termini di volumetrie, ma Roma ne ha acquistato in benessere? E chi ha deciso dove, cosa, come, per chi costruire? Gli interrogativi inquietano. Nel volgere di pochianni, fino alla crisi del 2008, i valori immobiliari nella Capitale sono pressoche raddoppiati, ma alla citta e rimasto ben poco. Anzi, la citta si e impoverita. Il debito sfiora i 9 miliardi. Le aziende municipalizzate sono al tracollo finanziario. Si costruivano tantissime case - 10mila ogni anno in media, dal 2003 al 2008 - quando il mattone tirava molto, ma contemporaneamente 163mila romani lasciavano la citta e si trasferivano in provincia o anche fuori perche non potevano permettersi una casa. Quando il ciclo si e arrestato, la citta si e trovata a fare i conti con le case sfitte, vuote o invendute (193mila, stando al censimento del 2001, 250mila secondo le stime di Legambiente). E con 25.700 famiglie - cifre fornite dal Comune - che cercano casa, approssimativamente 100mila persone.
L’urbanistica ha abdicato. L’urbanistica, le politiche pubbliche per la citta avrebbero dovuto rimettere in equilibrio questi elementi impazziti. Secondo Caudo, "da anni a Roma non si fa piuurbanistica o si fa urbanistica senza avere a cuore la cura per la citta. Le scelte non incontrano i bisogni dei cittadini: si fanno piu case, molte restano invendute, ma il disagio abitativo si allarga sempre di piu". L’emergenza sociale e acuta. In molti quartieri le case sfitte vengono occupate. Negli anni di Alemanno, gli anni della crisi, si e provato in tutti i modi a offrire suolo in cambio di servizi. L’ex sindaco l’ha chiamata "moneta urbanistica". Roma come una zecca: cosi l’ha definita Caudo: "Non possiamo piu stampare la lira e allora stampiamo metri cubi. Prendiamo le centralita, uno dei perni del Piano regolatore, gia cariche di cubature e che Alemanno pensava di gravare di ulteriori previsioni edificatorie".  
Decentrare, un mito. Le centralita, uno dei grandi miti della Roma fine Novecento, primi del Duemila. Roma che diventa una citta policentrica. L’idea di fondo era quella di ricucire centro e periferie attraverso un certo numero di insediamenti darealizzare lontano dal cuore antico. Pezzi di centro che si trasferiscono in periferia, 18 in totale, 18 citta nella citta. Alcune centralita, quelle piu imponenti, erano immaginate a cavallo del Grande raccordo anulare, diventato nei decenni un potente magnete di insediamenti d’ogni tipo - residenziali, commerciali, industriali. Senza uno straccio di pianificazione. Quello delle centralita, anche se arrivato in ritardo rispetto ad altre metropoli europee, era un sogno ad alta densita culturale. Roma che distribuisce ordinatamente uffici ministeriali, direzioni di aziende pubbliche e private, di enti, di banche e di assicurazioni, universita, centri di ricerca e di formazione, luoghi di cultura e di svago, di sport e di ricreazione. Roma che restituisce ossigeno e vita ai quartieri sorti dopo la guerra - quasi i nove decimi di tutto il territorio urbanizzato - che nonostante la giovane eta sono gia sfigurati e senza fibra e costituiscono una multiforme periferia che si distende dentroi confini del Gra, a ridosso di esso e anche fuori, diradandosi sempre di piu a mano a mano che si invade quello che un tempo era l’agro romano.
Fuori dal Gra. Oltre settecentomila sono i romani che vivono fuori dal Gra (su una popolazione complessiva di due milioni settecentomila residenti). Diventeranno in pochi anni circa novecentomila, il 30 per cento in piu (quelli dentro il Gra e previsto che crescano di un’inezia): e scritto nel Piano strategico per la mobilita, redatto nel 2009 dagli uffici del Comune, il quale segnala, con parole burocraticamente allarmate, quanto il destino di questi cittadini e quello di essere sempre meno cittadini e di non poter usufruire, per esempio, di un sistema di trasporto pubblico minimamente decente. Che cosa avrebbe voluto realizzare il Piano regolatore che si e iniziato a elaborare a meta degli anni Novanta (sindaco Francesco Rutelli) e che e stato adottato dalla giunta di Walter Veltroni nel 2003 e poi approvato definitivamente dal Consigliocomunale nel 2008? Tante centralita, tanti luoghi in cui portare quelle che gli urbanisti chiamano funzioni pregiate, servizi che avrebbero favorito la rigenerazione di periferie stanche, nate assecondando la speculazione edilizia, periferie pubbliche, disseminate con i Piani di edilizia economica e popolare (Laurentino 38, Corviale, Tor Bella Monaca, Torrevecchia, Quartaccio, Nuova Fidene, Castel Giubileo...), palazzi e torri con oltre cinquecentocinquantamila vani (ci abitano il 16 per cento dei romani), e poi le periferie ex abusive dove, stando alle stime di alcuni anni fa, vivrebbero oltre ottocentomila romani.
