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Cento anni fa nasceva Henryk Szeryng |
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Rosario Ruggiero
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Paradossalmente pare che più un’attività umana venga comunemente ritenuta nobile, più si presti a contraffazione. Un artigiano è tale solo se i suoi manufatti svolgono poi correttamente la loro funzione, ma un medico resta medico guarisca o meno il paziente (“l’ammalato non vuole reagire”), e un professore indipendentemente dall’efficacia della sua azione di formazione delle menti (“lo studente non si impegna abbastanza”). Così, in certi ambiti, i don Abbondio proliferano quanto i fra Cristoforo. Non fanno certo eccezione gli artisti, a cui il poeta tedesco Schiller indirizzò il monito “La dignità dell’umanità fu data a voi. Conservatela”, e allora l’ultima ballerina di un’orrida rivista viene chiamata artista alla stessa stregua di chi affrescò la Cappella Sistina. Ma cos’è autenticamente un artista? Una prodigiosa commistione di perizia tecnica, sensibilità e spessore intellettuale. Se fosse soltanto perizia tecnica sarebbe un artigiano. Se avesse esclusivamente pensiero risulterebbe un teorico. Se mostrasse null’altro che una certa sensibilità per la bellezza resterebbe unicamente un esteta. E solo quando queste tre attitudini si incarnano in una singola persona che la materia maneggiata palpita fino a toccare profondamente l’animo, una pietra diventa una commovente giovane Madonna con il figlio esanime tra le braccia, una combinazione di suoni ineffabile sinfonia. Per questo è bene conoscere la vita degli artisti che hanno saputo lasciare un segno nei cuori dell’umanità, a verifica di una lunga, paziente, esemplare costruzione che hanno saputo fare della propria cultura e umanità. Cento anni fa nasceva Henryk Szeryng, nobilissimo interprete. Ne abbiamo chiesto vita, morte e miracoli ad Armando Notari, musicista di completa formazione violinistica e significativa esperienza didattica e concertistica, ma soprattutto appassionato estimatore del compianto virtuoso polacco. Ce ne ha tratteggiato un profilo così chiaro ed esauriente da non poterci esimere dal riportarlo qui di seguito testualmente, fortemente probante di quanto sin qui sostenuto, e certamente istruttivo e stimolante per ogni giovane aspirante al più elevato esercizio dell’arte o, più ampiamente, della vita stessa. Henryk Szeryng nasce in una famiglia agiata e colta il 22 settembre 1918 presso Varsavia, a Zelazowa Wola, luogo di nascita di Frédéric Chopin. Suo padre, Szymon Szeryng, era un industriale di successo, amante dell’Opera e dotato di una bella voce di baritono; sua madre era un’eccellente pianista. Ignacy Paderewski e Bronislaw Huberman erano amici di famiglia. Fu dalla madre che il piccolo Henryk ricevette le prime lezioni di pianoforte ed armonia a partire dall’età di cinque anni. A sette anni, affascinato dal suono del violino suonato dal fratello maggiore George, cambiò strumento. Il suo primo insegnante di violino fu Maurice Frenkel, assistente a San Pietroburgo di Leopold Auer. Il giovane Henryk fece rapidi progressi e poco prima del compimento dei dieci anni d’età suonò il Concerto di Mendelssohn alla presenza di Bronislaw Huberman, il quale consigliò di far continuare i suoi studi a Berlino o a Parigi con un insegnante di fama mondiale. Huberman suggerì come insegnanti Willy Hess, Carl Flesch e Jacques Thibaud e procurò una lettera di presentazione per Hess a Berlino. Szeryng studiò con Hess solo un anno, in quanto lo giudicava un musicista solido ma antiquato. Riuscì quindi a procurarsi un’autorizzazione speciale per essere ammesso alla Hochschule di Berlino per studiare con Carl Flesch. Flesch, che curò ed educò l’immenso talento di Szeryng tra il 1928 ed il 1932, rappresentò l’esperienza musicale più significativa nella vita del ragazzo attraverso il suo eccezionale approccio all’insegnamento. Szeryng dichiarerà: “Studiai con Flesch fino all’età di tredici anni e tutto quello che conosco, violinisticamente parlando, l’ho imparato da lui”. Laureatosi alla Hochschule, nel 1933 Szeryng fece il suo debutto a Varsavia col Concerto di Brahms e nello stesso anno suonò per la prima volta a Parigi. Qui