Ebola, ok risoluzione Onu
 











Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha adottato all’unanimità una risoluzione per espandere la risposta globale alla diffusione di Ebola in Africa occidentale, che chiede di non isolare i Paesi colpiti. Tra i co-sponsor del documento c’è anche l’Italia. "Ebola non è solo un’epidemia, non è solo un’emergenza sanitaria, ma è una crisi umanitaria, sociale, economica, e una minaccia per pace e sicurezza internazionale", dice il direttore dell’Oms, Margaret Chan, nel corso della riunione del Consiglio di Sicurezza Onu.
Le Nazioni Unite creeranno una missione speciale di emergenza (Unmeer) per contrastare il virus, inviando personale nei Paesi più colpiti (Sierra Leone, Guinea e Liberia). Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, nel corso di una riunione del Consiglio di Sicurezza, ha affermato che le priorità strategiche della missione saranno quelle di fermare la diffusione della malattia, curare i pazienti infetti, garantire servizi essenziali,preservare la stabilità e prevenire la diffusione nei Paesi dove il virus non si è ancora diffuso.
Nel documento dell’Onu si chiede agli Stati membri di "fornire assistenza urgente, compresi ospedali da campo e personale". I Quindici invitano inoltre gli Stati membri ad abolire le restrizioni sui viaggi e alle frontiere imposte a causa di Ebola, che contribuiscono a un ulteriore isolamento dei Paesi colpiti". Anche le compagnie aeree e navali vengono invitate a mantenere i collegamenti con tali Paesi.
Ucciso staff di prevenzione in Guinea. Sono stati trovati morti, gli otto membri di un team che si occupava di disinfestazione ed educazione sui metodi di prevenzione contro l’Ebola in Guinea. Tre delle vittime erano giornalisti. Lo staff era stato attaccato da un gruppo in un villaggio nel sudest del Paese questa settimana. "Gli otto cadaveri sono stati trovati nelle fosse del villaggio. Tre di loro avevano la gola tagliata", ha reso noto un funzionario governativo locale,Damantang Albert Camara.
Mentre il Parlamento Ue in una risoluzione, approvata oggi per alzata di mano, ha definito l’Ebola un problema di "sicurezza globale con l’urgente necessità di risorse e di capacità operativa", l’epidemia che sta spezzando l’Africa ha toccato anche la Liberia, Guinea, Nigeria e Senegal. Secondo i dati diffusi oggi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità i contagiati sono saliti a 5357, senza nessun segnale di diminuzione. "Il trend al rialzo prosegue nel tre paesi più colpiti, Guinea, Liberia e Sierra Leone" spiega l’organizzazione aggiungendo che finora in Nigeria e salito a 8 il numero dei morti e che sono 21 i casi confermati in Senegal. In Liberia, ha spiegato l’organizzazione, sono soprattutto i casi della capitale Monrovia a pesare e al momento c’è una richiesta di almeno 1210 letti in ospedale per far fronte all’emergenza.
Ma il bilancio ufficiale è probabilmente una sottostima grave, la maggior parte dei malati resta a casa, ha paura, non esce erischia di continuare a infettare altri. Le persone infette hanno paura che gli ospedali siano solo posti dove morire. Altre sono state mandati via da centri sopraffatti dal numero crescente di pazienti.
In Sierra Leone l’epidemia di Ebola è fuori controllo. La gente oggi ha affollato le strade e i mercati per fare scorta di cibo e altri beni di prima necessità. Da mezzanotte il paese sarà fermo per tre giorni, uno ’shutdown’ deciso per permettere ai volontari e ai medici di individuare i malati o i casi sospetti. Negozi chiusi, strade bloccate, ma il tempo servirà anche per distribuire un milione e mezzo di saponette nel tentativo di circoscrivere il contagio e rallentare il focolaio del virus. Le autorità hanno deciso che i 6 milioni di cittadini del Paese dovranno rimanere nelle loro abitazioni, esclusi i volontari che si recheranno di casa in casa portando il sapone e informazioni su come prevenire l’Ebola.
Che ha ripreso vigore. Ogni giorno si ammalano più di 20 persone. Perfar fronte a questa emergenza, oggi Emergency ha aperto un centro per la cura dei malati di Ebola a Lakka, a pochi chilometri dalla capitale. "Abbiamo deciso di aprire questo centro perché l’epidemia non accenna a fermarsi: i casi positivi aumenteranno e c’è bisogno di altro personale sanitario, nuovi reparti di isolamento e altri posti letto per la cura dei pazienti", dice Luca Rolla, coordinatore di Emergency in Sierra Leone. La prima paziente è stata ricoverata appena quattro ore dopo l’apertura. E’ una ragazza di 18 anni, arrivata spontaneamente al Centro di Lakka. Altri stanno arrivando. Tre casi sospetti sono in cammino dalla zona di Waterloo, a est di Freetown, e sono stati segnalati dal team dei surveillance officers, gli operatori che monitorano il territorio.
Emergency ha allestito una struttura messa a disposizione dal ministero della Sanità locale, è suddivisa in un’area di attesa, un’area di triage, un’area per l’isolamento dei casi sospetti con dieci posti letto, unadedicata alla cura dei malati da 12 posti letto, una zona di disinfezione, e un obitorio. A queste si aggiunge l’area dei servizi con spogliatoi, magazzini, lavanderia, cucine. Circa 110 persone tra medici, infermieri, logisti, ausiliari, personale delle pulizie, sono al lavoro senza sosta. Arrivano dall’Italia, Serbia, dalla Spagna e dall’Uganda. Dall’insorgere dell’epidemia, nello scorso giugno, tutta l’attività del Centro è stata riorganizzata per limitare le possibilità di contagio. Il personale nazionale e internazionale è stato formato sui protocolli di protezione, due tende per l’isolamento sono state allestite nel complesso dell’ospedale lontano dai padiglioni medici e tutto l’ospedale è sottoposto a procedure per la disinfezione specifiche.
Nel tentativo di limitare la diffusione del virus il governo della Sierra Leone ha coinvolto anche l’Unicef. Dal 19 e 21 settembre, lancerà un’ambiziosa campagna di informazione pubblica con l’obiettivo di raggiungere ogni famiglia.Mentre la malattia continua a mietere vite e a devastare comunità, è di fondamentale importanza raggiungere il maggior numero di persone con informazioni corrette e regole per prevenire l’Ebola, insieme a forniture mediche adeguate. "Abbiamo trasmesso messaggi salvavita attraverso la radio, la Tv e la stampa ma non è sufficiente", spiega Roeland Monasch, Rappresentante Unicef in Sierra Leone, "abbiamo bisogno di portare informazioni ovunque siano le persone".
Con l’iniziativa "Ose to Ose Ebola Tok" , che nella lingua locale significa "parlare in ogni casa" oltre 28.500 mobilitatori sociali, giovani e volontari raggiungeranno, porta a porta, 1,5 milioni di case per condividere informazioni su come le famiglie possono proteggersi contro l’Ebola e prevenirne la diffusione. "La lotta contro l’Ebola dev’essere combattuta in ogni casa, in ogni comunità e in ogni centro di cura", continua Monasch. Servono soldi per la ricerca. L’Unicef dovrà raccogliere circa 200 milioni di dollari pervenire incontro alle esigenze di donne e bambini colpiti dall’Ebola in Africa occidentale. E’ possibile partecipare effettuando donazioni tramite il sito: www.unicef.it.