Alleggerire il centro. Il vantaggio per la citta, secondo consulenti e amministratori capitolini, era duplice: la periferia, intorno al Gra e altrove, si sarebbe arricchita, il centro storico si sarebbe alleggerito di uffici e di centri direzionali che attirano molto traffico e che sono incompatibili con il tessuto edilizio storico. (L’idea non era nuova anche searticolata in maniera molto diversa rispetto a quando nel Piano regolatore del 1962 si previde il Sistema direzionale orientale, lo Sdo - un’unica centralita alternativa al centro storico, che non e mai stata avviata).
Debolezza di un’idea. A molti critici, pero, le centralita parvero fin da subito troppe. E contemporaneamente troppo deboli. Poco o per niente servite da una buona rete di trasporto pubblico. Aggravano, insisteva qualcuno, il brutto vizio della Roma novecentesca di spostare sempre piu in la la residenza, lasciando vuoto il centro, un centro da raggiungere di mattina solo in macchina e dal quale ripartire la sera sempre in macchina. Coincidenti, alcune di queste centralita, le piu grandi, con le proprieta fondiarie di potenti signori del mattone: i terreni della Bufalotta, a nord, sono dei fratelli Toti e del gruppo Parnasi; quelli di Ponte di Nona, zona est, di Francesco Gaetano Caltagirone; quelli di Romanina, sud est, di Sergio Scarpellini; quelli di AciliaMadonnetta, sud, di Pirelli Real Estate... E vero che la centralita di Tor Vergata, gia avviata da tempo, e tutta di proprieta pubblica. Ma e anche vero, sostenevano i piu scettici, che con le centralita si perpetuava a Roma il solito sistema per cui la crescita della citta avveniva prevalentemente dove la trascinava la rendita fondiaria. Dal Campidoglio si e replicato che il Piano regolatore avrebbe fissato, appunto, regole e che il mercato delle aree a loro riguardava fino a un certo punto.
Citta nella citta. 18 centralita vuol dire 18 citta nella citta. Almeno nei programmi: 16 milioni di metri cubi di costruzioni, 11 dei quali gia in corso di realizzazione nel momento in cui il Piano e stato approvato. Sempre sulla carta, le centralita vengono destinate per quasi la meta (48 per cento) a servizi e direzionale, che, tradotto, vuol dire uffici pubblici, ministeri e sedi di importanti enti. Appena il 14 per cento e la quota per le abitazioni (il calcolo arriva a ipotizzare 12milaabitanti). Il 13 per cento viene occupato da universita e campus per studenti. Solo una parte minima, l’11 per cento, e commerciale: ipermercati, centri commerciali, grande distribuzione.
Previsioni rovesciate. Il risveglio dal sogno e stato brusco. E molte di queste previsioni si stanno rovesciando, dando vita a quartieri di sola residenza, quartieri dormitorio. Alcune centralita, come Tor Vergata, si sono arricchite: accanto all’universita e sorto nell’estate del 2012 l’edificio dell’Agenzia Spaziale Italiana. Ma l’accessibilita resta drammatica, non essendoci la metropolitana. E il resto delle centralita a che cosa si e ridotto? Due di esse, una quasi del tutto realizzata, Porta di Roma, l’altra ancora sulla carta, Romanina, sono raccontate in due articoli piu specifici in questo stesso dossier. Un’altra, Ponte di Nona, costruita appena fuori del Gra, e di fatto un quartiere solo residenziale ancora in via di completamento iniziato nel 2002 (in base a una convenzione del 1995 ead accordi fra Caltagirone e il Campidoglio che risalgono a quando sindaco era Franco Carraro) e che si prevede possa ospitare anche 40mila residenti. Trasporti pubblici scadenti, una fermata della linea ferroviaria regionale Roma-Tivoli che potrebbe aprire solo fra tre anni (nonostante nelle Norme tecniche del Piano regolatore ci sia scritto che "l’attuazione delle Centralita metropolitane e urbane e subordinata alla preventiva o contestuale realizzazione delle infrastrutture ferroviarie"), scuole con il contagocce (centinaia di bambini in lista d’attesa per nido e materna), il verde pubblico in condizioni d’abbandono. Il cuore del quartiere e poco piu in la, ed e il Centro commerciale Roma Est.
Un viale per il palazzinaro. Ogni luogo, anche costruito, deve produrre un’immagine di se, uno spazio in cui sono racchiusi valori simbolici. Il simbolo di Ponte di Nona e l’asse centrale, intitolato a Francesco Caltagirone, padre di Francesco Gaetano e capostipite della dinastia. E unvialone sul quale si affacciano i palazzi che recano il marchio della ditta: i balconi che sfilano lungo la facciata come un nastro continuo. La centralita e tutta qui. Francesco Erbani (...)
