Iraq, ora governo e curdi collaborano: al-Maliki comanda raid contro gli jihadisti
 











Tentativi di unione in Iraq tra il governo di Bagdad a maggioranza sciita e i curdi del nord: di fronte all’avanzata anche nel territorio controllato dai peshmerga (i guerriglieri curdi, ndr) delle milizie jihadiste dello Stato islamico, il governo di Nuri al-Maliki ha ordinato all’aviazione di mettere a segno dei raid a sostegno delle forze curde. Si tratta di un passo politicamente molto significativo, visto che dall’inizio della crisi, i curdi hanno di fatto combattuto da soli contro l’Is, riuscendo a fronteggiarne l’avanzata. E di questa ’tenuta’ il Kurdistan iracheno si era fatto forte per avanzare richieste di indipendenza.
Ma il fronte settentrionale negli ultimi giorni sta cedendo, e in poche ore gli jihadisti hanno occupato le città di Wana, Zummar e Sinjar. La situazione in Iraq è drammatica: il paese è completamente spaccato, praticamente in tre tronconi: la regione curda a nord, l’area controllata dai sunniti dello Stato islamico aest - al confine con la Siria, dove l’Is controlla ampie zone - e il resto del paese sotto il controllo del governo di Bagdad, a guida sciita. Una guerra civile che è anche guerra di religione, con la minoranza cristiana nelle zone controllate dalla jihad costretti a fuggire e privati delle proprie case.
Circa 40mila di membri della minoranza irachena degli yazidi stanno abbandonando le loro case nel nord dell’Iraq, dopo che i militanti sunniti dello Stato islamico hanno conquistato le loro città nell’offensiva per espandere il loro califfato.
L’avanzata dello Stato islamico finora è stata inarrestabile, da Aleppo in Siria fino a Falluja, alle porte di Baghdad, e a Tikrit, al confine con il Kurdistan iracheno. Solo ieri i miliziani hanno conquistato Wana, Sinjar al confine con la Siria, Zumar e alla diga di Mosul dopo il ritiro dei Peshmerga curdi.
Lo scorso 29 giugno l’avanzata militare si è ammantata anche di un progetto politico: Abu Bakr al-Baghdadi ha annunciato lacreazione di un Califfato islamico tra Siria e Iraq, ovvero dalla provincia settentrionale di Aleppo fino a quella orientale di Diyala, vicino all’Iran, nominandosi Califfo. I confini interessati sono quindi quelli della Siria con la Turchia, attraverso i governatorati di Raqqa e Deir Ezzor, a est di Homs, sino alla provincia irachena occidentale di al-Anbar, in cui gli uomini dall’Isis hanno cominciato a infiltrarsi dall’inizio del 2014, al confine con il Kurdistan iracheno e a sud con la Giordania.
Con la presa di Mosul, il territorio occupato ha raggiunto il nord dell’Iraq, nel governatorato di Ninive. Nel dettaglio, tra le città che rientrano nel proclamato Stato islamico ci sono Raqqa, Tal Afar, Sinjar, Mosul, Abu Kamal, Qaim, Baiji, Tikrit, Anah, Zumar e Walid. Contesa Traybil, al confine con la Giordania, e diverse cittadine nel Kurdistan iracheno.
Nella formulazione geografica dei confini del Califfato, i miliziani considerano i territori del Levante della Grande Siriaprima della caduta dell’Impero ottomano e della spartizione territoriale moderna, frutto dell’accordo di Sykes-Picot del 1916. In pratica, l’Is promette agli arabi di vendicare la "grande offesa" coloniale, restaurando il primo Califfato islamico degli Omayyadi (661-750 d.C.) che riuniva questa regione prima della dominazione ottomana e mongola.

 

 









   
 



 
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