Idranti: la minaccia per la folla
 











La forza dell’acqua. La potenza del cannone. Per spazzare manifestanti, attivisti ma anche innocui movidari della notte. Dopo la carica contro gli operai dell’acciaieria di Terni la polizia italiana vara nuove regole d’ingaggio. Che stando alle prime indiscrezioni si snodano intorno a una parola d’ordine: “Stare a distanza dai dimostranti”. Scongiurare il contatto con la folla. E come evitare il sangue delle manganellate? «Usando sempre più spesso gli idranti», prevedono i tecnici di Alessandro Pansa secondo il Messaggero .
Eccolo, il mezzo-desiderio del momento: l’idrante. Non quello da marciapiede per spegnere gli incendi: ma un camioncino blindato e armato di cannoni orientabili. Il sindacato di polizia Sap da tempo chiede di poterlo usare sul campo, aggiungendo al getto d’acqua anche spray urticante . A Bologna si era discussa l’opportunità di impiegarlo contro ubriachi e disturbatori notturni per le vie del centro. A Firenze è stato fatto: i
mezzi sono pronti a intervenire alla Signoria per disperdere gli ubriachi dopo mezzanotte. E ad ottobre a Napoli l’idrante è tornato in piazza contro i contestatori della Bce, come non si vedeva in scontri urbani da anni.
La soluzione che viene prospettata però rischia di avere effetti peggiori dei manganelli. Perché colpisce indistintamente la massa di manifestanti, pacifici o meno. E perché può essere molto pericolosa per le persone. Anche per questo in Italia era stata abbandonata. E in altri paesi è vietata. Ma ora sta riconquistando la scena.
E non solo da noi. Anche oltre Manica le docce ad alta pressione potrebbero conquistare un ruolo di primo piano nella gestione dell’ordine pubblico in città. Boris Johnson, il sindaco di Londra, ne ha appena comprate tre, di auto-idranti, usate. Per il prezzo a cui se l’è aggiudicate (218mila sterline in tutto) ha fatto un grande affare, ma per ora l’eccentrico leader conservatore dovrà accontentarsi di guardarle in garage. In Gran
Bretagna infatti il loro uso è vietato.
IL VETO BRITANNICO
Cinque delle sei maggiori autorità di Polizia inglesi hanno appena ribadito il loro rifiuto a reintrodurre gli idranti perché «possono causare lesioni gravi, fino alla morte». La Municipale londinese invece è dalle proteste del 2011 che ne chiede l’accesso. «Il loro impiego allora però avrebbe avuto implicazioni profondamente inquietanti per la democrazia», hanno scritto ad aprile decine di parlamentari democratici e conservatori in un appello al segretario di Stato per gli Affari interni, Theresa May, perché non tolga il divieto: «La fiducia tra polizia e cittadini è fondamentale in una società pacifica e civile. L’introduzione dei “water cannon” ci porterebbe invece su una strada scura».
Una petizione con la stessa richiesta è stata firmata da 39mila cittadini britannici. Ma questo non ha impedito al sindaco di Londra di procedere all’acquisto e di sfidare il governo, sostenendo che è meglio sparare acqua sulla folla
che non mettere a rischio uomini in divisa in un momento di austerity e di tagli agli stipendi.
I FERITI
Il problema però non è solo in quello che evocano gli idranti in uno Stato democratico (la repressione del dissenso in America Latina), ma anche quello che causano o possono causare. A Stoccarda quattro anni fa un ingegnere di 69 anni è stato colpito con tale forza da un getto durante un corteo da perdere totalmente la vista dell’occhio sinistro e il 95 per cento del destro. Nel 2011 due attivisti sudcoreani, Park Hui-jin e Lee Gang-shil, riportarono lesioni a causa di un uso prolungato di lanci d’acqua da parte della polizia, finendo ricoverati per traumi alla testa e al timpano dell’orecchio. Una settimana fa è arrivata la sentenza : i giudici hanno obbligato il governo a risarcire loro il danno subito, con due assegni da 760 e da 1140 dollari. L’uso massiccio di idranti a Istanbul e nel resto della Turchia durante le proteste nate dalla battaglia di Gezi Park avevano
attirato sul presidente Erdogan le critiche dell’opinione pubblica internazionale.
In Germania però, nonostante questi casi e il precedente nazionale di Stoccarda, per il quale lo Stato è stato sanzionato anche da Amnesty International, i mezzi armati di cannoni idrici vengono ancora usati, tanto da portare il ministero a ordinarne 61 nuovi esemplari. Il loro acquisto è diventato però una barzelletta : gli agenti, nel provare i nuovi veicoli simulando uno scontro, avrebbero scoperto che basta lanciare una pallina da tennis per danneggiarne il vetro frontale. Ora sono in corso le modifiche per corazzare meglio i finestrini.
CARRI ARMATI IN CENTRO
In Italia c’è un altro problema. Quelli in dotazione (l’ultimo bando pubblicato sul sito della Polizia di Stato risale al 2008) sono veicoli pesantissimi: a pieno carico arrivano a 25 tonnellate. Quanto un carro armato. Utili quindi forse per lo stadio ma non certo ideali per muoversi nei centri storici delle nostre città.
Dalla
fine degli anni ’70 infatti gli idranti da ordine pubblico erano scomparsi. Proprio perché si era presa coscienza del rischio dei getti indiscriminati contro i cortei. Ricomparvero a Genova, nel famigerato G8 del 2001, e le forze dell’ordine allora dovettero farseli prestare dalla Forestale perché in servizio non ce n’erano più.
Un manuale informalmente citato nei forum frequentati dagli agenti di polizia riporta gli effetti ricercati con gli idranti per disperdere la folla: «i vestiti inzuppati impacciano i movimenti», si legge: «rallentando l’azione; l’abbassamento della temperatura corporea, specie nella stagione fredda, sollecita a rifugiarsi in luoghi coperti». «Inoltre», aggiunge il testo: «si rivela utilissimo per spegnere principi d’incendio e per bagnare in via preventiva le zone degli scontri, rendendo inefficaci le bottiglie molotov e i tentativi di appiccare fuoco ai cassonetti».
Non tutti i getti sono uguali, poi: l’acqua infatti può essere lanciata a pioggia,
dall’alto, «con il rischio, in presenza di masse di notevoli dimensioni, che le persone lontane vengano travolte nella fuga da quelle più vicine», spiega il manuale. Oppure può essere sparata al suolo, davanti ai manifestanti, o ancora direttamente contro le persone, «modalità decisamente più invasiva e violenta, che è preferibile non adottare, per i deleteri effetti che può produrre», conclude il documento.
A cambiare infine può non essere solo l’urto. Ma anche il contenuto: non semplice H2O ma anche schiuma e soluzioni lacrimogene. Quelle che vorrebbe usare il Sap, il Sindacato autonomo di Polizia, citato nel 2012 dall’allora senatore Maurizio Saia in un’ interrogazione parlamentare , in cui chiedeva ai ministri dell’Interno e della Difesa «se non ritenevano urgente dare l’autorizzazione all’uso di strumenti adeguati come il liquido urticante inserito negli idranti o i fucili a pallettoni di gomma» per contrastare le proteste dei No Tav in Valsusa.
La valle del traforo
piemontese d’altra parte è una delle più abituate alla potenza degli idranti, usati frequentemente per disperdere i manifestanti contro l’Alta Velocità. Ora dai boschi della Maddalena i cannoni d’acqua potrebbero tornare però frequenti anche in strada, come non si vedeva da tempo. Con conseguenze imprevedibili. Francesca Sironi,l’espresso