Ostia assediata dai clan Ma sulla mafia cala l’omerta
Era la notte dell’11 maggio. Ed erano in tre. Incappucciati. Hanno fatto inginocchiare la guardia giurata nella sabbia, con lo sguardo rivolto verso il mare, facendogli sentire la canna del "ferro" alla nuca. "Guarda dritto che cosi non succede nulla. A te e alla tua famiglia". Lui ha obbedito e le fiamme si sono mangiate quel che il disgraziato doveva vigilare: il ristorante "Nemo" dello stabilimento "Nuova Pineta".
I roghi. Si scrive Ostia, si intendono Roma (gia XIII e ora X Municipio) e il suo litorale, ma in fondo parliamo di una di quelle Corleone d’Italia che nessuno vuole vedere. Perche a Roma "la mafia non esiste". Anche se il litorale brucia dei roghi dei capanni a ogni vigilia d’estate. Quest’anno (il 5 maggio fiammeall’"Anima e core", il 22 aprile al capanno del "Glam Beach", dove si sono presentati con taniche e mazze), come negli anni precedenti (nel 2001, sei roghi. Nel 2012, un pacco-bomba fasullo allo stabilimento "Il Capanno"). Anche se in un bar di Nuova Ostia, in via Antonio Forni (era il 22 novembre 2011), due pezzi da novanta come Giovanni Galleoni (detto "Baficchio") e Francesco Antonini (detto "Sorcanera"), noti per altro come "riscossori di piccoli oboli" nei chioschi delle spiagge attrezzate, se ne vanno al Creatore sfigurati da una calibro 38 e da una 9x21.
Le tre scimmiette. A Ostia, come nella storia delle tre scimmiette, nessuno vede, nessuno sente, nessuno parla. E chi decide di dire la sua, o e un ex poliziotto che non ha piu nulla da perdere, ma preferisce lasciarsi intervistare di spalle da anonimo intabarrato in una felpa. O e l’imprenditore Paolo Papagni, socio e fratello del presidente dell’Assobalneari Renato, che prende cappello e si "indigna" contro chi vuole"infangare" la reputazione di questo spicchio di citta che i diavoli hanno eletto a loro Paradiso. Come se la questione degli arenili fosse banale faccenda di racket delle estorsioni e le stimmate della criminalita organizzata nelle esecuzioni che contano non significassero cio che appare evidente anche ai piu ingenui. Come se nessuno sapesse quel che sanno anche i sassi e che e scritto negli atti di indagine e nelle pronunce coraggiose di qualche magistrato della Repubblica. Che da vent’anni, a Ostia, dopo la dissoluzione della Banda della Magliana, comandano tre famiglie, dai cognomi che fanno abbassare lo sguardo. Che da vent’anni, a Ostia, non si muove paglia che non vogliano o non sappiano i Fasciani, i Triassi, gli Spada. Che da vent’anni, a Ostia, la regola ferrea dell’omerta e della paura vuole che degli omicidi di malavita i mandanti restino ignoti. Che le vittime si chiamino Paolo Frau, Rosario Lauricella, Michele Settanni.
Le famiglie. Di fronte alle tre famiglie -  Fasciani, Triassi e Spada - la politica si e sempre genuflessa con rispetto. E poco importa  che il vecchio Carmine Fasciani, entrato e uscito di galera per narcotraffico, ami farsi dare del "don", o che Vito, uno dei due fratelli Triassi (originari di Siculiana e gia collonnelli di Pasquale Cuntrera), sia conosciuto nel giro come "Er Mafia". O, ancora, che uno degli Spada, Armando (imparentato con i piu noti Casamonica di Roma est), sia indagato per l’omicidio di "Sorcanera" e "Baficchio" e, alla scoperta della telecamera di Repubblica nel suo stabilimento, salga di tono minacciando "un colpo in testa" ai cronisti ficcanaso. Alle tre famiglie non si puo dire di no. Come ha imparato nei suoi cinque anni Giacomo Vizzani, fino al maggio scorso, presidente del XIII (ora X) municipio e dominus delle concessioni sui 14 chilometri di arenili. Da minisindaco di Ostia votato dalla destra, i suoi rapporti con le tre famiglie sono stati saldi come la gomena di una nave.
