Obama vuole lo spionaggio globale
 











Agli americani, nel senso degli statunitensi, non manca davvero la faccia di bronzo, tanto per utilizzare un eufemismo. Al convegno di Palo Alto, indetto dalla Casa Bianca per discutere di cyber-sicurezza e di protezione dei consumatori, Barack Obama, dopo aver sostenuto che ormai, su Internet e dintorni, viviamo tutti dentro un Far West sempre più selvaggio ed incontrollabile, ha infatti lanciato un appello a tutti gli operatori del settore, auspicando e invocando una Grande Accordo globale per combattere gli hacker che rappresenterebbero, a suo dire, una delle più grandi minacce per la democrazia. Un convegno che ha però curiosamente registrato l’assenza di operatori di peso, quali Facebook, Google, Yahoo! e Oracle. Presenti invece le grandi banche americane e i produttori di computer (Apple e Ibm) e di sistemi operativi (Microsoft) i quali hanno in buona sostanza detto che: sì d’accordo se ne può parlare ma il diritto alla riservatezza dei clienti non può essere toccato. E qui sta la vera questione. I produttori, almeno a parole, temono che la Casa Bianca (unitamente ai vari servizi segreti, come Cia, Fbi e National Secutity Agency) voglia mettere in piedi un sistema di controllo capillare dei cittadini di fronte al quale il Grande Fratello di orwelliana memoria finirebbe per impallidire. Un sistema che, in virtù dell’oligopolio che le aziende Usa vantano nel settore, allungherebbe i suoi tentacoli in ogni angolo del mondo. Il convegno è stato indetto dall’amico della Goldman Sachs dopo gli ultimi successi registrati dagli hacker, non solo quelli americani, che sono riusciti ad intrufolarsi sia negli archivi delle banche, sottraendo i dati, le identità e i soldi ai correntisti, sia in quelli delle strutture federali di sicurezza e in quelli del Pentagono. Abbiamo il diritto di criptare i dati dei nostri clienti hanno messo le mani avanti i capi di Google, Facebook, Yahoo! e Oracle che, in questa occasione, hanno rispolverato i temi di una accesa campagna libertaria degli anni settanta che vide l’IBM e il governo federale messi sul banco degli accusati e che sottolineava il pericolo di un “tecno-fascismo”. Non apriremo mai una porta alle strutture federali per permettergli di intrufolarsi nei nostri data-base e di poter così controllare vita, morte e miracoli dei nostri clienti, ha dichiarato a sua volta il grande capo della Apple che, dopo il suo recente outing, ritiene di avere ulteriori motivazioni per non permettere a nessuno di guardare nei dettagli della sua vita privata.. L’unica concessione fatta è stata quella su una maggiore collaborazione tra le aziende del settore e il governo per difendersi dagli hacker e dai terroristi, essendo i danni economici ormai insostenibili. Il settore privato deve fare di più per bloccare gli attacchi alla sicurezza degli Stati Uniti, ha sostenuto ancora Obama, cercando di portare le aziende dalla sua parte. In realtà, a voler bene vedere, ci troviamo di fronte ad una grande mistificazione collettiva. Lo spionaggio informatico a danno dei cittadini è infatti operativo da decenni e vede coinvolti come complici sia i produttori di computer che i produttori di sistemi operativi. E’ appena il caso di ricordare che Internret nacque come strumento a disposizione dei militari (e quindi delle varie strutture di intelligence) e soltanto in seguito venne messo a disposizione dei cittadini. Allo stesso modo i sistemi operativi dei nostri computer, anche quelli più recenti, sono sempre un paio di anni indietro rispetto a quelli a disposizione dei militari e dei servizi segreti. E chiunque utilizzi un computer finisce per nutrire il sospetto, o meglio la certezza, di essere costantemente spiato dalla casa madre della società che gli ha fornito il sistema operativo o lo stesso computer. Di conseguenza il nostro livello di privacy è pari a zero. Non è mistero poi che la NSA che già (da Fort Meade nel Maryland) gestisce da anni un sistema di ascolto di tutte le telefonate del mondo (in combutta con inglesi, canadesi, australiani e neozelandesi) grazie ad un sistema di satelliti e di stazioni di ascolto a tera, abbia ammesso l’anno scorso di gestire un’analoga struttura per spiare tutte le e-mail e che ha la propria sede operativa nel deserto del Nevada. Una struttura che non potrebbe funzionare se non potesse contare sul supporto delle principali aziende del settore, le quali già collaborano da tempo, da decenni, con Nsa, Cia, Fbi e strutture similari. Così, anche le aziende che si sono defilate, sanno bene, ma non lo vogliono ammettere, di essere costantemente spiate. La tirata di Obama sembra allora collocarsi all’interno di un preciso disegno di controllo globale delle persone e del loro privato. Un disegno per legalizzare ciò che già esiste. Un disegno che si muove di pari passo con quello di arrivare ad un governo globale egemonizzato dagli Usa e ad una moneta globale elettronica, quindi super virtuale, grazie al quale i popoli e i cittadini verranno spogliati della propria ricchezza reale. Sembra un incubo e potrebbe sembrare anche il frutto di elucubrazioni da parte di chi vede complotti in ogni dove. Ma purtroppo è un progetto che ha mentori antichi e che sta andando avanti inesorabilmente, nell’indifferenza di chi invece dovrebbe vigilare ed esserne informato. Gli stessi cittadini. Sui governi, come quello italiota, lasciamo perdere.Giuliano Augusto,rin