Negli ultimi 10 anni della storia industriale della Fiat di Pomigliano d’Arco si e registrato un ciclico e sistemico rincorrersi di implausibili piani industriali annunciati e/o presentati dall’azienda con forte e ricercato impatto mediatico ai sindacati ed alle istituzioni locali e nazionali, sottoscritti e mai realizzati, in una evanescente sequenza in cui il successivo smentiva e annullava il precedente. Tali vicende sono emblematiche delle inquietanti modalita di ristrutturazione e riorganizzazione industriale in uso da decenni nell’intero Gruppo Fiat sempre attuate con aiuti di Stato diretti, indiretti e indotti. Una ristrutturazione e non casualmente , la prima strategicamente "propedeutica" alla seconda: (1? fase) ingiustificato e "abnorme" raddoppio della capacita produttiva di fatto incompatibile con le realistiche domande contingenti e "di prospettiva" scientificamente desumibili nel tempo rispetto ad ogni ’ragionata’ proiezione delmercato dell’auto; (2? fase - ai giorni nostri) chiusura-ridimensionamento "di conseguenza" degli impianti in Italia e delocalizzazione produttiva all’estero con inesorabili e progressivi tagli occupazionali di portata inaudita e speculazione finanziaria sui beni pubblici distrutti all’uopo e precedentemente concessi dallo Stato alla Fiat (vedi ad esempio il business-immobiliare sui suoli ex Alfa Romeo di Arese in occasione dell’EXPO 2015 (azienda smantellata dalla Fiat nonostante le garanzie di "tenuta e rilancio" fornite dagli Agnelli all’epoca alle massime autorita competenti dello Stato). Per realizzare i suoi disegni la Fiat negli anni ha da sempre - e paradossalmente - utilizzato la propria posizione dominante nel sistema economico italiano prospettando (in chiave di fatto ricattatoria) gli ingenti danni derivanti all’economia ed al tessuto occupazionale da eventuali delocalizzazioni produttive o chiusure degli stabilimenti per esercitare forti pressioni sulle autorita digoverno e sugli attori sindacali, politici, legislativi ed amministrativi al fine di ottenere concessioni favorevoli alla vita industriale del proprio gruppo in termini di vantaggi finanziari, sulla concorrenza e sulle posizioni di mercato. Ma di fatto gli anni hanno dimostrato che gli ingenti finanziamenti pubblici richiesti dalla Fiat sono stati "impropriamente usati" dall’azienda proprio per delocalizzare, ridimensionare e smantellare i siti produttivi stravolgendo di fatto le motivazioni precedentemente addotte per la fruizione degli aiuti di Stato. E’ utile inoltre ricordare, a questo punto, che la Fiat, con l’acquisizione/svendita del gruppo Alfa Romeo concessagli a fine 1986, da oltre 26 anni gode tra l’altro del monopolio della produzione automobilistica in Italia. Il fatto e che non sempre l’esercizio di queste "leve di posizione" appare essere consentito senza limiti. In piu occasioni la concessione di vantaggi economici e concorrenziali da parte delle autoritaamministrative si e condensata nella stipulazione di accordi con il gruppo industriale, ove quest’ultimo si impegnava a mantenere obiettivi occupazionali ovvero ad effettuare precisi investimenti produttivi e di sviluppo. Nei casi che vedremo questi impegni sono stati del tutto e palesemente disattesi e le obbligazioni non adempiute e vi sono elementi che paiono dimostrare che la Fiat non avesse, fin dall’inizio, l’intenzione di adempiere a tali obbligazioni mirando cosi esclusivamente all’ottenimento di "quel" vantaggio patrimoniale e considerando come indifferente il raggiungimento o meno degli obiettivi industriali (strumentalmente) dati. A tal proposito, vista la strutturata in cadenza e negli anni di tali