Unaconcessione a te e una a me. E oggi di concessioni sull’arenile ne hanno una i Fasciani (lo stabilimento "Village"), una gli Spada ("Orsa Maggiore"), una i Triassi (e una spiaggia attrezzata che insiste su un lembo di arenile originariamente dato in concessione a delle suore e gestito da un cognato da quando i due, un anno fa, hanno deciso di trascorrere buona parte del loro tempo a Tenerife, nelle isole Canarie). E pensare che sembrava finito il vecchio "don Carmine". L’uomo, abruzzese di Capistrello, ha 63 anni e dice di dovere le sue fortune "all’acqua e alla farina" delle sue panetterie (la prima la apre a Ostia negli anni 70, in via dei Traghetti) ma si da del tu con il boss di camorra Michele Senese "’o pazzo" (tornato in carcere il 26 giugno scorso). Negli anni della Banda della Magliana, presta i soldi a strozzo. Poi, entra nel Gioco Grande e di Ostia diventa "il sindaco ombra". Traffica al telefono con il sottobosco degli ex Nar come Gennaro Mokbel che, nella nuova Italia,posano a imprenditori. Ma, soprattutto, come documentano le inchieste della Procura, don Carmine traffica in stupefacenti. Nel ’98 sfugge all’arresto nella sua villa all’Infernetto e sparisce per un anno, prima di essere arrestato in Germania. In carcere resta poco. Per tornarci nel 2010. Ancora per narcotraffico. E questa volta insieme al fratello Floro. Nel 2011, lo condannano in primo grado a 26 anni e 8 mesi di carcere (pena che, il 3 luglio scorso e stata ridotta a 23 anni). Fino al 9 luglio era agli arresti ospedalieri, nella casa di riposo "Villa Faieta" di Fiumicino, dove riceveva amici e "clienti" come fosse casa sua. Una liberta di troppo che gli e costata il ritorno (temporaneo?) in carcere. Mentre un secondo processo - ancora per narcotraffico e in cui l’accusa aveva chiesto 30 anni - lo ha visto assolto in primo grado nel 2012. Tanto da restituirgli, insieme al buon umore, il patrimonio che gli era stato sequestrato e il rispetto di tutti. A cominciare dal fratello delpresidente dell’Assobalneari, Paolo Papagni, che di lui dice: "Abbiamo percorso strade diverse, ma quando lo incontro per strada baci e abbracci".
Una "pace armata". La triade di Ostia vive di un equilibrio nato nel 2007, quando Vito Triassi viene gambizzato due volte nel giro di un anno. Chi gli spara sono due tipi noti nel giro come "Nasca" (Roberto De Santis) e "Cappottone" (Roberto Giordani), accreditati come gli epigoni di Paolo Frau, vecchia conoscenza della Banda della Magliana. E a convincere Vito a non consumare la sua vendetta e a trasformare il litorale in un mattatoio e proprio Carmine Fasciani, dopo aver riunito nel salotto di casa sua Senese e i Triassi. Una "pace armata" in nome del controllo dei locali notturni, del traffico di stupefacenti sulla rotta Ostia-Costa del Sol, Ostia-Canarie (a Ostia, la "vox populi", in un mix di ammirazione e paura, vocifera che i Fasciani e i Traissi custodiscano il loro tesoro in autobotti interrati nell’entroterra di Malaga) e di unfiorente riciclaggio che si mangia pezzi del litorale. Siano esercizi commerciali, piuttosto che ristoranti o gioiellerie. Una "pace" che in qualche modo resiste e all’ombra della quale viene consumato anche l’ultimo duplice omicidio di "Baficchio" e "Sorcanera". Se e vero come e vero che la notte della loro esecuzione, il cielo di Nuova Ostia, quartiere controllato dagli Spada, si e illuminato di fuochi di artificio.
L’ultimo arresto. L’11 luglio, per l’omicidio dei due, e stato arrestato Nader Amna Saber Abdelgawad, un cittadino egiziano indicato come l’esecutore materiale. Ma indagati con lui sono anche Armando e Ottavio Spada. Gli Spada, dunque. Nell’ordinanza del gip Cinzia Parasporo, al netto dei dettagli di un movente che gira intorno a una "partita di pessima qualita di hashish", e interessante scoprire come, negli equilibri di Ostia pesino, insieme alla Camorra di Senese, anche la ’ndrangheta calabrese, che con gli Spada aveva cominciato ad avere "qualche problema". Unaconferma, ammesso ce ne fosse bisogno di quale grana e fatta la "pax" del litorale. E che le sue stimmate sono mafiose.
La posta in gioco. Altro che folclore. La Criminalita organizzata non perde tempo in luoghi che non assicurino profitti. Del resto, con enfasi, alla fine del maggio scorso, congedandosi da presidente del XIII Municipio, Giacomo Vizzani mette in chiaro quale sia stata in questi anni e quale sia oggi la posta in gioco. "Molti progetti che abbiamo messo nero su bianco - dice - saranno visibili gia nei prossimi giorni con l’avvio dei cantieri di alcune opere di grande rilievo che avranno ricaduta positiva su tutto il territorio del XIII Municipio. Effetti positivi che vedra la prossima  legislatura. Ci auguriamo che anche il progetto del Waterfront possa andare a buon fine perche con esso sara possibile dare risposte in termini di occupazione e di infrastrutture. Questa vasta area di Roma, il Lido, e un monte d’oro che non e mai stato sfruttato per quanto vale.Investire qui vuol dire riqualificare ad esempio il mare di Roma e gli scavi di Ostia Antica".
