Il Vaticano manda alla sbarra il nostro giornalista Emiliano Fittipaldi, l’autore del bestseller "Avarizia", l’inchiesta che ha svelato scandali e ricchezze della Santa Sede grazie alla pubblicazione di carte segrete e inchieste esclusive sullo Ior, sugli investimenti all’estero dei monsignori e sugli affari dei cardinali. È la prima volta nella storia del Vaticano che un giornalista è messo sotto accusa davanti ai giudici del papa. La prima udienza è in programma martedì 24 novembre. I magistrati d’Oltretevere hanno concluso le indagini preliminari, e hanno deciso - a sorpresa - di usare le maniere forti e mandare a processo sia Fittipaldi sia il collega Gianluigi Nuzzi, autore di "Via Crucis", per aver divulgato «notizie riservate». Si tratta, per il codice penale vaticano, di un reato grave: nel paragrafo sui «Delitti contro la Patria» nel luglio del 2013 è stato infatti inserito un nuovo articolo, il 116 bis. «Chiunque si procuraillegittimamente o rivela notizie o documenti di cui è vietata la divulgazione, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni o con la multa da euro mille ad euro cinquemila» recita la norma. «Se la condotta ha avuto ad oggetto notizie o documenti concernenti gli interessi fondamentali o i rapporti diplomatici della Santa Sede o dello Stato, si applica la pena della reclusione da quattro a otto anni». Fittipaldi e Nuzzi non sono gli unici rinviati a giudizio. Davanti al giudice sono stati mandati anche due presunte fonti dei giornalisti: Lucio Vallejo Balda, monsignore spagnolo nominato da papa Francesco e segretario della Cosea, la commissione referente che ha condotto l’indagine sulle finanze vaticane, e Francesca Immacolata Chaouqui, membro della stessa commissione. Sarà processato anche il quinto indagato: Nicola Maio, ex collaboratore della commissione referente sulle strutture economiche e amministrative della Santa Sede (Cosea). Nei confronti di questi tre imputati lamagistratura vaticana contesta anche il reato di associazione per delinquere. «Sono incredulo. Non è un processo contro di me, ma contro la libertà d’informazione» spiega Fittipaldi a "L’Espresso". «In tutto il mondo i giornalisti hanno il dovere di pubblicare notizie e segreti che il potere, qualunque esso sia, vuole tenere nascosti all’opinione pubblica. Mostrare documenti confidenziali e informare la gente delle malefatte dei potenti è l’essenza del nostro lavoro. Capisco che in Vaticano siano in grave imbarazzo per quello che ho raccontato, anche perché non hanno potuto smentire nulla di quanto ho denunciato. Però non mi aspettavo che aprissero un processo penale contro me e Nuzzi». Il dibattimento potrebbe iniziare già la prossima settimana, e concludersi in tempi record, prima dell’inizio del Giubileo della Misericordia previsto per l’8 dicembre. «Forse sono ingenuo, ma credevo che indagassero su chi ha commesso gli illeciti che ho denunciato, non su chi li ha svelati»prosegue Fittipaldi «Cosa farò adesso? Non lo so. Parlerò stasera con i miei avvocati. Ma è un fatto che in Vaticano la libertà di stampa non sia sufficientemente tutelata. Nel loro ordinamento non esiste nulla di simile all’articolo 21 della nostra Costituzione. Il promotore di giustizia e gli uomini della gendarmeria mi avevano ventilato la possibilità di finire a processo? No. All’interrogatorio di lunedì scorso sono stati rispettosi e cortesi, ma alle domande ho opposto il segreto professionale. Non ce l’ho con loro, ma con una legge che considero illiberale e inaccettabile. Come ci si può difendere in quel tribunale se in Vaticano non esistono garanzie per il giornalismo libero?». di R.I.,l’espresso
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