comportamenti organizzati in un sarebbe importante svolgere, tra altro, sia adeguati accertamenti sull’insieme degli atti relativi a tutto il Gruppo Fiat (e non ai singoli stabilimenti) nonche sulla predisposizione di adeguati mezzi finanziari ed industriali da parte delgruppo in vista della firma di quegli accordi. Cio anche allo scopo di verificare se la Fiat abbia contratto tali obbligazioni col proposito di adempierle o, in caso contrario, abbia ritenuto di non preoccuparsi della programmazione delle attivita e degli investimenti necessari, proprio col proposito di non adempiere o di ritenerne indifferente l’adempimento o meno. Il fatto e che, ad oggi, la Fiat ha sempre disatteso tutti i solenni e formali impegni contratti a "garanzia sociale" e di tenuta e rilancio industriale e occupazionale nonostante la specifica e collegata fruizione negli anni di ingenti finanziamenti pubblici diretti, indiretti ed indotti cui non e mai seguito alcun ritorno alla collettivita del corrispettivo economico investito dallo Stato in termini di utilita, valori e fini sociali. Fiat Pomigliano - 24 aprile 2003 Piano quinquennale 2003/2007 di rilancio dell’Alfa Romeo (disatteso) Siglato il 24 aprile 2003 in sede Unione Industriale di Napoli tra Fiat Auto spae FIM-FIOM-UILM-FISMIC di Napoli e Campania l’accordo l’accordo analizzando stabiliva . Fiat Pomigliano - 4 dicembre 2007 - annuncio di un nuovo piano di ristrutturazione il 4 dicembre 2007 - smentendo il precedente piano quinquennale 2003/2007 Fiat per Pomigliano l’a.d. Fiat Sergio Marchionne annuncio all’allora presidente del consiglio Romano Prodi e ai responsabili nazionali di CISL, CGIL e UIL Bonanni, Epifani ed Angeletti, un nuovo "piano straordinario per il rilancio industriale dello stabilimento di Pomigliano d’Arco" contemplante la prospettata chiusura per 2 mesi della fabbrica per ristrutturazione e adeguamento tecnologico agli standard di qualita degli altri impianti Fiat finalizzato per costruire i futuri modelli, e corsi di formazione per gli oltre 5.000 addetti; investimenti tecnologici per 70 milioni di euro (sic) per "garantire prospettive di continuita e sviluppo per competere entro il 2008 con la concorrenza internazionale". Fiat Pomigliano - 5 maggio 2008 -Polo Logistico di Eccellenza (sic) di Nola (da 5 anni in cigs alcuna credibile missione industriale con un nuovo anno di cigs richiesto oggi dalla Fiat) A detta dell’a.d. Fiat il "Reparto-Confino" (cosi definito dai 316 lavoratori li ’deportativi’, tra sindacalizzati o con ridotte capacita lavorative per evidenti patologie professionali) avrebbe dovuto "servire la logistica Fiat di tutto il centro-sud a partire dal triangolo industriale di Pomigliano, Cassino e Melfi". I fatti si commentano da soli: da ben 5 anni al sito di Nola non esiste alcuna "attivita logistica" e 300 addetti sono da anni in cassa integrazione senza soluzione di continuita ed alcuna realistica prospettiva futura. Nemmeno le operazioni di logistica per la produzione delle vetture Panda (ancora dimezzata rispetto alle ’previsioni’ dell’a.d. di 280.000 unita/anno) e svolta a Nola: si pensi all’assurdita produttiva di far transitare i camion con i rifornimenti di materiale destinati alla produzione di Pomigliano dacontabilizzare, non come sempre fatto ed ovvio all’accettazione di stabilimento, ma in una sede distante circa 20 km, per poi far proseguire i camion stessi per lo stabilimento di Pomigliano! Fiat Pomigliano: 27 maggio 2008 - avvio in settembre della produzione della Bravo (mai avvenuta) Il 27 maggio 2008 la Fiat comunicava a FIM, FIOM, UILM e FISMIC nazionali (come da verbale di riunione sottoscritto