Caro Luigi ti sbagli
 











Spesso mi chiedo dov’erano quei giornalisti, dove quella parte di mondo politico e intellettuale quando otto anni fa si scriveva dell’avvelenamento del suolo in Campania. Dov’erano quando si raccontava di come le imprese del nord Italia avessero per anni, indisturbate, con la mano amica della camorra, nel silenzio delle istituzioni e di gran parte della società civile, inquinato il Sud.
Poi d’improvviso questo argomento diventa centrale. Fuochi e veleni tornano utili per dare una spiegazione altra al disagio. Tornano utili per distrarre dalla precarietà e dalla disoccupazione. Tornano utili per camuffare incapacità e incompetenze. E in questo mare di parole sostanzialmente inutili, di parole che arrivano in un ritardo colpevole che resterà come sempre impunito, mi colpisce la querela del sindaco di Napoli Luigi De Magistris all’“Espresso” per il reportage su Napoli pubblicato la scorsa settimana. Mi colpisce per la sua ingenuità, mi colpisceperché ancora una volta dà la cifra di come De Magistris pensa di poter governare, con colpi ad effetto più che smentendo fatti, confutando dati. Ciascuno è libero di potersi difendere se si sente attaccato, ma questa querela è sbagliata perché è la reazione a un attacco che non è personale.
L’errore più grande che De Magistris ha fatto in questi tre anni non è stato quello di prospettare una Napoli diversa, di far sognare un luogo dove fosse possibile fare una rivoluzione. No. Il suo errore è stato quello di non comprendere che la rivoluzione doveva essere lenta, difficile, lontana dai sensazionalismi e dai colpi di scena. Perché quando mancano i soldi occorre molta buona volontà, molta pazienza e una lungimiranza di cui la politica italiana è ovunque carente. Far credere che fosse possibile cambiare la città in maniera repentina, senza modificare prassi e rapporti di forza, è stato un errore imperdonabile che ha gettato la parte sana della città in uno sconforto senza precedenti.Tradita una seconda volta. Questa volta in maniera mortale.
Conosco la realtà napoletana, ne porto le cicatrici. È una realtà fatta di professionisti al soldo dei clan, di impresari corrotti, di borghesia negligente e pigra, di estreme sinistre ricche, cialtrone e beffarde. Coacervo del peggio, le cui vittime come sempre sono le parti sane del territorio, una maggioranza che lavora, ridotta al silenzio, una maggioranza gigantesca, sofferente e stritolata. La peggiore politica e il giornalismo più cialtrone, insieme, presentano ora Antonio Bassolino come trionfatore postumo, come colui che metterà fine alla giunta De Magistris.
Un giornalismo che finge di essere anticamorra per farsi invece portatore di quella terribile mentalità camorrista che solo chi è nato e cresciuto in Campania conosce e comprende. Camorristi nel metodo: nessun tribunale li condannerà ma quello che fanno a Napoli è un danno irreparabile. Le tolgono credibilità, prospettive e dignità. Quella mafiaimprenditrice che ama distinguersi dicendo “non ammazziamo, quindi non siamo mafiosi”. De Magistris è il nemico giurato di tutte queste forze mortifere per la città, eppure non riesce lui stesso a essere forza salvifica. La sua responsabilità maggiore è sostenere che chi critica Napoli dice il falso. È invitare continuamente a dare una mano, a presenziare, invece di analizzare a distanza. Il punto è che questa risposta è debole e lascia scoperto il fianco: non è più il tempo di difendersi con le parole, è d’obbligo passare ai fatti.
Se “l’Espresso” ha detto il falso non bisogna querelare, ma dimostrare che le cose stanno diversamente. Dimostrarlo smettendo di licenziare chi dissente, di ribaltare sempre i termini della questione, spogliandosi da un fare politica che oscilla tra il romantico e il ridicolo. Il giornalismo racconta e la politica risponde con i fatti. Umanamente sono certo che il sindaco di Napoli a differenza dei sindaci di molte altre città italiane, accettando questasfida si sia rovinato la vita. I suoi nemici sono spesso la parte più corrotta della città, ma i suoi critici sono spesso la parte migliore del territorio, che aveva creduto in lui, che lo aveva votato e sostenuto e che adesso non si rassegna all’ennesimo fallimento. “L’Espresso” ha declinato un racconto, si può essere in disaccordo, ma non si può impedire la circolazione di idee e informazioni. O De Magistris cambia atteggiamento o la sua politica farà vincere chi non vede l’ora di sbranarlo e di rimettere le mani sulla città.
Bassolino, all’inizio del suo percorso, era stato un riformatore, poi è diventato un uomo di potere, di scambio, prassi inevitabile quando la politica diventa personalistica, quando non esiste una squadra che lavora per la città, ma un’unica persona che fa da garante per tutto. Inevitabile quando l’unico metro è lo scambio di poteri. De Magistris rischia di infrangere in modo analogo, ma assai più precocemente, il percorso di riforma. Del resto, gli stessiche insultavano Bassolino durante gli ultimi anni della sua presidenza, ora si uniscono a lui pur di andare contro De Magistris. Questo la dice lunga su una terra infame, su una borghesia infame, che non è fatta di null’altro che di contrade e livori. De Magistris ha questa feccia per nemici, ma gli sta facendo un favore lavorando così. È finito in un gorgo per sua responsabilità e magari anche per ingenuità, ma non è più tempo di querelle di maniera, ora apra gli occhi e trovi il modo per tirare fuori la città e se stesso da questo pantano, prima che sia troppo tardi. Roberto Saviano,l’espresso









   
 



 
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