Stop TTIP Italia "il solito gioco delle tre carte"
 











La pubblicazione di alcuni testi relativi al negoziato di diversi giorni fa, salutata dalla Commissione europea come una scelta di trasparenza, è un gioco già visto: si tratta di carte scarsamente rilevanti, che non dicono nulla sui punti di caduta del negoziato, ma che confermano le preoccupazioni e le denunce della società civile europea e della Campagna Stop TTIP Italia
Otto testi relativi al negoziato sul TTIP pubblicati sul sito della Commissione europea: ecco come Bruxelles risponde alle preoccupazioni e alle denunce della società civile arrivate sul tavolo dell’Ombudsman, l’organismo di vigilanza sulle istituzioni dell’Ue, dopo aver negato per mesi l’esistenza di un “problema trasparenza” nel negoziato sul Trattato Transatlantico vantandosi di aver reso accessibili, «per la prima volta nella storia», le «specifiche proposte di legge» mentre i colloqui sono ancora in corso.
Una sbandierata “svolta” che avviene però poche ore dopo
l’ennesimo richiamo ufficiale dell’Ombudsman Emily O’Reilly, che ha sottolineato come «la resistenza statunitense alla pubblicazione di alcuni documenti sul TTIP» non sia di per sé sufficiente «ad evitarne la diffusione presso l’opinione pubblica europea. La Commissione deve garantire in ogni momento che le eccezioni al diritto fondamentale dei cittadini europei adavere accesso ai documenti siano fondate e pienamente giustificate».
Condizioni che non sussistono ancora. Una “svolta” considerata quindi dalla Campagna Stop TTIP Italia insufficiente rispetto alla decina di richieste avanzate dall’autorità, tra le quali l’effettiva consultazione di eletti e cittadinanza organizzata nell’avanzamento e nelle decisioni assunte nell’ambito del negoziato.
L’indagine dell’Ombudsman sulla trasparenza dei negoziati, iniziata nel luglio 2014, è stata innescata dalle denunce della società civile e dei movimenti sociali per la mancata divulgazione di documenti fondamentali, dati in mano solo a
pochi “portatori d’interesse”privilegiati. Mettere l’accento sulla maggiore trasparenza grazie a questa divulgazione, come fa il commissario al Commercio Cecilia Malmström, significa ammetterne la mancanza fino a questo momento.
Un punto a favore della campagna Stop-TTIP, che ha contestato dall’inizio il silenzio assordante sui colloqui per il trattato. E che, dopo l’ “operazione trasparenza” vede confermate tutte le sue preoccupazioni rispetto al trattato Usa-Ue.
Va specificato che la pubblicazione riguarda alcuni testi di posizionamento che spiegano l’approccio dell’Ue ai temi in discussione, e un pugno di nuovi testi legali, che saranno dal 2 febbraio prossimo sul tavolo del nuovo ciclo di negoziati Usa-Ue che si terrà a Bruxelles, e che confermano tutti gli allarmi lanciati dalla Campagna.
• La subordinazione delle misure di prevenzione, sicurezza e controllo sanitario e fitosanitario sui cibi, i prodotti dell’agricoltura e simili alle regole di un commercio da rendere
sempre più facile. Un approccio che dà la prevalenza delle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) su quelle del Codex Alimentarius negoziato in ambito Fao, per molti esperti è già debole e troppo condizionato dagli interessi delle imprese;
• Totale secretazione delle reciproche contestazioni sui sussidi considerati distorsivi, informazioni che le due parti dovrebbero notificare alla Wto perché essa le possa pubblicare, e che da qualche anno casualmente non aggiornano;
• Le etichettature obbligatorie, nate per dare più informazioni e garanzie ai consumatori, dovranno essere limitate il più possibile per evitare che diventino ostacoli al libero mercato;
• Nonostante tutte le chiacchiere sulla protezione dei prodotti tipici e del “Made in”, i testi sulle barriere commerciali, sul tessile e sulle Indicazioni geografiche (IGs) ne prevedono la semplificazione e l’omologazione. Addio ai controlli su tutte le fasi della filiera, addio al “Made in” dalla materia prima
al prodotto finito che l’Europa sembrava voler sostenere. Nel cibo stesso, tutta la retorica profusa dal Semestre di presidenza italiana dell’Unione sembra si concretizzerà in una misera lista di Indicazioni geografiche protette, concordata con gli Usa, rispetto alla quale si aprirà una guerra tra Paesi e territori, e tra consorzi più e meno forti, senza esclusione di colpi. Altro che standardizzazione al rialzo
• Solo quattro pagine dedicate alle piccole e medie imprese, da Governo italiano e Commissione europea acclamate come le vincitrici del TTIP ma che al momento guadagnano la conferma di vecchi impegni mai mantenuti e alcuni link istituzionali con una dettagliata spiegazione di che cos’è il TTIP L’annunciata riduzione di tutti i controlli alle dogane, vissuti esclusivamente come “barriera al commercio” e mai come misura di sicurezza a volte necessaria tra sistemi di controlli interni tanto diversi.
• Il capitolo sullo sviluppo sostenibile diventa un elenco di buone
intenzioni e di buoni auspici, ma senza alcun approccio vincolante. Sono immaginati gruppi di esperti e un Advisory group sul tema, ma solo con ruolo consultivo, evidenziando ancora una volta la precedenza delle regole commerciali sulla questione della sostenibilità ambientale e sociale.
Lo stesso Parlamento europeo sta cominciando a dare i primi segnali ufficiali di preoccupazione: la Commissione Sviluppo (Deve) e quella sulle libertà civili (Libe) hanno appena pubblicato le proprie proposte di parere sul negoziato TTIP (entrambi i documenti disponibili su http://stop-ttip-italia.net/documenti/ alla voce “Draft opinion”) dove si sottolineano le contraddizioni di un negoziato con molte ombre. Mentre la Commissione Sviluppo si dice preoccupata che “il TTIP e altri mega accordi commerciali vadano a ridisegnare le regole del commercio globale e a fissare nuovi standard, e siano al contempo discriminatori, visto che escludono almeno
130 altri Paesi dal negoziato e rischiano di sottostimare temi importanti per i Paesi in via di sviluppo come la sicurezza alimentare, i sussidi agricoli e la mitigazione dei cambiamenti climatici”; la Commissione sulle Libertà Civili ricorda ai negoziatori “che le decisioni sui conflitti legali connessi a diritti fondamentali possono essere assunte solo dai competenti tribunali ordinari; è preoccupato che quanto previsto sull’arbitrato (l’Investor – State Dispute Settlement – ISDS) possa impedire l’accesso alla giustizia e danneggiare la democrazie”.
Ecco perché siamo molto cauti e critici nell’accogliere con favore l’apparente apertura della Commissione: si tratta di un gioco delle tre carte che, come insegna l’esperienza, si conclude sempre con la sconfitta dei cittadini.