Il monte d’oro. Gia, Ostia e "un monte d’oro" . Per quel che oggi gia e e, soprattutto, per quel che potrebbe diventare, o, meglio, che la destra al governo in Campidoglio, immaginava potesse diventare: una passerella di casino, approdi per yacht, centri commerciali, locali, destinati al turismo dei nuovi ricchi. Insomma una Atlantic City de noantri. Avere un piede ad Ostia, meglio ancora sui suoi arenili, e una scommessa a vincere. Non fosse altro perche, in attesa della manna "Waterfront", ogni stagione balneare frutta in media 60 milioni di euro ai 40 stabilimenti spalmati sui 14 chilometri dell’arenile. O, almeno, chi ha partecipato alla spartizione e convinto che lo sia. Come del resto il sindaco uscente di Roma Gianni Alemanno ancora prometteva appena il 2 maggio scorso durante la sua campagna elettorale. E come e tornato a ripetere dall’opposizione, chiedendo al nuovo sindacoIgnazio Marino di fare proprio "il progetto di riqualificazione di Ostia".
Milioni senza gare. Anche per questo, per capire come funzionino le cose a queste latitudini e utile uno sguardo al lavoro dell’Ufficio Tecnico del XIII Municipio, diretto, nell’era Vizzani, dall’ingegnere Aldo Papalini. Avere un amico in quell’ufficio vale una fortuna. Perche dopo la gestione della Capitaneria di Porto e quella della Regione, da tre anni le concessioni sono faccenda di competenza del Municipio di Ostia. Cosi negli anni, Papalini firma 32 "determinazioni dirigenziali" per "lavori di somma urgenza" che appaltano 14 milioni di opere senza gara. E attraverso il suo ufficio tecnico - per ironia della sorte affacciato sulla spiaggia dei Triassi - passano le concessioni demaniali di stabilimenti e chioschi. Come i 5 che, il 28 aprile scorso, vengono sequestrati su mandato del pm Mario Palazzi sull’arenile di Castelporziano, spiaggia nella zona di Ostia levante e nota ai romani come "I Cancelli". LaCapitaneria di Porto scopre infatti che quelli che dovrebbero essere modesti capanni in cui dare riparo a sdraio e ombrelloni si sono trasformati in ristoranti sul mare da 150 metri quadrati. Scopre, che a gestire uno di uno dei cinque capanni sequestrati e un dirigente dell’Ufficio tecnico di Ostia, Mario Bellavista, gia capogruppo Pdl al XIII municipio, che le concessioni le assegna. E che tra i beneficiati e "abusivi" delle concessioni ci sono anche la moglie, Mara Contu, e la figlia Azzurra.
I padroni delle spiagge. Del resto, nel mondo capovolto di Ostia, la storia di alcune delle concessioni documenta meglio di qualsiasi inchiesta della magistratura quali itinerari segua il governo della cosa pubblica in un territorio che, di fatto, l’amministrazione non controlla, ma distribuisce a chi ne e altrimenti padrone. La concessione per lo stabilimento "Kitesurf" viene assegnata senza bando dall’ingegner Papalini a Italo Mannucci, gia vice difensore civico del comune di Roma in quotaPdl. Il "Moma" e gestito da Maurizio Perazzolo, gia consigliere regionale con la Polverini. L’"Orsa Maggiore" finisce a Ferdinando Colloca (fratello dell’ex Pdl e quindi Udc Salvatore), candidato alle ultime amministrative con Casa Pound e socio nello stabilimento con la famiglia Spada (che dell’Orsa maggiore ha il 60 per cento), dove per altro la sicurezza e gestita da un ex sottufficiale della Capitaneria di Porto e da un ex agente del commissariato di Ostia. E dove la spiaggia non ha il colore della politica ecco le stimmate delle "famiglie". Dello stabilimento di don Carmine, si e detto. Come di quello dei Triassi, su una striscia di arenile originariamente in concessione alle suore. Ma e arrivati all’"Acuna Matata" che si fa una scoperta. La concessione e assegnata a Cleto di Maria, l’autista dei Triassi. Un arresto a Fortaleza negli anni ’90 con un maxi carico di cocaina.