ebbe l’occasione di sentire in concerto sia Fritz Kreisler che Jacques Thibaud. Affascinato dall’eleganza di questi due artisti, scelse di restare a Parigi per studiare col virtuoso francese, allo scopo di assorbire gli elementi della tradizione violinistica di quel Paese. Ma Thibaud aveva poco tempo da dedicare agli allievi e lo diresse a Gabriel Bouillon, professore al Conservatorio di Parigi, dove Szeryng ottenne il diploma nel 1937 meritandosi il Primo premio. “Bouillon aveva fascino e un tocco luminoso, con un saltando scintillante”, ricorderà Szeryng. In seguito ai suoi studi con Bouillon e per l’influenza che ebbero su di lui Jacques Thibaud e George Enescu, Szeryng fu associato fermamente alla scuola violinistica francese. A Parigi studiò inoltre contrappunto e composizione con Nadia Boulanger che gli fece conoscere personalità come Heitor Villa-Lobos, Alfred Cortot, Manuel Ponce, Igor Stravinsky e Maurice Ravel. La seconda guerra mondiale interruppe la sua nascente carriera. Dopo la caduta di Varsavia andò a Londra, dove fu nominato interprete (parlava correntemente sette lingue) e ufficiale di collegamento personale del generale Sikorski per il governo polacco allora in esilio. Prestò servizio fino al 1945 e, a partire dal 1939, diede circa 300 concerti per le truppe alleate in Europa, Africa e America. Nel 1941 accompagnò il premier polacco in America Latina in cerca di una casa per circa 4000 rifugiati polacchi sfollati dalla guerra. Fu il Messico ad accettare finalmente questi senzatetto. Henryk Szeryng fu così commosso da questo gesto umanitario che tornò in Messico nel 1945, quando gli fu offerto il posto di direttore del dipartimento degli archi all’Università Nazionale del Messico. Solo un anno dopo gli fu concessa la cittadinanza messicana per i suoi alti meriti musicali e culturali. Oltre a questo importante compito, Szeryng tenne regolarmente concerti in tutta l’America Latina. Consacrato alla causa della sua patria d’adozione, sostenne la sua musica e compositori come Manuel Ponce e Carlos Chávez gli dedicarono i loro lavori. Fu nel 1954 che la sua carriera decollò. Al termine di un recital che il grande pianista Artur Rubinstein tenne a Città del Messico, Szeryng, incantato dall’interpretazione del grande pianista, si precipitò nel suo camerino per porgergli le sue congratulazioni. Rubinstein, in cambio, invitò Szeryng a suonare per lui il giorno seguente al suo hotel. Immensamente impressionato dalla sensibilità e raffinatezza dell’interpretazione di Szeryng, Rubinstein lo incoraggiò ad estendere la sua attività musicale in tutti e cinque i continenti, promuovendolo all’attenzione di diversi autorevoli colleghi e infine persuadendo l’impresario Sol Hurok (il manager di Rubinstein) a rappresentare Szeryng su scala mondiale. Szeryng e Rubinstein godettero dell’amicizia più profonda, basata sulla reciproca ammirazione e sul rispetto come esseri umani e musicisti. Rubinstein reputò il suo amico un artista di primissimo ordine e osservò: "I veri amanti della musica vogliono emozioni - grandi momenti - che il modo di suonare di Szeryng dà loro". L’incontro con Rubinstein decretò il cambiamento della sua vita e, a trentasei anni, Szeryng potette finalmente cominciare la sua carriera internazionale. Non soddisfatto di un’incessante programma di concerti e recital, Szeryng continuò a dedicare molto tempo ed energie all’insegnamento, particolarmente in master classes da un capo all’altro del mondo. Per due mesi all’anno Szeryng ritornò alla sua città preferita per insegnare alla facoltà di musica dell’Università del Messico. Nel 1956 il suo paese d’adozione lo nominò ambasciatore culturale “di buona volontà”, titolo del quale fu particolarmente fiero e nel 1970 fu nominato consulente musicale speciale per la delegazione permanente messicana presso l’UNESCO. Szeryng fu, inoltre, il primo artista di sempre a viaggiare con passaporto diplomatico. Szeryng fu un violinista che, grazie alle sue innate qualità interpretative e alla sua assoluta padronanza tecnica, giungeva sempre alle più alte vette nell’arte di suonare il violino. Henry Roth, uno delle principali autorità in materia di storia del violino, osservò che il suono di Szeryng “emanava una sorta di calore interno