La speranza di poter ridurre l’inquinamento dell’aria e la quantità di rifiuti circolanti nei Paesi dell’Unione europea si infrange di fronte alla decisione presa oggi dal presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, di rottamare una serie di proposte legislative in campo ambientale pendenti nel processo decisionale comunitario. Si tratta del pacchetto sulla qualità dell’aria, che dovrebbe fissare limiti più stringenti per emissioni nocive come anidride solforosa, particolato e ossidi d’azoto, e di quello sulla cosiddetta "economia circolare", che impone un giro di vite sugli obiettivi di riciclaggio dei rifiuti (70% per quelli municipali e 80% per quelli da imballaggi entro il 2030), vietando anche di gettare in discarica qualunque materiale riciclabile. Juncker, dunque, è andato dritto per la sua strada ritirando le norme, con la promessa di "farne di migliori il prossimo anno", nonostante ieri sera l’Europarlamento avesse provato abloccarlo. L’assemblea plenaria riunita a Strasburgo, infatti, ha ribaltato a sorpresa la decisione della conferenza dei presidenti del Parlamento europeo - che aveva praticamente dato carta bianca alla Commissione - approvando con 231 voti contro 121 la proposta dei socialisti di discutere e votare sul programma di Juncker nella prossima sessione di gennaio. "Juncker ha giustificato la sua decisione di eliminare le leggi ambientali - spiega Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente - con l’esigenza di puntare sulle cose prioritarie rispetto al programma ereditato dalla precedente legislatura comunitaria. Fa veramente impressione sentire dal presidente dell’esecutivo Ue che la salute dei cittadini degli Stati membri e l’ambiente non sono delle priorità. Una posizione quanto meno paradossale, se pensiamo che, secondo le valutazioni della stessa Commissione, i nuovi limiti per ridurre lo smog (proposti nel dicembre 2013) potrebbero evitare di qui al 203058.000 morti premature, mentre le misure per l’economia circolare (proposte nel luglio 2014) potrebbero supplire alla carenza di materie prime nel Vecchio Continente e generare 580.000 nuovi posti di lavoro. Purtroppo hanno vinto le lobby industriali - conclude Ciafani - che temono i costi aggiuntivi associati ai nuovi limiti di emissioni e agli obblighi di riciclaggio dei rifiuti. E forse ne escono vittoriose anche le aziende farmaceutiche, visto che la prevenzione delle malattie respiratorie sembra non essere tenuta in alcun conto". Intanto, proprio sul pacchetto rifiuti-economia circolare si è mosso anche il Consiglio Ue. Mentre la commissione ufficialmente ha giustificato il ritiro delle proposte di direttive pendenti con l’impossibilità di trovare una accordo in tempi prevedibili fra i governi, i rappresentanti ben 23 paesi membri hanno sostenuto la proposta della presidenza di turno italiana dell’Ue di aggiungere nell’agenda del Consiglio Ambiente di mercoledì prossimo unadiscussione sulle nuove norme sui rifiuti - proprio quelle che l’esecutivo Juncker ha cancellato -, in modo da preservare i progressi già fatti verso un accordo politico sul testo, e segnalare "il loro sostengo per gli obiettivi della proposta legislativa, anche alla luce dell’impatto positivo atteso in termini di crescita e creazione di posti di lavoro". Monica Rubino,repubblica
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