La truffa federalista
 











Il principio era piuttosto semplice: meno spese, meno tasse, cittadini più contenti, più consenso per i bravi amministratori locali. Ma nonostante l’ euforia di Bossi, non sarà così: il federalismo in salsa italiana sarà l’ occasione per un aumento spropositato della pressione fiscale locale già tra le più alte in Europa.
Fare un primo bilancio è possibile ora che, dopo un iter lungo e tortuoso, i due decreti chiave sono giunti in porto: il federalismo municipale (pubblicato nelle settimane scorse sulla Gazzetta ufficiale) e il federalismo regionale e provinciale, appena firmato da Napolitano e atteso ad ore sulla Gazzetta ufficiale. Due leggi che arrivano prima delle elezioni ma che non è detto che facciano bene alla maggioranza.
Grazie alle nuove norme i governatori delle Regioni italiane potranno aumentare l’ addizionale Irpef, che oggi non può superare l’ 1,4 per cento, fino al 2,1 per cento nel 2014 e al 3 per cento nel 2015 (si
salveranno solo i redditi sotto i 28 mila euro lordi).
Solo in zona Cesarini si è evitato uno «scongelamento» fin da quest’anno. Se per quest’ anno l’ intervento delle Regioni è stato fugato, i Comuni avranno invece il disco verde: le nuove leggi federali prevedono che fin dal 2011 i circa 4.000 comuni che attualmente hanno adottato una addizionale inferiore allo 0,4 per cento potranno aumentarla nella misura di uno 0,2 all’ anno per un biennio. Dal 2013 tana libera tutti: tutti i Comuni che sono sotto potranno raggiungere lo 0,8 per cento.
La sventagliata di aumenti presenti e futuri non finisce qui. Se ne parlerà nella prossima legislatura, ma la norma è già in vigore: dal 2014 entrerà in vigore l’ Imu, imposta municipale unica, che di fatto sostituisce l’ Ici e che sarà fissata al 7,6 per mille del valore catastale di una abitazione. L’ Imu sarà più alta del 7 per mille dell’ Ici ma comprenderà anche l’ Irpef sul possesso della seconda casa.
Lo scambio converrà ai
contribuenti? Certamente nona tutti, perché i sindaci avranno la facoltà di portare l’ aliquota fino al 10,6 per mille. Senza contare artigiani, commercianti e professionisti: oggi sono esenti dall’ Ici al 50 per cento sui fabbricati strumentali ma dal 2014 dovranno pagare interamente l’ aliquota Imu.
Tutto qui? No. Il federalismo apre la strada ad una serie tasse locali nuove di zecca. La tassa di soggiorno, ad esempio, contestata duramente dagli albergatori, andrà da 1 a 5 euro a notte ed è già in vigore. Potranno utilizzarla tutte le località turistiche, ma anche i Comuni che, pur non avendo mai visto un turista, decideranno di consorziarsi con la vicina località balneare.
Dietro l’ angolo, esplicitamente prevista dalla legge federale, c’è anche la tassa di scopo: non è una invenzione di Berlusconi e Tremonti, nacque con il governo Prodi. Tuttavia in quella versione i Comuni potevano imporre una maggiorazione dell’Ici dello 0,5 per mille ma se l’ opera non veniva realizzata
entro due anni la tassa doveva essere restituita al contribuente. Oggi, al contrario, il tempo che viene concesso alla pubblica amministrazione per completare l’ opera è assai generoso: 8 anni, ben più di un mandato di un sindaco. Anche le Regioni avranno la propria tassa di scorta: potranno applicare tributi su basi imponibili non soggette ad altre imposizioni.
Chi rischia? Se si escludono caminetti e finestre, si può pensare a tasse sulle abilitazioni professionali o sul passaggio di cavi elettrici e condotte. Ci sarà lavoro per le Commissioni tributarie e, forse, per la Corte costituzionale. Intanto il cittadino dovrà pagare. Il federalismo fa la respirazione artificiale anche alle Province che gran parte dello schieramento politico giura di voler abolire.
A fare da donatori di sangue sono gli automobilisti: la legge prevede aumenti dell’ Imposta provinciale di trascrizione di un veicolo, nuovo o usato, al Pra (il pubblico registro automobilistico) che arriveranno, in alcuni
casi, fino al 600 per cento. Una norma che ha scatenato la protesta di pezzi importanti del nostro mondo produttivo come i costruttori di auto dell’ Anfia e dell’ Unrae e una serie di interrogazioni parlamentari del Pd.
Come se non bastasse, sempre a sfavore dell’ automobilista e a favore delle casse delle province, aumenta la tassa assurda che paghiamo sulle polizze Rc auto che oggi è pari al 12 per cento e che potrà essere elevata fino al 15 per cento. L’ Italia federale rischia di essere un’ Italia delle tasse.di Roberto Petrini, da Repubblica