Pericolo cinghiali, prima dei cacciatori il Parco chiama i macellai. Animalisti allibiti: "E’ assurdo"
 











Pericolo cinghiali, anche alle porte di Bari. Avvistati anche nel parco regionale di Lama Balice e nelle vicinanze dell’aeroporto. Dal Parco della Murge parte un piano di caccia per spedire gli animali alla macellazione - dopo però "attenti controlli" - ma gli animalisti attaccano quella che viene definita "una vendetta sulla pelle degli animali" e sperano che "il famigerato piano di cattura dei cinghiali per rivenderli a macelli o al mondo venatorio non si sia preso neanche in considerazione".
E’ guerra dopo l’iniziativa del presidente dell’area protetta di convocare una conferenza stampa per lamentare la proliferazione dei cinghiali e annunciare il piano di intervento. "Bisogna affrontare la situazione prima che diventi una situazione irreversibile", aveva detto Cesare Veronico, presidente del Parco dell’Alta Murgia dove circa 200 imprenditori agricoli hanno firmato una petizione per chiedere misure urgenti e risarcimenti per i danni subiti.
"Paghiamo scelte non nostre - aveva detto Veronico - gli effetti della scelta, fatta molto prima della creazione dell’ente parco, di immettere circa 200 capi destinati alla caccia che poi si sono riprodotti". Da qui l’idea di aprire alle doppiette per eliminare i capi molesti. Prima però, entrano in scena i macellai. Anzi, no. "Non è così, non possiamo apire alla caccia, la legge ce lo proibisce - spiegano dal Parco dopo le polemiche sollevate dal caso - quello che vogliamo fare è estendere gli effetti del piano oltre i confini dell’ente". Procedere al censimento, in sostanza, e allargare le ’coperture’ finanziarie a chi subisce danni ma non rientra nel territorio protetto. "Gli animali si spostano, non rispettano i confini. Proprio perché non vogliamo aprire alle doppiette, ci ritroviamo tra il fuoco incrociato di cacciatori e animalisti".
"Dopo le necessarie procedure di evidenza pubblica - aveva spiegato Veronico presentando le misure adottate - abbiamo attribuito l’incarico a un
operatore economico che metterà in atto la cattura dei capi previsti nel piano e la successiva destinazione sul mercato dopo controlli veterinari molto stringenti": l’idea è di ucciderne 250 (anche se dall’ente smentiscono che ci sia già una stima rispetto ai 1800 capi censiti).  "L’abbattimento eventuale, con macellazione e vendita è l’extrema ratio - aveva sottolineato il presidente - prima proveremo a trasferirli in altre zone. In caso negativo, procederanno alla cattura. La macellazione vera e propria sarà fatta da un’azienda che i tecnici individueranno. Non verranno toccati i cuccioli, ma solo quei capi che possono diventare pericoli. A Lama Balice - aveva raccontato - il produttore che ha denunciato la presenza dei cinghiali ha avuto la sua piantagione di finocchi distrutta e si è proprio trovato a tu per tu con gli animali, temendo per la propria incolumità". Circa 40mila euro le richieste di risarcimento erogate dal Parco nel 2013, ma la cifra non è completa.
"L’unica
strada efficace - ribatte però l’Enpa - per limitare i danni alle colture è che le istituzioni finanzino e applichino i metodi ecologici quali le apposite recinzioni e gli altri sistemi dissuasivi: è un grave errore intraprendere una inutile azione di cattura o di uccisione degli animali; pratiche alle quali si ricorre da oltre 20 anni senza mai ottenere alcun risultato". "Come giustamente afferma il presidente del Parco delle Murge, questa situazione si è creata con le scellerate reimmissioni di cinghiali a fini venatori; ripopolamenti che, purtroppo, in alcune aree del Paese non sono vietati  -  prosegue l’Enpa - ma la soluzione non può certo essere quella della cattura o, ancora peggio, quella dei famigerati abbattimenti selettivi che non hanno portato a nessun risultato. Per non parlare poi dei censimenti eseguiti spesso in maniera piuttosto sommaria ed approssimativa."
"La fauna selvatica, compresi i cinghiali che vivono stabilmente nel territorio nazionale, è
patrimonio indisponibile dello Stato e non si può mercificare  -  osserva la Protezione Animali - oltretutto, nelle aree al di fuori del Parco, la legge 157/92 impone l’applicazione di metodi ecologici e la successiva verifica da parte dell’Ispra circa la loro efficacia: solo dopo si possono autorizzare gli abbattimenti. Abbattimenti che, tra l’altro, non dovrebbero vedere il coinvolgimento diretto del mondo venatorio, nonostante lo si sia sempre voluto inserire nella gestione faunistica causando quei disastri che oggi sono sotto gli occhi di tutti".repubblica