Adesso si troveranno finalmente davanti la scena del delitto, il teatro della casta, il tempio del privilegio, obiettivo finale di molti degli anatemi che li hanno portati alla vittoria. Il Parlamento con le sue tentazioni e i suoi benefizi li aspetta: quante trappole nel Palazzo romano pronte a scattare all’arrivo dei nuovi deputati grillini. L’ha detto lui, il numero uno del non-partito, dove «uno vale uno» e non vale per lui naturalmente: «Saremo dentro, fateci dare un’occhiata», così Beppe Grillo il giorno dopo il risultato elettorale, e si riferiva al Parlamento. Il gran guru immagina la forza di contaminazione del Palazzo che a sua volta si sta preparando all’antropologia del nuovo Movimento. A contrastare la potenziale fascinazione dello status c’è persino un codice, un non-statuto con le regole del buon grillino battezzato dalle urne. Tanto per cominciare, guai a farsi chiamare onorevole o senatore, la rivoluzione è rivoluzione e dunque,secondo il Codice M5S è obbligatorio un più giacobino "cittadino". Anche Irene Pivetti ai primordi della Lega da neo presidente della Camera si era esercitata in originalità e usava solo il termine "deputato" e si è visto com’è andata a finire (ma cittadino non evoca anche un po’ l’antico Cicciolino?). Sarà una bella gara lo sbarco nell’emiciclo. Un match sperimentale. Uno zig zagare tra mine anti-grillino disseminate nell’incredibile percorso dei benefizi parlamentari pieno di tagliole, pozzi avvelenati, seduzioni, tessere a pioggia tutte gratis, treni, navi e aerei a quanto pare permessi, cinema e tribune autorità di stadi di sicuro proibiti. Resistere, è il mantra, anche al satanico blu delle auto di servizio con lampeggianti e autisti per i capigruppo sottoposti alla ruota del ricambio trimestrale, se no che differenza c’è rispetto a Fabrizio Cicchitto? Senza considerare l’improvviso impatto psicologico del facoltoso malloppo rappresentato dallo stipendio, indennità e diaria. Ilnon-statuto non permette che il mensile superi i 5 mila euro lordi e c’è l’impegno di versare il resto allo Stato, insieme all’assegno di solidarietà. Ma i neo cittadini-grillini dove potranno depositare i parlamentari guadagni? Impossibile cadere nel trappolone del conto corrente nelle banche preposte e molto ben disposte all’interno di Camera e Senato. E cedere così a condizioni a dir poco privilegiate, non proprio da Cayman ma quasi, quando metà degli italiani non riesce ad accedere nemmeno a un micro mutuo e se va bene le condizioni sono capestro, ipotecando anche i penati. Allora come fare? Meglio, nascondere i soldi sotto il materasso oppure entrare in una qualsiasi banca dove cercare di essere trattati possibilmente come i peggiori clienti della Campania (non è un problema, negli istituti romani quest’accoglienza viene naturale). Non sarà facile neppure gestire la diaria di 4.500 euro, permessa sì dal Codice, ma frutto del lavoro di soli due-tre giorni a settimana visto chesempre di più è il governo a legiferare con i decreti. Come impiegare allora il resto del tempo per non trasformarsi negli odiati parassiti della società? Probabilmente in casi così gravi sarà il cittadino-Robespierre Gianroberto Casaleggio a dare il Verbo. I grillini sono stati eletti per far fuori le regole del vecchio gioco, quindi non se ne parla di addentare un mitico supplì a prezzo stracciato della buvette (hanno detto che non ci metteranno piede) né di varcare la soglia dell’agenzia di viaggio o dell’ufficio postale interno, niente file e impiegati a dir poco gentili, tanto i neo cittadini grillini, metà umani e metà Web, fanno di sicuro tutto on line, come la complicata contabilità quotidiana con il rendiconto dettagliato di tutte le spese previsto da uno dei comandamenti del non statuto. Molto pericolosi gli abboccamenti. Ferrei no per esempio ad attraenti inviti a cena: come minimo si finisce dritti dritti in un affettuoso reportage sui bagordi romani di RobertoD’Agostino. Grande attenzione agli incontri: facendo su e giù le vasche nell’acquario del Transatlantico