Il business dei parcheggi. Il business degli arenili ha avuto come appendice anche quello dei parcheggiall’esterno degli stabilimenti. Per dirne una, nell’estate del 2012, la gestione degli spazi "con strisce a pagamento" di Ponente venne appaltata ad Armando Spada, l’uomo indagato ora per duplice omicidio (il progetto poi aborti ed e comunque costato agli abitanti di Ostia 50mila euro). Mentre al porto, e Frank l’Iracheno (al secolo Sulaiman Faraj), una passato di legami con la Banda della Magliana, ad aver vinto l’appalto per la gestione del grande parking attorno allo scalo marittimo. Arrestato nel 2004 con l’operazione Anco Marzio, seguita all’omicidio di Frau (che qualche mese prima di essere assassinato aveva vinto l’appalto per la gestione del parcheggio a pagamento della multisala di Ostia "Cineland") per traffico internazionale di stupefacenti, oggi "Frank" passa le sue giornate dentro un gabbiotto e riscuote un euro per ogni auto che parcheggia nel porto.
Primi colpi di cannone. Arenili, Waterfront, traffico di stupefacenti, riciclaggio, parcheggi. L’equilibrio di Ostia eora a un passaggio cruciale. Che non e scritto soltanto nel futuro giudiziario di don Carmine Fasciani o in quello degli Spada, nella sconfitta politica del centro-destra alle recenti elezioni amministrative. Ma nell’avviso ai naviganti arrivato nella notte tra il 26 e il 27 giugno, quando Michele Senese e tornato in carcere accusato di un vecchio omicidio. La Procura di Roma, con Giuseppe Pignatone, sembra voler aprire una nuova partita. E Senese in carcere ne e la premessa. Come l’individuazione degli assassini di "Baficchio" e "Sorcanera". Colpi di cannone che annunciano verosimilmente una tempesta. O magari un invito alla resa. A soli venti chilometri da Roma. Dove qualcuno ha continuato a ripetere e a far finta di credere per troppo tempo che "la mafia non esiste". Federica Angeli e Carlo Bonini (...)
A piedi lungo il Raccordo Anulare per scoprire dove e finita Roma
Arrivato a Roma, nel 2001, una vita a Milano e cinque anni a Londra, rimasi spiazzato. Mi perdevo incontinuazione, passavo ore a chiedere informazioni nel tentativo di capire dove ero finito, nella speranza di trovare un criterio, una logica per orientarmi.
STORIE E INCONTRI, IL DIARIO MULTIMEDIALE
Bar, edicole, incroci, vigili, le mie ingenue domande generavano capannelli e accendevano dibattiti. Come raggiungere una destinazione poteva diventare un fatto di principio. Ognuno li a convincermi, a farmi entrare in testa la sua idea di citta, i suoi riferimenti, le sue priorita. Coglievo un grande senso di liberta nel rappresentare la citta. In nessun altro luogo ricordavo di aver provato qualcosa di simile. Ad esempio era chiaro che non esisteva un’idea condivisa di centro di Roma: chi diceva piazza Venezia, chi piazza San Giovanni, chi piazza del Popolo, chi il Colosseo, chi la stazione Termini. Non esisteva neppure un’idea condivisa di limite: chi faceva riferimento alle Mura Aureliane, chi al Grande Raccordo Anulare, chi alla sinistra o alla destra del Tevere, chi a Ostia eai Castelli.
Fu cosi che la curiosita di ascoltare ebbe la meglio sulla necessita di orientarmi. Da allora non smisi mai piu di perdermi per Roma. Imparai a godermi una citta impossibile da prevedere e razionalizzare, in grado di regalare continue emozioni e spaesamenti.
La prima conseguenza fu di buttarmi avidamente nella rilettura de Le citta invisibili di Calvino, libro che placo del tutto la sciocca ansia di "domare Roma". C’e un passaggio in particolare, da uno dei capitoli dedicati a "la citta e il desiderio", che definitivamente scateno la curiosita e il bisogno di perdermi: "... a chi si trova un mattino in mezzo ad Anastasia i desideri si risvegliano tutti insieme e ti circondano. La citta ti appare come un tutto in cui nessun desiderio va perduto e di cui tu fai parte, e poiche essa gode tutto quello che tu non godi, a te non resta che abitare questo desiderio ed esserne contento".
Finalmente avevo capito. L’unica possibilita che avevo per conoscere Roma eralasciarmi trasportare tra ordine e caos, realta e rappresentazione, pieni e vuoti, monumentalita e spontaneismo, storia e tanti futuri possibili, legalita e abuso, pezzi di citta promessa e rovine del presente, catacombe, orti, spiagge, autostrade urbane, pascoli, svincoli, cave, corsi d’acqua, discariche e boschi.