tra le parti in pari data) lo "stato di avanzamento del piano a Pomigliano" e gli "interventi tecnico-impiantistici ed organizzativi da effettuare in verniciatura e montaggio per l’avvio della produzione della Fiat Bravo a partire dal settembre 2008" (anche questo "piano" non e mai stato realizzato). In tale riunione la Fiat ha inoltre "illustrato le motivazioni dell’acquisizione aziendale delle attivita di movimentazione componentistica all’interno dello stabilimento" finalizzate alla realizzazione di un "progetto di riorganizzazione dei servizi logistici (aree ricevimentomateriali, scarico/carico automezzi, stoccaggio magazzino, chiamata materiali ed alimentazione delle linee)". Va ricordato che 9 anni prima, il 14 ottobre 1999, le richiamate attivita di "servizi logistici", con i 680 lavoratori adibiti, erano state esternalizzate dalla Fiat all’azienda LOGINT mediante cessione di ramo d’azienda. La vicenda delle "terziarizzazioni a macchia d’olio", e delle successive reinternalizzazioni della prevalenza delle lavorazioni non direttamente collegate alla catena di montaggio e un consistente fenomeno collaterale alla ristrutturazione Fiat (e da questa abilmente pilotato) e sara approfondito nelle pagine successive. Fiat Pomigliano: 8 giugno 2010 - la Panda - ancora produzione dimezzata rispetto all’annunciata Nell’accordo dell’8 giugno 2010 siglato tra Fiat Group Automobiles (assistita da Unione Industriale di Torino e Napoli) e FIM, FIOM, UILM e FISMIC nazionali e di Napoli si cita che, "la grave situazione economica le sue pesanti ricadute sulsettore auto ed in particolare su Pomigliano per il quale si e reso necessario nel 2009 il ricorso a circa 6 milioni di ore di cassa integrazione e per il quale si e verificato un ulteriore aggravamento delle situazione dei primi 5 mesi del 2010. Con riferimento al Piano illustrato dall’azienda nella riunione del 30 marzo 2010 presso il Ministero dello Sviluppo Economico nell’incontro con le OO.SS. e ai successivi incontri del 9 aprile e del 4 maggio presso Unione Industriali Napoli e del 21 aprile presso la sede del Lingotto, nonche i successivi incontri del 12, 13 e 14 maggio e 4 giugno, le organizzazioni sindacali condividono gli obiettivi del progetto finalizzati a rafforzare la posizione strategica in Italia con l’avvio della futura Panda presso lo stabilimento di Pomigliano e assicurare la continuita della presenza industriale sul territorio con il conseguente impatto positivo sul sistema industriale locale"."Il radicale intervento di ristrutturazione presuppone il riconoscimentodelle cassa integrazione guadagni straordinaria per ristrutturazione per due anni dall’avvio degli investimenti". "non potranno essere adottati meccanismi di rotazione tra i lavoratori". Audizione 15 febbraio 2011 comm. Attivita Produttive Camera: il nuovo ’piano’ di Marchionne (anche questo mai realizzato) Estratto dal resoconto Camera: ."all’Italia abbiamo destinato 20 miliardi di euro di cui 4 a Fiat industrial e il resto, pari a 16 miliardi, per Fiat spa: il 65% per Fiat Group Automobiles, il 15% per i marchi di lusso e il 20% per motori e componentistica""."quattro anni fa e stato varato un piano senza precedenti del sito di Pomigliano ma non e stato sufficiente a garantire la saturazione dell’impianto"."per questo vi abbiamo deciso di costruire la futura Panda il che, nel giro di qualche anno, sfruttando la ripresa del mercato, ci permettera di arrivare oltre la soglia delle 250.000 auto prodotte"."l’obiettivo di Fabbrica Italia e quello di incrementare gradualmente ivolumi di produzione nei nostri impianti italiani arrivando nel 2014 alle 1.400.000 unita, piu