s’incontreranno squali bianchi travestiti da bonari giornalisti, con registratori-penne e cravatte cinepresa, in attesa di carpire gustose ingenuità da neofiti. Pur essendo passati secoli, Marianna Madia, ormai quasi una nonna, è ancora ricordata per la sua prima battuta politica: «Porto in dote la mia inesperienza». Altre postazioni da codice rosso sono i grandi bagni, dove i giornalisti amano travestirsi da premurosi inservienti con occhi di bragia e orecchie con satellite. Non se ne parla di farsi tentare dal gran mercato del subaffitto da parte di ex onorevoli con comodi quartierini intorno al Parlamento, spesso di proprietà di enti pubblici firmando il proprio lasciapassare per la prossima "Affittopoli". Invece secondo indiscrezioni giornalistiche sembra che alcuni grillini stiano cercando celle di monastero - ottima soluzione - o stanze in periferia da dividere in tre quattro,molto augurabile. Alcuni suggerivano anche l’uso dei camper da piazzare negli appositi parking, si sa a Roma non si trova mai parcheggio. In più non si può dire che il mezzo non abbia portato fortuna, oltre al fatto che sarebbe uno schiaffo sonoro alle mollezze degli altri disgraziati parlamentari (disgraziati perché capitati in questa tornata di deputati-guardiani della rivoluzione, almeno per il momento). Naturalmente ogni minuto sarà immortalato dai tweet. Un’arma a doppio taglio, vista l’atmosfera di sospetto. Potrebbe succedere di essere twittati, per esempio mentre si chiacchiera con quel signore dalla criniera bianca: è il famigeratissimo Denis Verdini. Ma anche tra i vertici dell’amministrazione del Palazzo serpeggia trepidazione per l’arrivo dell’onda grillina. Per esempio, le targhette per gli ambienti destinati solo «ai deputati» sono sparite di botto, ci sarà stato un attacco di ladri d’ottone, sono come quelli del rame sui treni, è sicuro. E’ scomparsa perfino quellasull’ascensore che portava all’ufficio del presidente della Camera riservato «ai deputati e ai consiglieri parlamentari» i mandarini della burocrazia di Camera e Senato: è stata sostituita da una più democratica con il piano e il numero dell’ascensore ora usato da commessi, segretari e documentaristi. E’ stata data una stretta agli ingressi non autorizzati formalmente, ma assai tollerati fino ad oggi, quelli per i lobbisti che intercettano i deputati in Transatlantico. Qualche giorno fa a Montecitorio c’è stata una riunione per affrontare lo sbarco: il clima è l’attesa prima della battaglia quando si ammucchiano i sacchetti di sabbia. Tanti gli interrogativi: prima di tutto come affrontare l’uso delle telecamere, quasi un prolungamento degli arti degli onorevoli cittadini. Nessuno ha fiatato. Ma sarà apparsa a tutti la spaventosa visione di grillini che filmano e mandano in Rete per esempio l’impressionante ufficio che l’ex presidente della Camera Luciano Violante si è riservato alprimo piano. Per non parlare del possibile tour alle fastose abitazioni destinate ai vice presidenti di Camera e Senato (quattro in tutto). E non sia mai che uno dei cittadini diventi questore (sono tre, due alla maggioranza, uno all’opposizione). In fondo, meglio l’Apocalisse. Non solo scoprirebbe di avere diritto a un appartamento di servizio di gran rango (però, idea, potrebbe essere una casa comune e contenere una ventina di colleghi). Ma, santi numi, avrebbe pieno accesso alle carte con i conti di auto, stipendi, scatti d’anzianità, il vaso di Pandora dei privilegi, la certezza di uno scandalo al giorno. «Non hanno capito cosa gli sta arrivando», ha detto Grillo, il cui ingresso è paventato come la peste (dovrà avere il tesserino di ospite, chiederà un ufficio?). Tra l’altro all’interno di Montecitorio l’uso di telecamere è severamente proibito. Ma se i grillini insistono e gridano alle «macerie invisibili», alla casta che non vuole trasparenza per non permettere che si abbatta ilmuro tra il Palazzo e "la vita reale"? Oddio, come si farà a fermare il grillino? Denise Pardo-l’espresso
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