 


 









   
 



 
01-09-2017 - Alimentazione, e ora che posso mangiare? Viaggio nella spesa a zigzag
04-05-2016 - Cittadinanzattiva denuncia il mancato ’Patto per la salute’. Abolire superticket”
25-04-2016 - Cibi con aggiunta di vitamine? Solo marketing. E potrebbero pure essere dannosi per la salute
25-02-2016 - Pfas Veneto, il documento: “Emergenza non sotto controllo” su alimenti contaminati da cancerogeni
06-01-2016 - MEDICI RIVELANO: LE RICERCHE SUL CANCRO SON FALSE
12-11-2015 - Olio di palma contaminato
11-08-2015 - Violenze e sfruttamento per l’olio di palma durante il picco dell’emergenza Ebola
06-08-2015 - Due miracolose piante bibliche efficaci contro l’Alzheimer
11-06-2015 - Vaccino antinfluenzale,per la stagione 2015/2016
14-05-2015 - L’America è la patria delle Multinazionali e delle Lobby dei farmaci
06-05-2015 - TTIP e TISA. La salute in vendita
09-03-2015 - Nas, 18 tonnellate di alimenti scaduti sequestrati in 15 giorni
05-03-2015 - Expo, la denuncia: Usati semi nocivi ai bimbi L’azienda: Innocui, solo sacchi prestampati
04-03-2015 - Epatite C: il farmaco c’è. Ma costa troppo
24-02-2015 - Casa Sollievo della Sofferenza: presentazione progetto “Micro”

Privacy e Cookies