Con Paolo Fareri e Claudio Calvaresi, cari compagni di passioni urbane, iniziammo a ragionare intorno all’argomento, all’idea di questo spaesamento continuo. E fu li che venne fuori il Gra, il Grande Raccordo Anulare, un paesaggio tutto da scoprire, una straordinaria occasione per raccontare la Roma contemporanea.  Un luogo che attraversa tutto, ma quando ci stai sopra allude, senza riuscire a dirti mai nulla di dove sei. Cosi ci siamo fatti qualche giro completo del Gra in auto, di giorno e poi di notte, osservando, prendendo appunti, divagando e scherzando. Iniziammo a scambiarci mail con i primi pensieri sull’argomento. Eravamo parecchio intrigati, e fummo colpitie divertiti dalla straordinaria imitazione fatta da Corrado Guzzanti del Venditti che sfreccia sul Gra con il pianoforte, cantandone luoghi mitici e improbabili leggende. Trovammo il tutto molto piu di una coincidenza. Insomma, ci stavamo scaldando.
Poi Paolo improvvisamente si ammalo, e senza che nemmeno avessimo il tempo di capire cosa stava succedendo ci lascio, soli e senza parole. E per quel che mi riguarda con addosso il tarlo del Gra. Claudio torno a Milano, io continuai a tornare sul Raccordo, sempre piu spesso. Ormai era diventata una febbre. Feci delle ricerche. Capii che c’era, e tuttora c’e, pochissimo sull’argomento. Nei testi ufficiali di urbanistica, quelli universalmente accreditati, il Raccordo non viene preso in nessuna considerazione. Pero scovai un breve saggio di Renato Nicolini, intitolato "una macchina celibe", geniale come il suo straordinario autore. Nicolini vi sostiene che il Gra, oltre ad essere stato "inventato" da Eugenio Gra, ingegnere dell’Anas, nonproduce alcuna organizzazione, non supporta nessuna struttura, esiste solo in funzione del suo inventore, delle sue entrate e delle sue uscite, insomma e un’opera eccentrica, totalmente fine a se stessa, un folle gesto d’artista a cui la modernita e letteralmente piombata addosso, attribuendogli un ruolo che era meglio non avesse. Secondo Nicolini non e finita qui, poiche il Gra in realta maschera e nasconde i conflitti e le contraddizioni della citta.
Furono queste parole a convincermi a partire, a piedi, per un viaggio lungo tutti territori del Raccordo.
Preparai un percorso di massima, organizzai l’equipaggiamento, semplice e leggero, e partii. Alla fine, ma quel giorno non lo sapevo, avrei percorso avanti e indietro oltre trecento chilometri di quest’ultima frontiera. Nicolò Bassetti (...)
L’informazione sulla Metro C un affare da migliaia di euro
I canali finanziari che pompano dentro gli ingranaggi di Metro C miliardi di euro provenienti dal Cipe, dal Comune diRoma e dalla Regione Lazio hanno qualche falla, qualche foro che in questi anni ha alimentato la criminalita organizzata, quella comune, oltre ad aver concesso alcuni casi di clientelismo e sprechi.  Nel 2010 ottiene un incarico da 70mila euro per non meglio precisata attivita di comunicazione la Fondazione Res Publica per una Cultura Liberale. Come e spiegato nel suo sito internet "la Fondazione e un luogo di dibattito e di confronto. E fornisce strumenti di comunicazione per aggregare la componente liberale presente tanto nell’area laica quanto nell’area cattolica". All’apparenza non emergono legami tra la mission politica del think tank e le tipicita di comunicazione di un’opera infrastrutturale fatta di ferro, cemento e acciaio. Ma la Fondazione sa esercitare una certa influenza. Sulla poltrona di presidente del Comitato scientifico siede Giulio Tremonti che proprio in quegli anni e ministro del Tesoro. Un altro ministro, Pietro Lunardi (autore della legge Obiettivo che regolail funzionamento amministrativo di Metro C), vede intrecciati i suoi destini con quelli dell’opera. La sua Rocksoil, gigante internazionale della trivellazione, ottiene importanti appalti dalla metro che, tra il 2009 e il 2011, gli valgono quasi 4 milioni di euro.
Nell’ottica della vicinanza al territorio, nel corso del 2010 Municipio Ottavo News sigla un contratto da 100mila euro. Come si legge nei registri degli appalti il compito del quindicinale di informazione e quello di "offrire servizi relativi alla sponsorizzazione di articoli". Il direttore del periodico si chiama Emanuele Amici, e un consigliere dell’VIII Municipio e alle ultime elezioni ha aderito alla formazione di destra "Fratelli d’Italia".
Come dimostrano questi casi, sono proprio le spese per la comunicazione quelle che, all’apparenza, sembrano le piu esagerate. Nel 2011, per la gestione di un info-point (un gazebo dedicato ai rapporti con la stampa e alla comunicazione al territorio e gestito da una solapersona) viene stanziato 1 milione di euro. Tanti soldi che finiscono nel frullatore di Metro C e vengono spezzettati nella fitta ragnatela dei subappalti. Daniele Autieri (...)