del doppio rispetto alle 650.000 prodotte nel 2009. L’aumento e ancor piu significativo se lo confrontiamo con un anno disastroso come il 2010 quando siamo arrivati ad appena 561.000 vetture. A questo va aggiunta la produzione veicoli commerciali leggeri, il cui obiettivo e quello di arrivare a 250.000 unita annue, rispetto alle 150.000 del 2009 ed alle 190.000 del 1010. In totale, il piano di Fabbrica Italia e quello di raggiungere nel nostro paese la produzione di 1.650.000 veicoli nel 2014"."L’obiettivo e di produrre in Italia, entro il 2014, oltre un milione di veicoli destinati all’esportazione, di cui circa 300.000 al mercato statunitense. La percentuale delle esportazioni crescera quindi dal 50% dell’anno scorso al 65% nel 2014. Questo piano rappresenta una grande opportunita per creare nuovi posti di lavoro in Italia e aumentare i salari" Fiat Pomigliano 16 giugno 2011 - cigs perCessazione dell’attivita di FGA ceduta a Fabbrica Italia L’ennesimo Piano Industriale del gruppo Fiat, gia presentato il 22 dicembre 2009 a Palazzo Chigi alla presenza di rappresentanti istituzionali e dei sindacati confederali, annunciava la possibilita di realizzare a Pomigliano la produzione della nuova Panda. In tal senso il 15 giugno 2010 Fiat Group Automobiles spa (da ora FGA) sottoscriveva un’intesa con FIM, UILM, FISMIC e UGL. Il 9 luglio 2010 le parti firmatarie della citata intesa convenivano che la fabbricazione del modello della nuova Panda non sarebbe stata attuata da FGA ma da una societa di nuova costituzione denominata Fabbrica Italia Pomigliano spa (da ora FIP), societa quest’ultima che avrebbe realizzato gli investimenti relativi agli impianti produttivi per la fabbricazione del modello Panda. "l’indicata situazione crea le premesse". dichiara FGA con comunicazione del 16 giugno 2011."per il progressivo disimpegno di FGA dalle attivita produttive e organizzativefunzionali alle fasi di fabbricazione veicolistica, con conseguente cessazione di attivita, nella locuzione di cui al DL 249/2004 convertito in legge 291/2004 e alle successive interpretazioni di carattere amministrativo, tale da motivare l’istanza di ricorso alla CIGS (per detta casuale, dal 15 luglio 2011 e fino al 14 luglio 2013, quale coerente strumento di sostegno al reddito per il personale (sino a un massimo di 4367 lavoratori) della sede di Pomigliano d’Arco dello stabilimento G. Vico"." si precisa inoltre, ai fini dei criteri di scelta che tale cigs si colloca successivamente ai precedenti periodi di cassa integrazione ordinaria (da settembre 2008 a novembre 2009) adottati quale misura per fronteggiare la crisi economica-finanziaria originatasi nel 2008; alla cigs (dal 16 novembre 2009 al 14 novembre 2010) per crisi aziendale per evento improvviso e imprevisto; alla cassa integrazione in deroga dal 15 novembre 2010 al 14 luglio 2011. Con accordo sindacale l’azienda siimpegnava ad assumere in FIP entro il 13 luglio 2013 tutti i lavoratori FGA in cigs. Tale impegno, su iniziativa di Slai cobas, e stato inoltre sancito dal Tribunale di Torino che, nella successiva motivazione di sentenza della decisione del 13 luglio 2012, stabiliva, per tutto il personale di FGA Pomigliano.."la graduale ricollocazione di tutto il personale presso Fabbrica Italia Pomigliano con scadenza al 14 luglio 2013". Fiat Pomigliano 1? febbraio 2013: scompare Fabbrica Italia e riappare FGA - ancora cigs Come volevasi dimostrare: con comunicazione del 1? febbraio 2013 la Fiat avvia una nuova procedura di cigs per l’ennesima "pseudo riorganizzazione aziendale". Ed ecco che scompare Fabbrica Italia Pomigliano e. riappare Fiat Group Automobiles! ."L’ampio