L’agricoltura italiana combatte contro la congiuntura
 











Serge Latouche, teorico della decrescita, lo afferma da anni. Nel futuro prossimo l’economia ruoterà intorno alla terra e alle varie declinazioni dell’agricoltura. Gli ultimi dati diffusi dalla Coldiretti sembrano confermare questa teoria. Avversata – come da copione – dagli analisti adepti del “pensiero unico”.
Per qualcuno, allevamenti e semine dovrebbero essere trattati come un qualsiasi fenomeno produttivo. Un errore macroscopico capace di alterare irrimediabilmente le potenzialità del settore primario. Soprattutto in un Paese come il nostro, ancorato alle proprie campagne e capace di continuare ad essere eccellenza con tantissimi prodotti tipici. La principale associazione di coltivatori diretti ha stilato una precisa radiografia delle tante realtà presenti nelle varie regioni.
A farla da padrone sono gli investimenti in innovazione, ricerca e sviluppo. Grazie alla green economy “si aprono opportunità per oltre centomila posti di lavoroper i prossimi tre anni nelle campagne dove per la prima volta da dieci anni si è verificata una inversione di tendenza e sono aumentate del 4,2 per cento le imprese condotte da giovani under 30 nel secondo trimestre del 2012, anche per effetto delle nuove professioni che vanno dall’agrigelataio al sommelier della frutta, dall’affinatore di formaggi al birraio a chilometri zero, dallo stagionatore di miele al lavoro nei mercati e nelle botteghe degli agricoltori di campagna amica”.
È quanto emerge da una analisi della Coldiretti che ha collaborato alla redazione del rapporto 2012 di Greenitaly presentato della fondazione Symbola proprio in occasione della divulgazione dei dati Istat sulle “Prospettive per l’economia italiana nel 2012-2013” che danno in peggioramento i dati della disoccupazione. Secondo l’indagine Coldiretti e Swg “la maggioranza dei giovani italiani, a differenza delle generazioni che li hanno preceduti, non sogna più un lavoro nell’ufficio di una banca magari inuna grande metropoli, ma vorrebbe invece gestire un agriturismo in piena campagna”. La metà dei giovani intervistati “tra i 18 ed i 34 anni - sottolinea la Coldiretti - preferirebbe infatti gestire un agriturismo piuttosto che fare l’impiegato in banca (23 per cento) o anche lavorare in una multinazionale (19 per cento).
Venute meno le garanzie del posto fisso che caratterizzavano queste occupazioni, sono emerse tutte le criticità di lavori che in molti considerano ripetitivi e poco gratificanti rispetto al lavoro in campagna”. Negli ultimi mesi si è assistito ad una piccola rivoluzione nella distribuzione dei prodotti agricoli. Un boom nell’apertura dei mercati e delle botteghe degli agricoltori della Coldiretti ha creato peraltro importanti opportunità occupazionali con migliaia di nuovi posti di lavoro nei punti di vendita diretta della rete di “Campagna amica” della quale fanno parte “4.739 aziende agricole, 877 agriturismi, 1.105 mercati, 178 botteghe ai quali si aggiungono 131ristoranti e 109 orti urbani, per un totale di quasi settemila punti vendita”. I numeri diffusi in queste ore non devono però far dimenticare le tante difficoltà del comparto. Il governo di Monti non sta favorendo l’agricoltura. L’imposizione dell’Imu e la rivalutazione del valore catastale dei terreni peseranno come un macigno su migliaia di aziende italiane. I principali problemi sono infatti vissuti dalle realtà medio-piccole.
Un dato ben conosciuto nelle stanze del ministero per le Politiche agricole. Le start-up – aziende avviate da poco tempo – possono godere di agevolazioni fiscali e di incentivi. Norme di favore a cui non possono accedere società con decenni di storia alle spalle. Su Palazzo Chigi pesa poi una colpa ulteriore. Le recenti decisioni di finanza pubblica hanno quasi abolito la fiscalità di vantaggio per le cooperative. Un’involuzione in grado di penalizzare il mondo della cooperazione agricola, veste giuridica tradizionalmente adottate per favorire ladistribuzione o l’organizzazione amministrativa. Nei prossimi anni si farà sentire anche la riscrittura della Politica agricola comunitaria; da Bruxelles arriveranno meno soldi agli agricoltori italiani. Gli ultimi dati sono rassicuranti, ma rimane fondamentale non abbassare la guardia. C’è poi un dettaglio non trascurabile. Sui campi di tutto il globo aleggia lo spettro della grande finanza. Ormai di casa nelle principali borse merci. Matteo Mascia

 









   
 



 
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