Italia, un servilismo annunciato
 











Qualche giorno fa, su questo giornale, era pubblicato un articolo che citava alcuni passi del discorso di Benedetto Croce alla Costituente contro la ratifica del trattato di pace.
L’annuncio – prevedibile – della ri-candidatura di Berlusconi ha suscitato, nella maggior parte della stampa cori di deprecazione i cui ritornelli ricorrenti erano “i mercati non lo vogliono”, “l’Europa lo paventa”, “moriremo di spread”, tutti palesemente inginocchiati di fronte ai “poteri forti” (interni ed esteri), cui il cavaliere non è gradito; a tale proposito mi è venuto in mente l’altro lungimirante discorso pronunciato in quell’occasione da Vittorio Emanuele Orlando.
Sosteneva il vecchio statista che con la firma dell’atto “che per beffarda antifrasi si chiama Trattato di pace, con cui l’Italia perde l’indipendenza in diritto, la perde in fatto, perché non può più difenderla; e perde l’onore. Perde l’onore!”. Tutto il Trattato presupponeva che “durante laguerra e dopo, sinora sempre, noi siamo stati considerati come nemici” e proseguiva “Quale maggiore offesa? E noi dobbiamo tollerarla: intendo non in quanto ci venga imposta per legge di necessità, ma per atto volontario e in certo senso spontaneo?”. E nelle ultime battute del discorso, prendeva spunto dalla questione all’ordine del giorno per prevederne le conseguenze “L’Italia non può opporre al disfacimento cui l’atto la vorrebbe condannare che il fatto della sua esistenza come grande e gloriosa Nazione; e questo fatto è insopprimibile, malgrado ogni iniquità... considerate almeno questo lato della decisione odierna, il significato di questa accettazione, che avviene in un momento in cui essa non è necessaria; onde il vostro voto acquista il valore di un’accettazione volontaria di questa che è una rinuncia a quanto di più caro, di più prezioso, di più sacro vi è stato confidato dal popolo quando vi elesse: l’indipendenza e l’onore della Patria. Vi prego, vi scongiuro, onorevolicolleghi ... non mettete i vostri partiti, non mettete voi stessi di fronte a così paurosa responsabilità. Questi sono voti di cui si risponde dinanzi alle generazioni future; si risponde nei secoli di queste abiezioni fatte per cupidigia di servilità”.
Considerazioni analoghe a quelle con cui Croce chiudeva il suo discorso “E non vi dirò che coloro che questi tempi chiameranno antichi, le generazioni future dell’Italia che non muore, i nipoti e pronipoti ci terranno responsabili e rimprovereranno la generazione nostra... vi dirò quel che è più grave, che le future generazioni potranno sentire in se stesse la durevole diminuzione che l’avvilimento, da noi consentito, ha prodotto nella tempra italiana, fiaccandola”.
Gli anziani patrioti prevedevano un “fiaccare la tempra italiana” (Croce) in una “cupidigia di servilità” (Orlando). E non c’è conferma migliore di tale preveggenza di quella che ci ha dato la classe “dirigente” e i mass-media italiani in questi giorni.
Vero che diesempi (a partire da prima di quel voto alla costituente e ancor più, dopo) di servilismo nei confronti dei potenti di turno (più esteri che interni) i governanti italiani (e annessi) ne hanno forniti parecchi: ma, almeno in quei frangenti avevano le serie attenuanti di governare un paese stremato dalla guerra e di essere costretti dall’occupazione militare. Cose che si sono ridotte o cessate col passare degli anni. Al giorno d’oggi, per quanto si dipinga brutto lo spread, la situazione non è neppure lontanamente paragonabile a bombardamenti, fame e eserciti accampati sotto casa. Ciò non toglie che è stato sufficiente agitare i tassi, per vedere governanti, “dirigenti”, opinionisti accorrere ad aiutare i vincitori di turno, sacrificando a quelli gli interessi dei governati. Gli è che, a furia di stare inginocchiati, non si concepisce altra posizione in cui poter campare. Il servilismo, anche nelle sue forme più politicamente corrette, come il conformismo e, in una certa misura, ilbuonismo, ha fatto, dai tempi della costituente, enormi progressi, al punto che cammina da se; gli basta un lievitare di spread (e non i marines nel cortile) per cambiare il modo e il tenore di vita dei cittadini e tosarli a dovere. Come i due vecchi patrioti avevano intuito.Teodoro Klitsche de la Grange

 









   
 



 
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