Il Pd sceglie l’antigay Patrizia Toia in Europa E allora perché non riprendere la Binetti?
 











Rottamiamo un po’ di diritti civili. E #cambiamoverso, eurodeputati del Pd, chiedendo scusa a Paola Binetti, che da domani dovrà riavere aperte le porte del partito democratico! L’elezione di Patrizia Toia - teodem, 64 anni, tre legislature a Strasburgo, autrice di lettere manifesto contro le unioni gay , di botta e risposta con le associazioni che invocano l’adeguamento della legislazione italiana a quella Europa - proprio alla guida della delegazione italiana del Pd in Europa si spiega solo in un modo: l’Italia si dev’essere resa conto di essere rimasta l’unico paese dell’Unione - quella europea - a non avere ancora una legge sulle Unioni - quelle civili - né sull’omofobia e, per non essere quindi tacciata di ipocrisia, per rendere evidente la sua essenza ai partner, ha scelto di farsi rappresentare da chi quelle leggi non vuole votare né adottare.
Ma allora, ci si domanda, perché non chiedere all’originale, Paola Binetti, di tornare sui suoipassi e rientrare a pieno titolo nel Pd? Perché affidarsi a una copia?
Domanda che resterà, temiamo, senza risposta. Perché - dopo avere di fatto silurato la candidatura di Simona Bonafé, la più votata d’Italia, per ragioni di “screzi” con il giglio magico renziano - peggio della scelta del nome, c’è stata la litania di spiegazioni, argomentazioni, arringhe, post, tweet, forniti dai civatiani per spiegare il gesto di improvvisa unità con Matteo, nel nome dell’omofobia. A partire da Daniele Viotti, gay dichiarato, che s’è spinto in sittanta elucubrazione: «Abbiamo dato il nostro voto a una persona con cui non siamo d’accordo su praticamente nulla», scrive su Facebook. Frase che, nel Pd italiano, ripetono in molti renziani di ritorno, da qualche tempo. Aggiunge: «Patrizia Toia avrà un ruolo diverso, di coordinamento nell’organizzazione interna della nostra delegazione». Davvero? Strano, visto che quel ruolo, occupato da Nicola Zingaretti e da David Sassoli, è sempre stato invece unruolo al alto tasso politico, come ogni ruolo di rappresentanza. A maggior ragione nel momento in cui i diritti civili sono il tema caldo dell’agenda politica d’autunno.
Eppure, a pensarci bene, hanno ragione loro. In effetti, se il sottosegretario renziano Ivan Scalfarotto, gay dichiarato pure lui, è riuscito nell’intento di stendere una legge contro l’omofobia che, emendata come è stata emendata, cambiata come è stata cambiata, manomessa come è stata manomessa, in pratica è diventata una legge che acconsente (quindi istiga) alla violenza contro gli omosessuali, c’è da chiedersi che male possa fare - in effetti - Patrizia Toia, se non rappresentare la quota rosa di omofobia necessaria per non dire, poi, che come succedeva prima, tutti i ruoli più importanti spettavano agli uomini.
A pensarci bene, l’omofobia alla guida di una delegazione ha poi un’altra valenza: affermare con i fatti che non c’è all’orizzonte alcuna svolta autoritaria. Quando si tratta di diritti, nel Pd, ilpensiero non è affatto unico. C’è sempre un omofobo pronto al salto.
"Non è una buona notizia per il movimento lgbt e per i diritti civili. La nostra infatti si è sempre opposta sia in Italia che in Europa a qualsiasi provvedimento a favore delle persone lgbt inseguendo il familismo ultratradizionalista di origine Teodem", spiega Franco Grillini, leader storico di Movimento Gay Italiani ed ex deputato Ds, che rifiutò di iscriversi al Pd per la presenza nel partito proprio di Paola Binetti, "Il gruppo Pd al Parlamento Europeo è il più numeroso dopo quello di Angela Merkel ma appartiene in teoria al Pse che dovrebbe essere laico e socialista. E’ davvero bizzarro che un personaggio cattolico integralista che sarebbe persino troppo a destra anche per buona parte del Ppe sia designato a capo del principale partito del socialismo europeo. Evidentemente la coerenza non sta più di casa nemmeno".
Se n’è accorta addirittura l’Arcigay, che sembrava essersi anestetizzata dopo che FrancescaPascale ha chiesto e ottenuto la tessera e, in cambio, ha spostato la rotta del centrodestra berlusconiano verso il porto dei diritti civili. Dice Flavio Romani, presidente nazionale: «Senza nulla togliere all’esperienza e alle competenze dell’onorevole Toia, balza all’occhio la nomina in un ruolo rappresentativo di un’esponente che dalla sua delegazione, durante la votazione della Relazione Estrela sul diritto delle donne all’interruzione di gravidanza, si smarcò clamorosamente, autodefinendosi minoranza», racconta il portale Gay.it. «La domanda - chiede Romani -, allora, è duplice: quanto l’onorevole Toia è davvero rappresentativa del gruppo dei democratici che oggi siede in Parlamento? E di conseguenza: le posizioni che Toia esprime sono da considerarsi da oggi "maggioritarie" all’interno della delegazione dei democratici, al punto da poter condizionare la sintesi politica su temi quali l’interruzione di gravidanza o le unioni tra persone dello stesso sesso?».
Dissento,presidente Romani, la domanda è triplice: perché non ridiamo la tessera honoris causa alla compagna Paola Binetti, così ingiustamente cacciata dal partito? Tommaso Cerno,l’espresso

 









   
 



 
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