processo di razionalizzazione societaria in corso ad opera di FGA ha determinato quest’ultima ad acquisire con effetto dal 1? marzo 2013 il complesso aziendale di Fabbrica Italia Pomigliano"."vengono meno i presupposti dellacessazione dell’attivita di FGA Pomigliano rendendosi tuttavia necessario un articolato programma di riorganizzazione che interessera tutte le aree di detta sede"."la realizzazione del piano richiede il ricorso alla cigs per il periodo dal 1? marzo 2013 al 31 marzo 2014"."il personale interessato dall’ammortizzatore sociale, in relazione alla prevista acquisizione di Fabbrica Italia Pomigliano risulterebbe complessivamente di 4.515 lavoratori". Il tutto con modalita rotazione tra ’cigs e lavoro’ fortemente diversificate tra gli addetti ex FIP (realmente adibiti in produzione) e quelli FGA (ancora tagliati fuori dal reale ciclo produttivo e richiamati per brevi periodi di lavoro "pro-forme" e indiretto). Il prototipo di "Fabbrica Italia"quale paradigma del disimpegno industriale del gruppo Fiat Con i relativi e richiamati piani presentati dalla Fiat ai vari livelli istituzionali e le collegate intese sindacali la Fiat, a partire da Pomigliano. lancia il progetto di "FabbricaItalia" previsto in progressione per tutte le fabbriche italiane di auto del gruppo. La costituzione di Fabbrica Italia Pomigliano (poi ancora annullata dall’azienda come tutti i precedenti "piani") ha comunque il merito di il senso del vero progetto strategico di "dimagrimento industriale" in Italia della Fiat prospettante il sostanziale disimpegno produttivo del gruppo con prevalenti strategie organizzative sostitutive di quelle industriali e la manifesta volonta di trasformazione progettuale, commerciale e "di servizio", nonche finanziaria, di FGA tramite lo scorporo presso nuove aziende (le newCo) delle attivita funzionali alla fabbricazione autoveicolare e realizzare cosi un forte "ridimensionamento pilotato" del gruppo (oggi in atto) e conseguente la volonta di riadeguare i bilanciamenti produttivi internazionali (a discapito di quelli italiani) in funzione della nuove esigenze di allocazione produttiva della multinazionale Chrysler Fiat. Questo il senso oggettivo dell’avvio diFabbrica Italia Pomigliano realizzata con forma societaria autonoma e separata e, di fatto, "prototipo" della ristrutturazione di FGA collegata alla casa madre da "contratto di rete". Cio anche al fine di operare senza alcun vincolo (all’interno delle nuove logiche da off-schore del diritto del lavoro) ne legame con associazioni datoriali e applicare contratti collettivi specifici destinati a de-regolamentare il nuovo rapporto di lavoro degli assunti ex novo, tutti preventivamente selezionati dal "vincolo contrattuale di accettazione" dell’accordo sindacale di Pomigliano del 15/6/2010". Particolare ’pericolosita sociale’ della strategia Fiat e data dalla prospettiva di dimezzamento occupazionale negli stabilimenti italiani di FGA: a Pomigliano appena il 50% degli oltre 5.000 addetti interessati e stato reintegrato in FIP (e successivamente in FGA) con la permanenza da anni in cassa integrazione senza sbocchi di altrettanti lavoratori. Prospettando la definizione di programmiproduttivi alle newCo di Fabbrica Italia, l’ad. Fiat Sergio Marchionne ha inoltre confezionato l’ennesimo "escamotage" utile a "rimandare nel tempo" l’esigenza della presentazione di attendibili e realistici Piani Industriali, gli unici atti a garantire il rientro dalla cassa integrazione della moltitudine di addetti da anni tagliati fuori dal processo produttivo degli stabilimenti italiani.
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