L’ultimatum del governo
Il cosiddetto Decreto "del fare" contiene le norme che potrebbero dare nuovo ossigeno ai cantieri della Metro C. Imponendo pero la data del 15 ottobre come limite per la consegna della tratta Monte Compatri-Pantano - Centocelle (data sulla quale si sta gia muovendo un gruppo di parlamentari per cercare di emendare il testo e ottenere uno slittamento almeno alla primavera del 2014). Le norme sono state analizzate dal Servizio studi della Camera che riporta nel brano che trovate qui sotto l’iter dell’opera, le sue caratteristiche principali. Ci sono anche alcuni dati ormai ampiamente superati (per esempio le 42 stazioni quasi dimezzate) ed e abbastanza strano che sia cosi in un documento ufficiale che fa riferimento a delibere del Cipe (Comitato interministeriale diprogrammazione economica) da approvare  o gia approvate.
Articolo 18, comma 6
(Disposizioni concernenti la linea C della metropolitana di Roma)
"La norma prevede che, entro il 30 ottobre 2013, il progetto definitivo della tratta Colosseo - Piazza Venezia della linea C della metropolitana di Roma debba essere sottoposto al CIPE. Ai fini del finanziamento del progetto possono essere utilizzate le risorse del Fondo di cui al comma 1 dell’articolo 18, a condizione che la tratta Pantano - Centocelle della stessa linea C sia messa in esercizio entro il 15 ottobre 2013. Si rammenta che il comma 3 del medesimo articolo 18 gia demanda a delibere CIPE, da adottarsi entro quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legge, la possibilita di finanziare a valere sulle risorse del Fondo istituito dal comma 1 dell’articolo 18 alcune opere strategiche tra le quali la tratta Colosseo  -  Piazza Venezia della linea C della metropolitana di Roma. Ladisposizione in commento, pertanto, detta le condizioni alle quali la tratta e sottoposta all’esame del CIPE e la data entro la quale avverra detto esame.
Il tracciato della Linea C della metropolitana di Roma comprende 42 stazioni per una lunghezza complessiva di 42 km, in parte ad automazione integrale (treni con guida senza macchinista). Nel dettaglio il tracciato fondamentale si articola in 6 tratte: - T2: Clodio/Mazzini - Fori Imperiali/Colosseo - T3: Fori Imperiali/Colosseo-San Giovanni - T4: San Giovanni-Malatesta - T5: Malatesta-Teano-Alessandrino - T6A: Alessandrino-Bivio Torrenova - T7: Bivio Torrenova-Pantano e deposito graniti.
L’opera e finanziata nell’ambito del Programma delle infrastrutture strategiche di cui alla legge n. 443/2001 (cd. "legge obiettivo") .
La tratta T2 Clodio/Mazzini - Fori Imperiali/Colosseo, secondo quanto riportato nell’XI Allegato al Documento di economia e finanza 2013 trasmesso al Parlamento nel mese di aprile 2013, ha un costo di 769,44milioni di euro. La disposizione in commento fa riferimento alla tratta Colosseo  -  Piazza Venezia nell’ambito della linea T2.
Per quanto riguarda invece le tratte T6A, T7, e deposito graniti, nel cui ambito e inclusa la tratta Pantano  -  Centocelle, secondo quanto riportato nel citato Allegato, il costo complessivo e pari a circa 930 milioni di euro interamente disponibili. In particolare, la tratta Pantano  -  Centocelle risulta in fase di ultimazione.
Con la delibera del CIPE n. 84 del 2011 e stata approvata la variante relativa all’utilizzo delle terre da scavo delle tratte T4 - T5 e T6A comprese nel tracciato fondamentale ed e stato individuato nell’importo di 3.486,864 milioni di euro il "limite di spesa" del tracciato fondamentale, ripartito per tratte e per quote di finanziamento tra i soggetti finanziatori.
Da ultimo, con la delibera CIPE n. 127 del 2012, sono state individuate le risorse statali pari a 81,1 milioni di euro, a parzialecopertura dell’atto transattivo relativo alle tratte T3, T4, T5, T6A, T7 e deposito Graniti, tra Roma metropolitane s. r. l. (soggetto aggiudicatore) e metro C S. p. A. (contraente generale). Secondo quanto stabilito nel punto 1.8. di tale delibera, il nuovo "limite di spesa" del tracciato fondamentale della linea C della Metropolitana di Roma, costituito dalle tratte T2, T3, T4, T5, T6A, T7 e Deposito graniti, sara? rideterminato dal Comitato a seguito della trasmissione, da effettuarsi entro novanta giorni dalla pubblicazione della delibera (avvenuta il 22 giugno 2013), dei quadri economici aggiornati di tutte le tratte citate".repubblica (...)

 









   
 



 
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