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Antiche pagine rare per flauto |
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di Rosario Ruggiero
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Bella iniziativa quella recentemente portata a termine da Renata Cataldi, musicista diplomata in flauto e laureata a Bologna in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, e sostenuta dalla casa discografica Dynamic, iniziativa che coniuga felicemente la competenza musicale di quest’artista, l’amore per il proprio strumento e la sua residenza in quel sorprendente ricettacolo di tesori artistici e più ampiamente culturali, misconosciuto e bistrattato, ma straordinariamente dovizioso, che è la città di Napoli, in particolar modo generoso per quanto riguarda l’arte dei suoni e specialmente la musica settecentesca. Luogo di origine dell’istituzione dei conservatori musicali, la città del Vesuvio ne ebbe ben quattro, “Santa Maria di Loreto”, “Sant’Onofrio a Porta Capuana”, “I poveri di Gesù Cristo” e “Pietà dei Turchini”, nati per meritoria volontà di un umile artigiano che nel XVI secolo fondava una cappella con lo scopo di riunire i fanciulli indigenti che avranno così l’opportunità di venire educati a specifiche attività lavorative, tra cui, appunto, quella del musicista. Questi conservatori ospiteranno, come allievi o insegnanti, ingegni del calibro di Francesco Durante, Niccolò Porpora, Leonardo Leo, Giambattista Pergolesi, Giovanni Paisiello, Domenico Cimarosa ed altri eminenti maestri della migliore arte musicale di tutti i tempi, ed in virtù di un attento intellettuale, Saverio Maffei, avranno una raccolta libraria tanto preziosa da sensibilizzare il re Ferdinando IV di Borbone ad emanare un decreto che obbligava impresari e compositori a depositarvi una copia di ogni opera rappresentata nei reali teatri della città, un patrimonio che oggi resta custodito presso il monumentale conservatorio di “San Pietro a Majella”, dal 1826 punto di convergenza dei precedenti quattro. Un bene dell’umanità incommensurabile ed in parte ancora inesplorato, dal quale la curiosità di Renata Cataldi ha saputo attingere, corroborando i suoi studi e le sue scoperte con ricognizioni più ampiamente europee, e sortendo il cd “Si suona, a Napoli!”. Cinque concerti per traversiere (l’antico flauto traverso in legno) ed archi, suonati su strumenti antichi, ad ulteriore recupero si estinte sonorità, in una incisione dal bel suono curato dal tecnico Piero De Asmundis, che Cataldi esegue in qualità di solista, avvalendosi della collaborazione del gruppo “Le musiche da camera” di Egidio Mastrominico formato dai violinisti Gianluca Pirro, Giovanni Rota, Vincenzo Bianco, Roberto Roggia e Federico Valerio, il violista Fernando Ciaramella, il violoncellista Leonardo Massa, il chitarrista Giuseppe Petrella, il contrabbassista Ottavio Gaudiano e la clavicembalista Debora Capitanio. E sono pagine rare, come il “Concerto per traversiere, violini, viola e basso” di Nicola Bonifacio Logroscino, ed altre del tutto inedite, in prima registrazione, di Daniele Perez, Giuseppe Sellitto, Aniello Santangelo ed Antonio Palella, come informa l’opuscoletto illustrativo accluso al disco nel quale si legge pure più ampiamente di Logroscino, allievo di Francesco Durante, che fu definito “il dio dell’opera buffa”, Perez, dalla carriera internazionale, Sellitto, dall’ampia attività italiana e la copiosa produzione, Palella, dalla lunga collaborazione con Teatro di San Carlo, come pure Aniello Santangelo, violinista e didatta in conservatorio. Musica gradevolissima. In definitiva un’ulteriore conferma di un prestigio musicale, napoletano e nazionale, massimo, l’uscita dall’oblio di valenti autori, la scoperta di nuove pagine che unendo piacevolezza, valore e novità, si prestano sicuramente ad accontentare profani ed esperti, ma pure una operazione dalla più ampia valenza etica e civile di contributo ad una doverosa più equa valutazione di una città preziosa come Napoli, purtroppo accanitamente maltrattata, ed invito ad una sorta di nuovo umanesimo musicale che esplori un contenitore impagabile come la biblioteca del conservatorio “San Pietro a Majella”, ma certo anche altre, facendo poi dono al mondo dei tesori trovati e stimolando al tempo stesso, ci auguriamo, un felice agone interpretativo che giovi sempre più alla musica ed ai brani in questione. |
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