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Strumenti musicali ovvero calcolatori elettronici ante litteram |
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Rosario Ruggiero
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Tra le tante particolarità della psiche umana c’è quella di inclinare a considerare i nuovi avventi tecnologici necessariamente migliori, sotto tutti i punti di vista, dei precedenti. Una tendenza non certo priva di smentite. Già solo nell’ambito della riproduzione sonora si sta infatti osservando un ritorno all’antico disco in vinile che si ritiene acusticamente più fedele del moderno cd, e, circa i recenti pianoforti elettrici, il confronto con le risorse sonore di un pianoforte da concerto è a loro palese sfavore. Così, stornando una certa superficialità di osservazione, indotta dall’assuefazione, antiche concezioni tecnologiche riacquistano un fascino, una capacità di stupire ed una autorevolezza straordinari. Proprio nell’arte dei suoni si pensi agli strumenti musicali. Il discorso varrebbe per qualunque di essi, ma prendiamo ad esempio il pianoforte e confrontiamolo, nell’ambito dell’esecuzione musicale, con uno dei più stupefacenti traguardi tecnologici odierni, il calcolatore elettronico. Strumento duttile, estremamente poliedrico, il calcolatore elettronico può raggiungere risultati prima inimmaginabili, sostituendosi alla radio, alla televisione, al vocabolario, ad una intera libreria, al pallottoliere, all’orologio, al calendario, ala cinepresa, alla macchina fotografica e chi più ne ha più ne metta. Opportunamente programmandolo, può persino permettere una esecuzione musicale. E allora, utilizzando la sua tastiera gli si memorizzano i suoni da produrre ed i silenzi da rispettare, poi a ciascun suono si assegnerà una durata, quindi una intensità e, così continuando, si inseriranno tutti i parametri di una ispirata, soggettiva interpretazione. Lavoro lungo, certosino, sicuramente proficuo. Dopo si potrà ascoltare il risultato. Ma cos’altro fa un bravo pianista al suo strumento? Pigia dei tasti ed usa dei pedali e, contemporaneamente, con la magia del suo tocco e la fedele risposta dello strumento, genera suoni, silenzi, durate, intensità, timbri, con una varietà e sapienza che umanizzeranno il risultato acustico e toccheranno l’animo dell’ascoltatore. E tutto ciò istantaneamente! «…suonare il pianoforte è forse normale? È uno stato emotivo fuori dalla norma, collegato con un tremito delle articolazioni delle mani e dei piedi» scrive Robert Musil ne “L’uomo senza qualità”. Con la sola pressione delle dita e l’uso dei pedali il pianista esperto conferisce tutti i parametri espressivi che la sua sensibilità gli detta al suono, che nasce immantinente in tutta la sua gravida completezza comunicativa. Perciò, se un calcolatore elettronico come strumento di creazione e ricreazione di musica è sicuramente prodigioso, un pianoforte, un flauto, un violino, cosa sono? |
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