volto a sedurre l’ascoltatore, un suono avvincente che contraddistingueva il suo eccezionale talento.” La suprema qualità del suo suono era ottenuta grazie alla capacità di variare la velocità del suo vibrato con un movimento perfettamente equilibrato tra dito, polso e avambraccio. Ciò gli consentiva di produrre una tavolozza straordinariamente ampia di colori e sfumature. Roth inoltre lodò lo straordinario livello tecnico di Szeryng per “la purezza della sua intonazione, la chiarezza dei suoi passaggi, la sua fanatica devozione per il dettaglio, la sua assoluta agilità delle dita”. Oltre a queste qualità tecniche e musicali, a influenzare il modo di suonare di Szeryng entravano in gioco anche altri elementi, come la sua competenza in composizione, grazie ai suoi studi con Nadia Boulanger, e la sua destrezza con gli strumenti a tastiera. Il violinista Peter Rybar raccontò come, al loro primo incontro, Szeryng sedette al pianoforte e, senza alcuna musica davanti, accompagnò Rybar in un’esecuzione improvvisata del Concerto per violino di Schumann. Quando lavorò alle Sonate e Partite di Bach, Szeryng studiò i movimenti di Fuga all’organo e il suo modo di eseguirli crebbe in modo netto da questa analisi. Dopo una performance del Concerto per violino di Beethoven con Szeryng, il direttore d’orchestra Yoel Levi ha definito Szeryng "il musicista più preparato con cui abbia mai lavorato. È sconcertante, ero andato nella suite dell’hotel per provare, e c’era Henryk, alla tastiera, le sue parti erano tutte disposte, con tutti i suoi segni per la parte del violino. Poi si sedette e suonò la partitura orchestrale, girando semplicemente la testa una o due volte per vedere se ero d’accordo con i suoi tempi. Ho iniziato a chiedermi esattamente quale fosse il mio ruolo". Szeryng, aiutato dalla sua sorprendente memoria, aveva un vastissimo repertorio, che andava dalle Sonate e Partite per violino solo di Bach ai grandi Concerti del repertorio classico e romantico fino alla musica del XX Secolo. Tra i lavori a lui dedicati ci sono i Concerti di Carlos Chávez, di Csonka, di Benjamin Lees, di Carmago Guarnieri, il Concerto e la Sonata breve di Manuel Ponce, il Secondo Concerto di Jean Martinon, il Poema concertante di Xavier Montsalvatge, la Séquences di Roman Haubenstock, la Rapsodia concertante di Peter Racine Fricker e composizioni di Julian Carrillo, Roman Haubenstock-Ramati e José Sabre Marroquín. Non dimenticò mai le sue origini polacche e sostenne la musica di Wieniawski, Paderewski e Szymanowski. Szeryng era ugualmente a suo agio sia che fosse accompagnato dall’orchestra che nell’ambito più intimo della musica da camera. Col violoncellista Pierre Fournier suonò in trio in differenti periodi assieme ai pianisti Artur Rubinstein e Wilhelm Kempff. Meravigliose sono inoltre le registrazioni con la pianista Ingrid Haebler delle Sonate di Mozart, Beethoven e Schubert. Szeryng fu uno dei maggiori violinisti nella storia delle registrazioni, con una carriera di incisioni che abbraccia oltre quarant’anni. Fu Szeryng che riscoprì e che registrò per primo il Terzo Concerto per violino di Paganini. Nel corso della sua carriera fu premiato col Grand Prix du Disque in sei occasioni (la prima nel 1955 per la sua registrazione delle Sonate e Partite di Bach), col Grammy Award (nel 1975 e nel 1976 for Best Chamber Music Performance), con l’Edison, col Golden Record, col Wiener Flötenuhr e con la Golden Medal of the Cities of Paris and Jerusalem. Se si aggiungono a questi premi le onorificenze come quella dell’Ordine della Polonia rinata, di Commendatore della Repubblica Italiana, di Ufficiale della Corona del Belgio, di Comandante di Alfonso X "El Sabio" di Spagna, la Croce degli Ufficiali della Legion d’Onore di Francia, il Gran Premio Nazionale del Messico, la Croce del comandante dell’Ordine di San Carlo di Monaco, si comprende l’estensione della stima di cui godeva nel mondo quest’uomo davvero speciale.Si sposò nel gennaio del 1984 e il matrimonio gli portò grande felicità, ma morì improvvisamente il 3 marzo 1988, pochi mesi prima del suo settantesimo compleanno, durante una tournée in Germania, dopo aver suonato il Concerto di Brahms nella città di Kassel. |
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