Il bollettino della Banca d’Italia riflette tutte le preoccupazioni di Via Nazionale per l’assenza della politica. Le incertezze interne, sostengono i tecnici del governatore Ignazio Visco (nella foto), minacciano di trasformarsi in un ostacolo per la ripresa economica che in Italia ha già fatto sentire i suoi pesantissimi effetti. La chiusura di migliaia e migliaia di imprese, con centinaia di migliaia di persone rimaste senza lavoro, dovrebbe spingere la classe politica a fare un esame di coscienza. Bisogna proseguire, dicono i Visco boys, con politiche economiche efficaci e credibili, che interrompano la spirale recessiva che è in atto nel nostro Paese quasi ininterrottamente dal 2008. Vanno evitate le incertezze interne che sono causa del riemergere di turbolenze nell’area dell’euro. In questa fase, si compiace la Banca d’Italia, la relativa stabilità delle condizioni sui mercati finanziari italiani ha riflesso il miglioramento dei saldi difinanza pubblica, oltre che la credibilità dell’impegno delle istituzioni europee nel sostenere l’Unione economica e monetaria. In realtà, Via Nazionale non dovrebbe rallegrarsi troppo del calo del disavanzo dal 4,2% sul Pil dell’era Berlusconi al 3% attuale visto che è stato ottenuto da un aggravio delle tasse, tra Imu e aumento dell’Iva. Oltretutto, il debito è passato dal 120,1% sempre dell’era Berlusconi al 127% attuale e secondo le previsioni a fine anno raggiungerà il 130%. Cifre sconfortanti che mettono un aggravio non da poco sui costi dei futuri esercizi finanziari dello Stato che sarà costretto a racimolare in giro ancora più risorse. Del resto è lo stesso bollettino a sottolineare che il Prodotto interno lordo continua a scendere seppure a ritmi inferiori al 2012. Il calo della produzione industriale dovrebbe essersi arrestato nel primo trimestre, grazie al buon andamento delle esportazioni. Ma per avere una vera ripresa deve tornare la fiducia degli operatori edevono migliorare le condizioni finanziarie nei prossimi mesi, con la speranza che ci sia un effetto positivo sugli investimenti. Il punto vero sono comunque quelle “condizioni finanziarie” richiamate dal bollettino che significa che le banche devono tornare a fare credito alle imprese e ai cittadini. Una mancanza, ed è tutto dire, che è stata rimarcata due giorni fa anche dal presidente della Bce, Mario Draghi, che pure alle banche europee, da novembre 2011 a marzo 2012, aveva prestato, proprio a tal fine, la modica cifra di 1.000 miliardi di euro per tre anni al tasso di interesse agevolato dell’1%. Le condizioni del credito restano tese, deve ammettere il bollettino. Infatti, in una fase di progressivo deterioramento della qualità del credito, nei primi mesi dell’anno è proseguita la flessione dei prestiti alle imprese, pur se a un ritmo inferiore rispetto alla seconda metà del 2012, e alle famiglie. Dove il termine “qualità” si riferisce alle condizioni chieste, garanziepersonali e interessi, per erogare il credito. Il costo del credito alle imprese, anche se si è stabilizzato, resta di circa un punto percentuale più alto rispetto alla media dei Paesi dell’area dell’euro. Via Nazionale è pure costretta ad ammettere che il miglioramento del disavanzo, come se non si sapesse, è stato determinato alla crescita dell’incidenza delle entrate che sono passata dal 46,6% del Pil nel 2011 al 48,1% dello scorso anno. Un drenaggio di risorse a favore dello Stato che ha comportato un crollo dei consumi che nel periodo luglio 2011-dicembre 2012 è stato del 5% circa, colpendo in particolare l’acquisto di beni durevoli. Unico dato positivo è la riduzione dell’inflazione che nel 2013 dovrebbe attestarsi all’1,8%, grazie al rallentamento del rialzo dei prezzi dei prodotti energetici e alla tendenza delle imprese di tenere bassi i listini di vendita pur di vendere i beni prodotti. Filippo Ghira
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