Ricerca&Sviluppo, dall’Europa investimenti scarsi. L’Italia spende meno della Slovenia
 











La Slovenia ha investito in ricerca e sviluppo, durante il 2013, più di quanto abbia fatto l’Italia. Si parla, ovviamente, di cifre in rapporto al Prodotto interno lordo: il 2,59% del Pil per Lubiana e l’1,25% per Roma. Anche il Portogallo sull’orlo della crisi ha fatto di più, con investimenti sopra l’1,3% del Pil. Sono temi caldi per l’Europa, che non riesce a uscire dalla crisi economica, messi in agenda anche dall’esecutivo Renzi, che nella Stabilità all’esame del Parlamento ha inserito sgravi fiscali per chi fa ricerca e produce brevetti.
I dati odierni emergono da un rapporto di Eurostat, che ricorda come la competitività del Vecchio continente sia al centro delle linee guida al 2020, che prevedono proprio un aumento dell’intensità di stanziamenti per la ricerca. L’istituto statistico comunitario dice che nel 2013, i 28 Stati membri hanno speso quasi 275 miliardi in R&D (ricerca e sviluppo), che significa il 2,02% del Prodotto
aggregato. Un bel balzo dall’1,76% del 2004, ma ancora molto poco se raffrontato alle altre maggiori economie: oltre il 4% in Corea del Sud, il 3,38% in Giappone e il 2,81% negli Usa. In linea, invece, la Cina poco sotto il 2%.
Dal settore delle imprese private è arrivata la fetta maggiore di investimenti: il 64% del totale, seguito dall’istruzione di livello superiroe (23%), dal settore pubblico (12%) e dal privato non-profit (1%).
Lo spacchettamento territoriale mostra ancora la predominanza dei sistemi nordici. L’anno scorso, le spese maggiori in rapporto al Pil sono arrivate in Finlandia (3.32%), Svezia (3.21%) e Danimarca (3.05%). A seguire, il colosso tedesco (2.94%) con l’Austria (2.81%). Sul lato opposto della graduatoria vanno Romania (0.39%), Cipro (0.48%), Lettonia (0.60%), Bulgaria (0.65%), Grecia (0.78%), Croazia (0.81%), Slovacchia (0.83%), Malta (0.85%), Polonia (0.87%) e Lituania (0.95%). L’Italia si posiziona come detto all’1,05%, poco sopra la Spagna ma ben
lontana da altri concorrenti diretti come Francia e Regno Unito. Nell’ultimo decennio, ventidue Paesi membri hanno registrato un aumento degli stanziamenti, mentre le spese per R&D sono scese in Croazia, Lussemburgo, Svezia e sono rimasti stabili in Romania, Finlandia e Uk.